La tripletta a Jerez de la Frontera non è bastata a Nicolò Bulega per colmare tutti quei 39 punti di distacco che Toprak Razgatlioglu era riuscito a mettere prima dell’ultimo round del World SBK 2025. Sono diventati tredici in due giorni, ma bastano al turco per salutare il mondiale delle derivate di serie ancora da campione del mondo, per la terza volta in carriera e la seconda di fila con BMW dopo una stagione in cui, proprio insieme a Bulega, ha fatto un mestiere totalmente diverso rispetto a tutti gli altri. L’italiano e il turco, il turco e l’italiano, rivali e complici dentro una annata in cui a loro è riuscito di tutto davvero, tanto da finire entrambi nell’orbita della MotoGP, uno da prossimo pilota di Yamaha Pramac e l’altro da collaudatore Ducati (e l’anno successivo, con tutta probabilità, anche pilota). Se le sono date, si sono provocati dentro e fuori la pista, si sono abbracciati ogni volta spendendo parole potenti l’uno per l’altro a ogni singola occasione. Stima vera. Ammirazione autentica. E, nella finalissima di Jerez, c’è scappato pure che arrivassero quasi a farsi male.

Sì, nella disperazione di chi si ritrova a dover mettere tutto il cuore che aveva e anche qualcosa di più dentro una sola giornata, Bulega in Curva5, al primo giro della Superpole Race, dopo aver vinto senza storie Gara1 ieri, è entrato duro sul turco. Che aveva lasciato uno spazio. Ma che è andato a chiudere pur sapendo che, in fondo, gli sarebbe bastato anche lasciar andare l’italiano e limitarsi a seguirlo. Poesia e follia dello sport, poesia e follia di chi vive di competizione. Risultato? Toprak a terra e Nicolò primo dopo un long lap penalty inflitto dalla commissione gara, ma senza sorriso, mentre una manica di idioti, idioti veri, fischiava al parco chiuso, fischiava sugli spalti. Con tanto di insulti ai familiari che erano lì e l’augurio persino di “fare la fine di Marco Simoncelli”.
Bulega ha incassato limitandosi a spiegare, Toprak, senza dirlo, ha lasciato intendere che sì, un po’ s’è vergognato di alcuni che si dicono suoi tifosi. Ma sono le corse e non è una novità neanche questa, purtroppo. Nicolò ha chiesto scusa, spiegando che mai e poi mai gli è passato anche per una frazione di secondo in testa il pensiero di fare di proposito una cosa del genere. Toprak quelle scuse le ha accolte. E, poi, si sono ritrovati di nuovo in pista per Gara2. Uno sulla prima casella, l’altro sulla decima, con Bulega che a trenta secondi dal verde si gira anche a cercarlo con lo sguardo, come se non essere vicini non fosse una cosa normale per due che vicini, e distantissimi da tutti gli altri, ci stanno ormai da due stagioni. Con ventidue punti a separarli e la consapevolezza che per il turco sarebbe bastato non sbagliare. Non ha sbagliato. Anzi, ha costruito con pazienza una rimonta fino al terzo posto, mentre Nicolò Bulega andava di nuovo via da solo, riducendo a tredici quello svantaggio e maledicendo ancora quella maledetta giornata a Assen in cui la sua Panigale l’ha tradito sul più bello, rompendosi a pochi metri da punti certi e pesantissimi.
E poi? E poi un abbraccio, colto dalle telecamere, e un frame che in meno d un secondo ha spazzato via tutto il detto, tutto il commentato, tutto il fischiato. Tutta l’idiozia di chi non capisce quanta umanità c’è nelle corse e nemmeno quale è il prezzo delle corse, soprattutto quando ci si gioca tutto. Tutto davvero, compreso l’eterno in un momento. Si sono aspettati. Si sono abbracciati. Si sono sussurrati qualcosa da casco a casco. E quasi farsi venire la curiosità di capire cosa si sono detti sarebbe violentare la potenza di una immagine, mancare di rispetto a due ragazzi che hanno dato motivazione e sostanza l’uno all’altro, scoprendo quanto ci si può sentire uguali pur essendo così diversi, come sportivi e come uomini. Anche quando intorno la colonna sonora è fatta di fischi che non c’entrano niente e parole che non starebbero bene nemmeno in una stalla.
“Io questa mattina non pensavo di averlo steso – ha detto Bulega in sala stampa – me ne sono reso conto solo perché a un certo punto non vedevo il suo nome sulla sua tabella. Non mi sembrava una manovra al limite. Ho fatto tutto quello che dovevo fare ma non è stato abbastanza. Sono felice ma non posso essere felice, è sempre bello quando si fa una tripletta ed un weekend, ma è chiaro che per il resto non sono felice. Ho perso il campionato per tredici punti e solo Assen me ne è costati trentaquattro. L’incidente? Non volevo buttarlo giù: l’ho passato nello stesso modo anche ieri, ma oggi probabilmente era più interno e più vicino a me e quindi ci siamo toccati. Mi dispiace leggere che io l’abbia fatto apposta: con la testa io ero rivolto a destra e non potevo vedere all’esterno e l’ho colpito, ma non volevo farlo cadere. Con Toprak il rapporto è ottimo, ma penso che alcuni dei suoi tifosi siano un po’ troppo aggressivi, hanno mandato a me, a mio padre, alla mia ragazza ed al mio team brutti messaggi su Instagram. Comunque a Toprak ho detto che ha meritato questo titolo, lui e BMW hanno lavorato meglio di noi e gli ho anche detto che mi dispiaceva per questa mattina. Non so lui cosa mi abbia risposto, perché il motore girava ancora, ma mi ha fatto le congratulazioni e mi ha detto di non preoccuparmi e che sono un grande pilota”.
Il resto? Sarebbe solo il racconto di un ragazzo che ha vinto un meritato titolo mondiale, che adesso ha un altro sogno da inseguire in un altro mondiale e che ha festeggiato alla solita maniera. In mezzo ai suoi tifosi. Anche quelli che non se lo meritano un pilota così. “Nicolò questa mattina ha commesso un errore – ha tagliato corto Toprak vestito con la tuta dorata del campione del mondo in sala stampa – ha detto ‘mi dispiace’ e per me non c’è altro da dire su quell’episodio. Sono ancora un po' arrabbiato, ma gli faccio ancora i miei complimenti per la stagione che ha avuto, che abbiamo avuto. In ogni caso, nella gara corta c’è stato un errore: non fa bene né a lui né alla sua carriera. Ma non gli dico niente perché ha sempre dato il massimo. Non serviva al primo giro quella manovra, ma penso che anche lui stia imparando. Di sicuro questa mattina ero un po’ preoccupato per il motore, ma ha retto e siamo campioni del mondo. Questo titolo era molto importante per me prima della MotoGP: è il mio ultimo anno nel paddock della Superbike. Devo fare un passo molto importante verso la MotoGP. La finale che abbiamo disputato, soprattutto oggi, è stata molto stressante, ma ora sono molto contento. È molto importante per me".