La prima parola che Marc Marquez appiccica ai microfoni di Sky per raccontare un sabato in cui partiva tredicesimo e ha chiuso secondo è instinto. La pronuncia con il suo accento catalano, la condisce con un sorrisetto beffardo e un'occhiataccia convinta alla telecamera. Nel sabato di Le Mans della MotoGP c'è tutto Marc Marquez, il Marc Marquez otto volte campione del mondo. Quello che rischia tanto sempre e comunque, quello che al solo pensiero di una Sprint Race sciapa, insipida, a remare tra la decima e l'undicesima posizione, preferisce stendersi. Uno dei più spaventosi salvataggi della sua carriera, d'altra parte, l'aveva prodotto questa mattina; deve averlo interpretato come un segno del destino, del fatto che oggi fosse una giornata benedetta per mettere in bacheca qualche altra perla.
Così ha fatto. E la cronaca di un gesto tecnico da fantasista col numero 10 sulla schiena, la cronaca di un piccolo capolavoro iniziato con lo spegnimento dei semafori e mai sporcato nei successivi tredici giri, scegliamo di non risparmiarvela. Perché è un qualcosa di paragonabile a Valencia 2012 quando in Moto2 - dall'ultima piazza - Marquez dribblò tre quarti dello schieramento in mezzo settore. Oggi il 93 ne ha scartati "appena" sette nelle prime quattro curve, trovando sempre il pertugio giusto in cui infilare la sua Ducati azzurra: in mezzo alle GP24 di Pecco ed Enea allo stacco della frizione e poi defilato all'esterno in approccio della "esse" di Dunlop, dove ha staccato più tardi di tutti ed è andato a girare in sesta posizione, togliendosi lo sfizio di sbarazzarsi di Di Giannantonio poco più tardi, in percorrenza della Chapelle, una lunga piega a destra in discesa. Il quarto posto Marc se l'è guadagnato con un ingresso pulito su Vinales al Garage Bleu (sempre nel corso del primo giro), il terzo l'ha ereditato grazie al doppio long lap penalty inflitto ad Aleix Espargaró per partenza anticipata, il secondo avvantaggiandosi della scivolata di Marco Bezzecchi al decimo giro, quando Marquez cominciava a pestare sul cronometro e a fare pressione sul 72 per una medaglia d'argento che alla fine si è meritato a pieni voti.
Per completezza, non possiamo omettere la sua testimonianza: "Tutto nella Sprint dipende da come parti. Sono partito bene, ho visto che iniziavo a sorpassare piloti, sapevo che in curva tre l'unica mia opzione era buttarmi all'esterno. Così ho preso il rischio e ha pagato, sono contento. Sono contento anche perché questo è il primo weekend in cui abbiamo fatto un po' di casino con il setting di base, ieri infatti abbiamo scelto una direzione sbagliata per questa pista, ma poi finalmente nella Sprint abbiamo lasciato andare il nostro potenziale. Partivo tredicesimo, avevo la gomma dura davanti, ho pensato che passarne tanti con gli altri che hanno l'holeshot sarebbe stato difficile. Allo stesso tempo mi sono convinto di dover rischiare. 'Rischio - ho pensato - se cado cado'. Anche perché nella Sprint non ha senso fare tutta la gara in nona o decima posizione. Per me però la cosa più importante oggi è stato il passo dal terzo giro in poi. Martín lo vedevo là davanti ma non mi andava via, stavo prendendo Bezzecchi".
O la va o la spacca. Oltre a questo, Marquez ha detto un'altra cosa decisamente intrigante: "Nella Sprint abbiamo lasciato andare il nostro potenziale". Somiglia quasi ad un termine tennistico, quando i giocatori - sotto nel punteggio, contratti nei movimenti e nei colpi - lasciano andare il braccio e, d'incanto, cominciano a vedere la luce. Ricorda per certi versi quanto accaduto due settimane fa a Jerez, quando Marc - che si era detto rigido nei primi giri - aveva istantaneamente trovato il modo di sciogliersi e guidare la GP23 d'istinto. Tutti, dopo il sorpasso su Bezzecchi, ricordano cosa è stato in grado di fare Marquez in Andalusia. La stessa cosa sembra essere accaduta in Francia: su una pista stretta e destrorsa, storicamente non tra le sue preferite, Marc ha impiegato un po' di tempo per recuperare la fluidità sulla Ducati di Gresini. Poi, nel momento cruciale, allo spegnimento dei semafori, si è sciolto, ha guidato d'istinto. Ha rimontato undici posizioni in tredici giri. E ammette di avere ancora margine, cosa che non può lasciare gli avversari indifferenti. Specie pensando all'anno prossimo, quando Marc potrebbe avere una Desmosedici ufficiale sotto le terga. Intanto, bisogna pensare alla gara, a domani: "Domani? Se sarà asciutto la gara sarà lunga, nel senso che sarà impossibile fare una partenza come quella di oggi. Dovremo andare avanti piano piano, gradualmente. Se bagnato, allo stesso modo, sarà lunga (ride)".