“Niccolò ci racconti le tue notti magiche del 1990? – Sono del ‘97”. Ecco ci potremmo già fermare qui. Il siparietto in conferenza stampa tra Niccolò Barella e la giornalista Rai Donatella Scarnati ha già fatto il giro dell’universo del web. Una gaffe clamorosa, l’ultima di una lunga serie e che purtroppo sappiamo già che non sarà l’ultima per la “Mamma Nazionale” della televisione. La cosa preoccupante non è tanto il misunderstanding, che non ci dovrebbe essere ma può capitare, quanto la piega cringe che sta prendendo la Rai. Perché in un mondo dove ogni minimo errore viene sottolineato sui social, dove chiunque si sente più esperto dei professionisti, dove la presa per il culo (alla persona, alla professione e alla testata di riferimento) si cela dietro l’angolo è inspiegabile che ci sia tutta questa superficialità negli argomenti trattati. E questa cosa fa girare altamente le palle.
Che poi vabbè i “Maschi schermi” invece di maxischermi, i servizi non partiti, la folla che sovrasta la giornalista e aver confuso il nome di un inviato con un altro ci può anche stare. Ma le pronunce sbagliate dei cognomi no, quella no. Cioè dai, davvero? Homeless (Hummels), Mappè (Mbappè), Pogbal (Pogba), Varenne (Varane), Everz (Havertz), De Broyn (De Bruyne). Sembrava di sentire una telecronaca di PES 2005 senza licenze, mancava solo Castolo. È come se Mattia Binotto sbagliasse a pronunciare Charles Leclerc o Valentino Rossi a scrivere Yamaha. Ed è giusto continuare a sottolineare che nel 2021, errori del genere ti costano le perculate anche all’estero. E ve le meritate pure.
Poi ci sono gli appunti elementari, sbagliati e pieni di refusi. “Bella gara, grandu ritmi. Olanda attacca, Ucraina pericolosa nelle ripartenze”. ‘Azz, un trattato tecnico-tattico scritto da Cruijff. E questo è un altro problema che la Rai, non vuole capire. La competenza. Lungi da me criticare la professionalità, ma da spettatore e non da giornalista, un appassionato si aspetta una telecronaca con aneddoti, analisi tattiche interessanti, delucidazioni a gara in corso su un cambio di atteggiamento, qualche curiosità anche leggera. E invece il nulla cosmico. Banalità assurde per non dire un’altra parola che inizia per S e finisce per Tronzate. Una televisione che sul calcio ha sempre arrancato e nemmeno poco, vista da 17 milioni di spettatori e che, per una strana concezione astrale ha avuto la fortuna di trasmettere 20 secondi prima dell’emittente rivale SKY, è inammissibile che offra un servizio così pessimo. Era veramente difficile fare peggio di questi Euro2020. Le analisi post partita sono poi il rimedio naturale all’insonnia. Tra orribili collegamenti nelle piazze e le analisi soporifere degli ospiti in studio la collassata sul divano è inevitabile. Che poi ci sarebbero anche personaggi interessanti, Claudio Marchisio e Luca Toni su tutti. Il problema è che non parlano mai, stanno muti sulla seggiolina tipo pappagalli e ogni tanto aprono bocca salvo poi essere interrotti dagli pseudo sofisti del calcio.
Ma non è finita qua. Ad aumentare la dose di goffaggine c'è anche Radio Rai 1 che trasmette ai malcapitati radioascoltatori tutte le partite dell'Europeo. Per fortuna, al commento dell'Italia c'è Francesco Repice che, pur delirando in un linguaggio macchinoso resta comunque intoccabile. È però quando sentiamo "l'attaccante converge in rete" che ci teletrasportiamo, tra dubbi lessici e grammaticale, direttamente nei mitici Roaring Nineties. I commenti di Sebino Nela e Beppe Dossena sono veramente ridicoli, per non dire agghiaccianti. Chi è in auto o comunque non sta vedendo la partita ha bisogno di dettagli analitici un pochino più specifici proprio perchè si basa soltanto su udito e immaginazione. E invece niente, potrebbe tranquillamente farli un ascoltatore da casa ed essere più corretto di loro.
Dulcis in fundo il lunghissimo comunicato sindacale a metà trasmissione dei giornalisti della RAI. Lo riscrivo non si sa mai, in un momento storico dove il settore dell'editoria è in crisi i giornalisti della Rai leggono un comunicato sindacale. Pensa te, si lamentano pure. Magari quello lo hanno letto bene, anche se sembrava di essere tornati indietro negli anni Sessanta. Però un merito dobbiamo darglielo. Sono riusciti a toglierci l’ansia pre-match della Nazionale per far spazio alla nostra incazzatura per lo scempio del servizio offerto. E quindi niente, grazie Rai per essere inascoltabili. E sapete cosa vi diciamo, se volete fare le cose, fatele bene. Aridatece Salvatore Bagni al commento.