È lunedì 11 settembre, al Marco Simoncelli di Misano è giorno di test per la MotoGP. Così il paddock è come la cameretta di un adolescente, pieno di roba per terra, bei ricordi appesi alle pareti e grandi interrogativi sul futuro. L’attesa chiaramente è tutta per le case giapponesi, specialmente la Honda: mentre Fabio Quartararo si concentra sul motore 2024 con un’atmosfera in fin dei conti serena attorno a lui, nei box HRC c’è un via vai di tecnici, ingegneri, meccanici e moto, dalle evoluzioni 2023 al prototipo 2024 già impiegato da Stefan Bradl nel weekend di gara. Il tutto mentre Ducati non si prende nemmeno il disturbo di alzare la serranda: Enea Bastianini, che qui sperava di trovare il giusto feeling con la sua Desmosedici, è gravemente infortunato, mentre Pecco Bagnaia ha preferito prendersi un giorno di riposo dopo la bella gara della domenica. Niente di grave, specialmente considerando che da Borgo Panigale arrivano continuamente piccoli aggiornamenti e mai grosse rivoluzioni. Il che sembra l’unico modo giusto per fare le cose in questa MotoGP. Ma andiamo con ordine.
KTM sta facendo passi in avanti, principalmente con il nuovo telaio già impiegato da Daniel Pedrosa in gara, ma anche con una nuova carena più incentrata alla ricerca del chiacchierassimo effetto suolo. Aprilia ha portato un nuovo telaio e lavorato sull’aerodinamica, non solo per migliorare il comportamento della RS-GP ma anche per soffrire meno quella altrui. C’è poi tanta attenzione da parte di tutti sui sistemi di partenza, mai come oggi fondamentale.
Il nuovo motore Yamaha - più di uno a sentire Franco Morbidelli, che però non ha potuto provarli - non sembra abbastanza per rendere competitiva la M1. Fabio Quartararo ha girato tanto, ma la sensazione è che per vedere davvero un carattere diverso dalla sua moto si dovrà aspettare almeno fino a Valencia.
Marc Marquez invece si è presentato in sala stampa a fine mattinata, dopo 35 giri e un miglior tempo di 1:32.187, a più di un secondo da Luca Marini (1:31.164). “La moto si guida diversamente, ma i problemi e il tempo sul giro sono gli stessi”, racconta. Il prototipo con cui è sceso in pista è il 2024 con motore 2023, motivo per cui sarebbe sbagliato aspettarsi una rivoluzione in termini motoristici. Oltretutto, Marquez dice piuttosto chiaramente che non ci sarà una moto ancora diversa, si lavorerà su quella già construita.
Marc provoca una risata collettiva nel tentativo di elencare i nuovi ingressi nel team: “Penso ci sia qualcuno sull’aerodinamica che viene dalla Formula 1, poi… C’è un altro con cui parlo che non avevo mai visto nel box, non so chi sia però. Dovrebbe essere il nuovo Project Leader. Ma da quello che ho capito non è da tanto tempo che queste nuove persone lavorano alla moto”. A sentirlo così, sembra che intorno a lui ci sia grande confusione. Prima di allontanarsi, Marc fa due battute sul futuro: “Ho un piano A ed un piano B (in spagnolo, invece, dice di averne tre, ndr.) e vi farò sapere tra India e Giappone”.
Questi test ci confermano per l'ennesima volta che una moto veloce non la costruisci in un giorno. Servono anni di tentativi, esperimenti e chilometri in pista. Serve reattività da parte di chi lavora in azienda. E, probabilmente, una vera rivoluzione tecnica: difficilmente Honda e Yamaha torneranno competitive prima del 2027, quando Dorna introdurrà nuovi regolamenti.