Sette mondiali e 103 vittorie nelle prime quattordici stagioni in Formula 1, soltanto due nelle ultime quattro. Dal 2022 in poi Lewis Hamilton si è perso: tanta fatica, specie in questo suo primo anno in Ferrari, e soltanto pochissimi lampi: nella sua Silverstone e a Spa nel 2024, in Cina all’inizio di questa stagione, seppur solo al sabato. Non è più il dominatore che ha stravinto ovunque, che ha battuto ogni rivale e che, anno dopo anno, ha riscritto la storia a suon di successi. I numeri non mentono e c’è chi ha parlato di età e di stimoli non più pari a quelli di una volta, azzardando addirittura l’ipotesi ritiro.
Avrebbe del clamoroso, specie se si riavvolgesse il nastro all’inizio di questo 2025, all’arrivo a Maranello, al primo incontro con i tifosi e a quella promessa di riportare in alto il Cavallino. Uno scenario da terremoto, che però non si verificherà. E a confermarlo è lo stesso Sir Lewis rispondendo a chi, in Qatar, gli ha chiesto se l’inverno avrebbe portato con sé riflessioni (cruciali) in vista del futuro: “No, no, no, sono entusiasta di questa nuova generazione di auto”.
Parole nette, che non lasciano spazio a interpretazioni. La fatica andrà lasciata alle spalle in vista di una nuova sfida, considerata un’opportunità per tornare in alto. Una riflessione però lo stesso Hamilton l’ha fatta, spiegando il perché della tante difficoltà degli ultimi anni: “Questa generazione di monoposto è la peggiore che ricordi, almeno nella mia carriera. Anche quella del 2009 era piuttosto scadente, ma almeno c’erano pneumatici migliori e una tenuta di strada migliore. Ma questa, tra il bouncing, la rigidità e tutto il resto, non è stata per nulla piacevole. Abbiamo prodotto gare peggiori, nessuno di noi riesce a sorpassare. Che senso ha fare una gara se nessuno può sorpassare?”.
È la conferma di una sensazione ben chiara a chi lavora a stretto contatto con il mondo della Formula 1: Hamilton le vetture a effetto suolo non le ha mai digerite. Questione di stile di guida e di un feeling che, tolte alcune rarissime occasioni, non c’è mai stato. E in un attimo le difficoltà hanno preso il sopravvento, amplificate nel 2025 dall’arrivo in ambiente nuovo e dalla necessità di ricominciare tutto da capo.
Lo aveva già detto Toto Wolff, adesso l’ha rimarcato lo stesso Sir Lewis. Ed è per questo che il 2026 rappresenta una grande opportunità, ma non solo: da un lato c’è la possibilità di tornare a vincere, di lottare per le posizioni che contano e di riscrivere ancora la storia, dall’altra il rischio di fallire. Sì perché, qualora la prossima Ferrari dovesse dimostrarsi competitiva, Hamilton non potrà permettersi passi falsi: o si torna a lottare davanti o sarà la conferma di una magia ormai persa. È una sfida, forse la più grande della carriera.