“Per un pilota, anche se si chiama Valentino Rossi, anche se non deve dimostrare più niente a nessuno ed è consapevole di avere ancora la velocità nel polso, i risultati sono fondamentali. Ecco perché il podio del GP di Andalusia è stato importantissimo. Forse uno tra i più importanti di tutta la carriera di Valentino” – A parlare è Graziano Rossi, lo abbiamo nuovamente raggiunto al telefono per “l’ormai tradizionale” chiacchierata con MOW prima di un gran premio e ci ha raccontato del suo incontro con Vale dopo Jerez, delle sensazioni di padre e di ex pilota, di obiettivi per il futuro e di quella volta, 198 podi e 25 anni fa, che il 46 è arrivato per la prima volta avanti a tutti in una gara del Motomondiale.
Due settimane fa abbiamo portato fortuna, quindi ti disturbiamo ancora a pochi giorni dall’inizio di un GP…
"Ma no, non è stata fortuna. C’è stato un gran lavoro dietro, prima per convincere chi andava convinto della necessità di rivoluzionare la Yamaha di Valentino, poi di chi fisicamente è intervenuto sulla moto e quindi di tutto il team e poi in pista da parte di Vale, con la temperatura così alta e a soli sette giorni da un’altra corsa. È stato grande davvero. E quel podio è stato importantissimo, forse uno dei più importanti della sua carriera, perché anche se si chiama Valentino Rossi un pilota ha bisogno dei risultati".
Dopo il primo round di Jerez qualcuno aveva ipotizzato che addirittura stesse meditando di smettere in anticipo. È vero?
"Non lo so o se anche fosse a me non lo ha detto. Ma non credo che meditasse decisioni così drastiche. Che quello visto nel primo GP all’Angel Nieto Circuit non era il vero Valentino Rossi lo sapevamo in tanti e sicuramente lui lo sapeva prima di tutti noi. Immagino però che abbia dovuto fare i conti con uno stato d’animo seriamente provato, ma Vale è uno che sa trovare sempre la forza e le giuste motivazioni. Lo ha dimostrato mettendosi subito al lavoro con David Munoz per apportare le dovute modifiche alla moto, pretendendole e poi facendole fruttare sull’asfalto della pista”.
Hai parlato con lui dopo il podio?
"Sì, ci siamo anche visti e abbiamo passato del tempo insieme. L’ho rivisto felice, pienamente soddisfatto. Non tanto del podio come mero risultato, ma della nuova situazione che si è creata. Per lui è veramente importante, al di là delle sensazioni che ha di sé stesso, riuscire a mettersi nelle condizioni di capire fin dove può arrivare, a che cosa può ambire e quanto andare avanti. Lo ha già detto: si diverte ad andare in moto, le corse lo divertono ancora e c’è la giusta determinazione di sempre. Che cosa significhi poi in termini sportivi non lo so, ma significa molto in termini umani e personali".
Ci saranno ulteriori modifiche per la sua Yamaha?
"Il grosso è stato fatto. Da quello che ho capito la moto di Vale è stata veramente stravolta e adesso la sente più sua. Poi, chiaramente, ogni pista, ogni condizione, richiede ulteriori adattamenti e quelli si faranno di volta in volta. Sono convinto che ulteriori margini di miglioramento ci siano, ora bisogna capire se saranno sufficienti a stare davanti a tutti o dietro a pochi. Con David Munoz, del quale Valentino è stato subito molto soddisfatto trovandoci gran feeling, si è sbloccata una situazione che rischiava di diventare pesante per tutti. Ora vedremo cosa altro si riuscirà a fare per migliorare ancora. A partire da Brno".
A partire da dove è iniziato tutto, quindi…
"Perché da dove è iniziato tutto?".
Non ci credo che stai chiedendo perchè. Davvero?
"Ah sì sì, certo! Un attimo non ci ripensavo, sono passati talmente tanti anni e ce ne ha dati così tanti da ricordare. È a Brno che Valentino è salito sul gradino più alto del podio per la prima volta nel 1996. Bella coincidenza: ricominciare da dove tutto era cominciato. E anche da dove rischiava di finire tutto proprio appena cominciato".
Cioè?
"Quella volta a Brno passò il traguardo facendo il pelo al muro. Ricordo che nel vederlo andare diritto in quel modo pensai: 'ecco qua, adesso si fa male e finisce tutto senza neanche il tempo di far festa e abbracciarlo a Tavullia per questa prima vittoria'. Era il 1996 e nella gara precedente aveva fatto podio in Austria, quanto tempo… e quanti podi. Ripensarci è emozionante. Brno è una pista che gli è sempre piaciuta. È bello pensare che potrebbe segnare un nuovo inizio che, lo ripeto, non significa chissà quale risultato, ma essere nella condizione di avere una misura. Adesso è questo quello che conta".
Senza pensare al podio, così da agguantare il record dei 200 in carriera?
"Questo andrebbe chiesto a lui. Io posso solo dire che ci spero, ma mi sembra scontato. L’obiettivo deve essere, parlando più concretamente, quello di fare bene e trovare il massimo feeling con la moto, poi le soddisfazioni arrivano da sole. Perché Valentino avrà pure 41 anni, ma ha tutte le carte in regola per giocarsela. Lo dico da padre, e quindi in maniera condizionata dall'affetto, ma anche da ex pilota. Il compagno di squadra, Vinales, a mio avviso è alla sua portata. Quartararo, quel ragazzino lì, invece, va veramente forte stando a quanto ha fatto vedere e forse ha dimostrato di averne davvero più di tutti gli altri in questo inizio di stagione".