L'annuncio della rottura anticipata tra Marc Marquez e la Honda ha mandato in fibrillazione il mondo MotoGP. Cosa avrebbe spinto Marc a rinunciare a venticinque milioni di euro per la Ducati di un team clienti (Gresini)? La separazione con HRC sarà stata davvero consensuale? Perché i giapponesi hanno liberato l'otto volte campione del mondo senza pretendere in cambio delle penali, dove risiederebbe la convenienza? In che modo l'arrivo di Marc Marquez in Gresini (si attende solo l'ufficialità) inciderà sui meccanismi Ducati e sugli umori dei piloti di Borgo Panigale? Come mai il 93 ha accontonato l'offerta di un biennale da parte di Paolo Campinoti (Pramac), preferendo un solo anno a fianco del fratello Alex? Cos'ha in mente Marc Marquez per il 2025? E come cambierà la MotoGP nel 2025?
Le domande sono tantissime e in questi giorni, tra gli addetti ai lavori, si cercano risposte. A tal punto che persino l'attuale lotta al titolo tra Pecco Bagnaia e Jorge Martin sembra passare in secondo piano. Una disamina interessante l'ha fornita Guido Meda. Nel suo editoriale pubblicato sul sito di Sky Sport, Guido è partito dalle dinamiche della risoluzione consensuale tra la Honda e il pilota che nelle ultime undici stagioni le ha fruttato sei titoli mondiali: "Se Marquez è arrivato a una separazione dalla Honda con un anno di anticipo sulla scadenza è perché il tempo stringe. Banale, ma sacrosanto. Marquez e la Honda insieme erano un simbolo, eppure, fine della storia. La fine è consensuale, senza pretese reciproche a quanto sembra e non deve essere stato per nulla facile rompere prima del tempo un quadriennale della portata di questo, tra due entità enormi. È possibile che la Honda abbia ammesso con dolore di aver perso la strada nel tragico e infinito periodo dell’infortunio di Marquez, è possibile. Vinceva a mani basse, tutto. Lui. Gli azzardi del rientro anticipato, lo stop prolungato che ne è seguito, la corsa agli armamenti tecnici degli avversari, hanno generato la madre di tutti gli stalli. Nessuno più digerisce la Honda attuale.
Ora che sa di essere a posto fisicamente - ha continuato Guido Meda - Marquez vuole risposte, anche da sé stesso. Ne ha così bisogno che è disposto a rinunciare a un ingaggio principesco, se non a rinunciare temporaneamente proprio del tutto all’idea di un ingaggio. È disposto a rinunciare a una moto ufficiale, beccandosi quella dell’anno prima, con tutto ciò che comporta il non avere schiere di ingegneri factory ad assecondare ogni suo desiderio. D'altro canto c'è lì un team semplice e attrezzato come il Gresini. C’è suo fratello con cui condividere il box, c'’è la libertà di non dover rispondere in niente ai voleri e alle logiche della Ducati, che ad una squadra clienti non potrà porre condizioni. Ha scelto un anno solo anche per questo, per avere libertà; altrimenti avrebbe firmato con il team Prima Pramac con le sue due moto ufficiali. In Ducati nel frattempo, si accende una spia e lampeggia un messaggio: prepararsi all'impatto. L’arrivo di Marquez non è di quelli a rilievo zero, per chi la Ducati la sta guidando ora. Il paradosso è che aggiungendo un altro fortissimo ad un gruppetto di fortissimi, sale il livello della competizione, ma potrebbe pure scendere quello dell’umore".
Infine Guido Meda ha gettato uno sguardo in prospettiva 2025, proponendo tre scenari più o meno complessi, ma sicuramente realistici: "Marquez, anche ad ingaggio zero, può essere una potenza economica. Può portare con sé sponsor in dote e soldi quanto basta per rilevare il team e farne la sua cuccia da corsa, con l’accordo di Ducati, un po’ sulla scia di ciò che avvenne con Rossi e il team Nastro Azzurro nel 2000 e nel 2001 (non era però proprietario del team). Oppure potrebbe intraprendere più semplicemente un cammino che lo porti a guidare una Ducati factory, quella rossa, con l’eventuale necessità di sacrificare qualcuno tra Bastianini, Martin o Bagnaia. Ma Marquez potrebbe anche fare una grande retro e tornare in Honda; se nel frattempo i giapponesi avranno cambiato tutto, se ci saranno le condizioni tecniche e le persone nuove che evidentemente al momento non ci sono. Sarebbe un’ipotesi strana e bislacca, ma una Honda vincente farebbe gran comodo a Marquez (anche se non l’avesse sviluppata lui) e un Marquez vincente farebbe gran comodo alla Honda anche se nel frattempo avesse vinto con un’altra casa. E non è del tutto da escludere che l’interruzione sia consensuale, anche perché la porta è rimasta aperta da entrambe le parti. L’ipotesi KTM, che in molti danno per plausibilissima è invece meno plausibile. Il dream team con Acosta era il sogno degli austriaci, sfumato nel momento in cui a Ktm non sono state concesse le due moto in più che richiedevano. E l’impeto della dirigenza, mortificata dal gran rifiuto, si è affievolito".