E’ il compleanno del Sic, proviamo a sentire Carlo Pernat per un ricordo e poi vediamo come si sviluppa la chiacchierata? E’ andata più o meno così alla riunione di redazione, perché se dici Marco Simoncelli il primo nome che ti viene in mente è Carlo Pernat, il suo manager, il suo amico con un bel po’ di anni in più e gli stessi modi da ragazzino, quello che lo ha accompagnato nell’avventura delle corse in moto, finchè è durata. “Finchè il destino non ci ha messo le mani – ha aggiunto proprio Pernat subito dopo averci risposto al telefono – Marco non voleva la tristezza, anche il suo funerale è stato un momento di casino, ma in certi giorni è un po’ inevitabile. Oggi, ad esempio, che è il suo compleanno e che avremmo certamente festeggiato a Coriano i suoi 35 anni. E invece siamo costretti a ricordarlo e basta, perché sono ormai dieci compleanni senza di lui”. Le domande sono tante: avrebbe corso ancora? Sarebbe diventato campione del mondo? Chi sarebbe oggi Marco Simoncelli? E che ruolo avrebbe nell’avventura di Valentino Rossi come proprietario di un team di MotoGP?
“La verità – ha detto ancora Carlo Pernat – è che la risposta a queste domande non ce l’abbiamo. Possiamo ipotizzare tutto, ma non so quanto avrebbe senso. La realtà è solo una: Marco manca e manca tantissimo. Solo che lasciarsi prendere dalla tristezza non è quello che avrebbe voluto e, quindi, i pensieri tristi dobbiamo rifuggirli, anche se adesso è più difficile che mai perché stiamo vivendo una situazione che è angosciante ormai da un bel po’ di tempo”. Il riferimento, è chiaro, è al Covid, alla pandemia e al fatto che si è finiti per trasformare in scontro ideologico anche qualcosa che, invece, di ideologico non dovrebbe avere nulla. “Il Covid ha rotto il cavolo non solo perché è un pensiero fisso ormai da due anni e ci limita tutti, ma anche per questo scontro che ha generato. Per quanto mi riguarda – ha detto ancora Carlo Pernat – sono vaccinato e l’ho fatto con convinzione, ma non voglio sindacare sulla libertà degli altri. Al di là del vaccino c’è da stare attenti e io, anche se non me lo ricordo mai fin in fondo, comincio ad avere un’età pericolosa. Ecco perché non c’ero alla presentazione del team Gresini”. Un’assenza, quella di Carlo Pernat a fianco del suo Enea Bastianini, che non era passata inosservata e su cui si è ricamato anche un po’, con il manager genovese che, però, spiega: “Semplicemente non me la sono sentita di andare troppo in giro in questo periodo. Tra pochi giorni ci saranno i test a Sepang e le regole di Dorna sono rigidissime. Ho preferito restare a casa e non espormi a rischi. Però ho seguito tutto online, i Gresini sono fantastici e il messaggio che portano in MotoGP è pazzesco, Ducati ha dimostrato di aver sposato alla grandissima il progetto e Enea è carico a mille. Ci divertiremo”.
Un verbo coniugato al futuro per parlare di un mondiale che è alle porte e su cui Carlo Pernat ha già qualcosa da dire non solo per quanto riguarda i suoi piloti: “Credo che sarà l’anno della Ducati, tecnicamente la Desmosedici è una spanna sopra a tutti. Pare che anche la Honda sia stata totalmente rivoluzionata, ma è una scommessa, perché una moto rifatta in cinque mesi potrebbe dare un secondo al giro a tutti, ma potrebbe anche rivelarsi un flop assoluto. Quindi, se restiamo solo sul discorso moto, dico Ducati senza alcun dubbio, anche se lì poi il rischio di complicarsi la vita da soli c’è con la gestione dei piloti e a Borgo Panigale dovranno evitare qualche errore del passato. Francesco Bagnaia, per il momento, sembra l’uomo su cui puntare, ma i test e i primi GP saranno decisivi anche per capire eventuali gerarchie”. Senza considerare che Ducati, comunque, dovrà vedersela con gli avversari, con Fabio Quartararo che vorrà confermarsi e Marc Marquez che è già stufo di non vincere abbastanza.
“Marquez ha avuto una sfiga allucinante in questi ultimi anni, ma è ancora il più forte di tutti – ha aggiunto Pernat – Però bisognerà capire quanto gli sarà costato in termini di performance tutto quello che ha dovuto passare. Non so nemmeno se ce l’hanno raccontata tutta sul suo conto, sta lavorando per essere ai test di Sepang, non è ancora sicuro che ci sarà e chiaramente non è ipotizzabile pensare che sarà al massimo della forma per l’inizio del mondiale. Forse per valutare il vero livello di Marquez bisognerà aspettare la primavera, ma se torna quello di prima e la sua moto sarà competitiva o vedremo lì a giocarsela ogni domenica. E poi non possiamo non citare Fabio Quartararo, sarà della partita anche lui, ma anche lì ci sarà da capire il livello della sua moto”. Carlo Pernat non crede che le tante voci di mercato che stanno circolando possano rappresentare un “pensiero rallentante” per il pilota francese: “Ha dimostrato di aver imparato a reggere la pressione e sinceramente, anche se è vero che ci sono stati contatti e ammiccamenti anche molto avanzati, penso che alla fine non andrà in Honda e resterà con Yamaha. Però fa bene a prendere tempo e aspettare almeno i test di Sepang, perché ha chiesto delle cose per la sua M1 e se non dovesse essere soddisfatto potrebbe scapparci il colpo di scena”.
Per la Honda, piuttosto, il nome in pole position è un altro: quello di Joan Mir. L’ex campione del mondo non è contento in Suzuki e in Honda hanno bisogno di una alternativa valida a Marc Marquez. “Marc, l’ho già detto, è il più forte di tutti, ma è anche una scommessa – ha concluso Carlo Pernat- E’ chiaro che in Honda si guardano intorno e Mir è il nome giusto. In passato sono stati vicinissimi e adesso i tempi sono maturi, anche perché la situazione in casa Suzuki non è chiarissima. E’ un ottimo team, hanno un grande marchio alle spalle, ma gli investimenti sono limitati rispetto agli altri, i tempi sono dilatati e dopo l’addio di Davide Brivio è finito tutto sulle spalle di Sahara. Loro stessi hanno detto che quest’anno avrebbero rimpiazzato Brivio con un team manager, ma ad oggi non circola neanche un nome. E’ come se si facesse tutto con una calma che se da un lato rappresenta il modo per non fare passi falsi, dall’altro si sposa male con le smanie di un pilota che ha vinto un mondiale e che di certo non ci sta a fare la parte di quello che arriva dietro o che non è nelle condizioni di lottare con i primissimi”.
A proposito di chi arrivava dietro e adesso ci ha preso gusto ad arrivare anche davanti, l’ultimo pensiero della chiacchierata con Carlo Pernat è per il suo grande amore della vita: l’Aprilia. “Lo dico ogni volta: Aprilia è la mia storia. Hanno fatto bene lo scorso anno e penso che potranno confermarsi, anche se lì, a mio avviso, manca un test team in grado di sfruttare al massimo le concessioni di cui Aprilia può beneficiare. Penso alla KTM di due anni fa con Dani Pedrosa e avrei visto bene un Andrea Dovizioso sulla RS-GP, almeno nel ruolo di tester, ma ha fatto altre scelte. Quanto ai piloti, Aleix Espargarò è ormai un simbolo lì e nel 2021 non si può dire che sia andato male, su Maverick Vinales, invece, c’è poco da dire. Il talento non è in discussione, ma su di lui i dubbi sono altri e riguardano principalmente il suo carattere particolare, oltre al fatto che guiderà una moto tecnicamente molto diversa dal quattro in linea che ha sempre guidato in MotoGP. Però è anche vero che sembra sentirsi veramente parte importante di un bel progetto e magari riuscirà a ripagare la fiducia che Aprilia ha riposto in lui e, quindi, a fugare tutti i dubbi”.