I soldi possono essere la risposta a tutto? Spesso sì, ma non certo quando se ne hanno già abbastanza. Il Corriere della Sera, però, sembra non essere d’accordo, visto che risponde alla domanda “perché Valentino Rossi non smette?” elencando gli affari del pilota di Tavullia e quelli della sua VR46, che fattura circa sei milioni e mezzo di euro.
“Il marchio globale rappresentato da Valentino, con i successi in pista che si sono tradotti nella popolarità e nella visibilità di un intero movimento, hanno portato a un giro d’affari annuale di 54 milioni di euro, con i 6,6 netti guadagnati in un solo anno” – scrive il Corriere della Sera, che aggiunge: “Per Rossi correre oggi è un modo per rappresentare attivamente tutti gli interessi che gli ruotano intorno e che si riflettono sui campioni che scriveranno nuovi successi, sulla base dell’interesse cresciuto intorno agli sport motociclistici dall’inizio del XXI secolo in Italia e nel mondo. Non è un caso che anche i principi sauditi, recentemente investitori attivi in molti settori e brand legati al mondo delle corse, tra le quattro e le due ruote, abbiano recentemente firmato un contratto di collaborazione con la VR|46, in modo da promuovere il motociclismo nel proprio Paese”. A parte che ci sembra una esagerazione, ma sta in piedi un ragionamento secondo cui un atleta che ha vinto tutto quello che ha vinto Rossi continua a correre nel mondiale (inanellando risultati non in linea con la sua storia) per il solo scopo di aumentare o mantenere i guadagni economici?
Nell’articolo vengono elencate le attività delle società del Dottore, con particolare riferimento all’azienda che cura il merchandising della stragrande maggioranza dei piloti del mondiale e anche di altre realtà sportive. Una attività che, insomma, permetterebbe a chiunque di accomodarsi sul divano. Invece, almeno a leggere quella pagina, sembra che Rossi corra ancora per mantenere in vita i suoi affari. Affermazione che non sta in piedi per chiunque conosca minimamente la realtà di Tavullia e pure il carattere del nove volte campione del mondo. Non solo perché il giro d’affari delle sue aziende è solo una parte degli introiti di Valentino Rossi, ma anche perché – arrivato a 42 anni e con il podio che manca ormai dalla seconda gara della scorsa stagione – il Dottore guadagnerebbe molto, ma molto di più scendendo dalla moto. E magari facendosi pagare a carissimo prezzo qualche ospitata televisiva, decisamente meno faticosa di un weekend di gare. O ancora, potrebbe rivolgersi a qualche altra disciplina del motorsport, divenendone motivo stesso di rilancio.
Quindi no, caro Corriere, non è certo per denaro che Valentino Rossi corre ancora. Anche perché non vincere, esporsi tutte le domeniche alla sentenza dei profeti che gli danno del "bollito”, di sicuro non farà accrescere i guadagni. Oltre i soldi, però, esiste una cosa che si chiama passione e forse questo il più grande, importante e autorevole giornale italiano dovrebbe ricordarselo. Tra non molto (più o meno), purtroppo, sarà Valentino Rossi in persona a dirci le ragioni per cui smetterà, ma nel poco tempo che ci resta in cui chiederci, invece, per quale motivo corre ancora, per favore, evitiamo di metterci in mezzo i soldi.