“Kobe è a tutti gli effetti lo sportivo a cui mi sono ispirato di più nella mia carriera. Ha dimostrato in campo il suo valore e dava sempre tutto sé stesso in quello che era il suo mondo. È quello che cerco di fare anche io, sono focalizzato al 100% in quello che faccio e non voglio nuotare tanto per”. Così parlava Gregorio Paltrinieri in una recente intervista e dopo le performance di Doha la sensazione è che davvero non nuoti “tanto per” anche quando i risultati non sono quelli sperati. Dopo un inizio sottotono con la rinuncia alla 10km e un lottato quinto posto nella 5km, per il carpigiano è arrivata la quindicesima medaglia a un mondiale di nuoto. L’argento nella 4x1500km mista in acque libere ha infatti confermato SuperGreg uno degli atleti più costanti e longevi nel panorama sportivo, riuscendo a salire su un podio mondiale per ben sette edizioni consecutive, la prima volta nel 2013 a Barcellona.
“Vincere una medaglia non è mai facile – aveva dichiarato Paltrinieri dopo la staffetta - e noi ci stiamo ripetendo anno dopo anno. Non può essere sempre oro, o meglio, vorremmo che fosse sempre oro, però lo sport non è così”. Il rammarico per una medaglia dal metallo meno prezioso è arrivato anche dalla prestazione negli 800 stile libero, dove il capitano azzurro è riuscito a portare a casa un terzo posto e un importantissimo pass per Parigi. Tutt’altra storia i 1500 stile libero: la finale mancata è un grosso peso da scrollarsi di dosso soprattutto se si era arrivati in Qatar puntando a far bene proprio nel mezzofondo.
Quello visto a Doha è sembrato un Paltrinieri evidentemente stanco nel finale della competizione, ma comunque ancora in divenire. Le sensazioni lasciate dalle bracciate e dalle dichiarazioni fanno intendere, infatti, che il carpigiano non sia ancora entrato del tutto nella “mamba mentality”, ma stia tastando le acque, stia studiando gli avversari con la consapevolezza di avere tutte le carte per vincere. Al di là dei risultati in un mondiale fuori stagione, il Qatar ha lasciato comunque buone sensazioni per il proseguimento di una preparazione a cinque cerchi: “È una stagione finalizzata su Parigi, per la prima volta ho rinunciato anche agli Europei in vasca corta”, dice Greg a La Gazzetta dello Sport. “È il mio pensiero fisso, è qualcosa di nuovo anche rispetto a Doha. All’Olimpiade ho preso l’oro in piscina, ma non quello in mare. E non c’è mai stato un nuotatore italiano a medaglia in tre Olimpiadi. Se devo scegliere un solo oro, dico l’oro nel fondo”.
La bussola di Greg punta quindi verso Parigi, dove arriverà sulla soglia dei trent’anni e con molta probabilità da alfiere azzurro. La strada indicata è soprattutto quella delle torbide e romantiche acque della Senna, dove il nuoto di fondo tornerà alle sue origini come nelle Olimpiadi del 1900, proprio in quella 10km grazie al pass olimpico concesso da Dario Verani, che ha chiuso la gara in Qatar ottavo. Paltrinieri, dunque, non si nasconde nelle intenzioni, ammette con il suo sorriso contagioso che l’obiettivo della stagione è la Senna, un’ossessione liquida che insegue da quello storico bronzo nella 10km di Tokyo 2021. A cinque mesi dai Giochi Olimpici il guanto di sfida è stato lanciato dalla doppietta francese composta da Logan Fontaine e Marc-Antoine Olivier, oro e argento nella 5km di Doha, che sembrano quasi mandare un avvertimento al campione azzurro: ad agosto le acque che attraversano la Ville Lumière saranno molto agitate.