Ci sono state tante similitudini nel Sabato santo a tinte tennistiche di Carlos Alcaraz e Alexander Zverev. Giocavano entrambi in casa, uno a Barcellona sulla Pista Rafa Nadal, l'altro a Monaco sul nuovo Centrale che ha appena ricevuto i gradi di un ATP 500 (fino all'anno scorso il torneo bavarese era sempre stato un duecinquanta). Entrambi impegnati in una semifinale su terra rossa, entrambi scesi in campo alle 16 - sotto al sole primaverile - entrambi chiamati a vincere per un ruolo che il mondo chiedeva loro di interpretare da tempo: riempire il vuoto di potere lasciato vacante da Sinner, un dovere che ha schiacciato Carlos e Sascha dagli Australian Open in poi e che sembra farli reagire ora che Jannik è vicino al rientro.
Alcaraz oggi non poteva sbagliare. Dall'altra parte della rete, a sfidarlo, c'era il gioco muscolare e vivido del giovane Arthur Fils (classe 2004), che Carlos aveva eliminato la scorsa settimana a Montecarlo al termine di una delle partite più avvincenti del torneo. Un tennis giovane e spregiudicato in ogni scambio, il vincente sempre preferito alla manovra ragionata, la finezza tecnica sempre assecondata a discapito della solidità tattica e della salute coronarica di chi guardava quel quarto di finale schierato, parziale, partigiano. Il francese avrebbe potuto vincere al secondo set se Alcaraz non gli avesse annullato tre break point (con la seconda di servizio) sul 4-4, prima di trionfare al terzo dopo tre ore di gioco, maratona che lo avrebbe indirizzato alla vittoria del titolo nel Principato. Oggi Carlos ha impiegato meno della metà del tempo (un'ora e mezza scarsa) per convincere gli scettici che le scorie delle recenti sconfitte in cui si perdeva nelle troppe soluzioni offertegli dal suo talento appartengono definitivamente al passato. Le ha esorcizzate nel game di chiusura, dopo aver disputato una partita pressoché perfetta, in cui è stato capace di sovrastare la palla pesantissima di Fils e di lasciare che fosse il francese a sbracciare, ad esagerare nei momenti topici: Carlos è stato avanti 5-1 nel primo set con soli tre punti in più vinti, ha sfilato il servizio all'avversario all'inizio del secondo sfruttando la primissima occasione, ha tremato soltanto quando è arrivato il momento di chiudere l'incontro, siglando due doppi falli risolti dallo schema classico - servizio in kick esterno, dritto vincente e una nuova mossa di danza sfoggiata sulla terra rossa. Domani, alle 16, contro Holger Rune, andrà a caccia del terzo titolo a Barcellona, dove vinse nel 2022 e nel 2023.
Farà la medesima cosa, a 1300 chilometri di distanza, Alexander Zverev (a Monaco ha già vinto nel 2017 e nel 2018). Sascha scenderà in campo un po' prima - alle tredici e trenta - quando mezzo mondo avrà le gambe sotto il tavolo, contro l'esuberanza sempre più cosciente di Ben Shelton. Il tedesco non è in forma come Alcaraz, ma si trova all'inizio dello stesso processo di riscatto: Carlos ha ricominciato a vincere in maniera seriale senza fare apparentemente fatica, Sascha sembra dover scalare una montagna ogni volta in cui scende in campo, ma almeno questa settimana ha piazzato quattro vittorie consecutive, cosa che non gli capitava da gennaio. Sono dosi di fiducia che lentamente entrano nelle vene di un ragazzo in annunciata crisi di autostima, che ieri nella battaglia di nervi contro Griekspoor ha chiesto diversi toilet break per iniettarsi l'insulina e tenere a bada il diabete, che oggi contro il tennis diligente di Fabian Marozsan ha fatto valere soprattutto la testa. Nessuna giocata da highlights di Sascha, ma schemi che al momento del bisogno hanno mandato in confusione l'ungherese - implacabile nelle prime fasi grazie a vincenti scagliati con estrema precisione, falloso nei momenti caldi, quando Zverev lo ha messo nelle condizioni di sbagliare e uscire dal campo con un onorevole 6-7 3-6.
C'è ancora una domenica di Pasqua che si frappone tra le angosce di Alcaraz e Zverev e la loro completa resurrezione. A valorizzare le rispettive finali saranno Rune e Shelton, che si nutrono di intensità di gioco e palline centrifugate, sparate nel campo avversario con top speed da record. Il pubblico di Barcellona e Monaco proverà a smorzarli, per coccolare Alcaraz e Zverev come meritano: Carlos in questi giorni ha guardato tra la sua gente i match di Jaime - il fratello quattordicenne impegnato in un rinomato torneo juniores al Conde de Godò (lo stesso club dove si disputa l'ATP 500) - Sascha è stato riempito di calore e conforto contro Griekspoor, quando uno spettatore gli ha ricordato ad alta voce il caso archiviato di violenza domestica e lui - spinto da tutti i presenti - è rimasto ammirevolmente impassibile. Un altro buon segno.