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Caro Panatta non vuoi fare l'allenatore di Sinner? Cambia idea: ecco perché dovresti sostituire Cahill (e sì, con Bertolucci)

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

16 aprile 2025

Caro Panatta non vuoi fare l'allenatore di Sinner? Cambia idea: ecco perché dovresti sostituire Cahill (e sì, con Bertolucci)
Adriano Panatta dice no alla panchina di Jannik Sinner: "Allenarlo? Per carità, non fa per me". Ma siamo sicuri? Con Paolo Bertolucci formerebbe il dream team perfetto: ironia, competenza e una conoscenza maniacale del tennis che oggi in Italia non ha rivali. E mentre Cahill si prepara a lasciare, l’ipotesi di una guida tutta azzurra, magari dentro e fuori dal campo, sì, ci fa godere

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Adriano Panatta allenatore di Jannik Sinner? Per lui è una barzelletta. Per noi, un sogno proibito. Uno di quelli che si raccontano tra amici con la consapevolezza che non succederà mai, ma che se accadesse, cambierebbe tutto. E invece no: “Per carità, non è la vita che fa per me”, ha detto l’ex fuoriclasse, oggi voce (e volto) inconfondibile del tennis italiano. Ospite da Geppi Cucciari a Un giorno da pecora, Panatta ha ribadito il suo no senza tentennamenti. “Vivere 300 giorni all’anno con le stesse persone? No grazie. A parlare sempre di tennis mi annoierei dopo cinque minuti”. E ancora: “Già facevo fatica a fare il tennista, figurati il coach”. Sinner, insomma, non potrà contare sull’ironia romana e la genialità anarchica del suo predecessore più iconico. Almeno non in panchina. Ma la suggestione resta. Perché in fondo lo sappiamo tutti: nel tennis italiano di oggi non esistono due figure più competenti, acute e profondamente dentro le dinamiche di questo sport di Adriano Panatta e Paolo Bertolucci. Non si tratta solo di nostalgia o affetto generazionale. Si tratta di una competenza vera, coltivata negli anni, che fa di loro una sorta di oracolo bifronte: due osservatori maniacali, capaci di cogliere il dettaglio nel challenger di quartiere come nella finale di uno Slam.

Adriano Panatta con Paolo Bertolucci
Adriano Panatta con Paolo Bertolucci

Che sia con la penna o con la voce, Panatta e Bertolucci sono la combo perfetta. Un’esplosione di ironia, intelligenza, leggerezza apparente e serietà concreta. Il tennis, per loro, è uno stato mentale: sanno quando sdrammatizzare con un sopracciglio alzato e quando, invece, farti precipitare nella profondità tecnica di uno scambio. Ecco perché sogniamo quel dream team con loro due al fianco di Jannik. Perché Panatta senza Bertolucci non è la stessa cosa. E viceversa. Sono i fratelli d’Italia della racchetta, l’uno il contrappunto comico dell'altro, l’altro la base ritmica su cui l’ex numero 4 del mondo può inventare gag e verità. Non ci sarà, almeno per ora. Ma il Panatta-pensiero è sempre un’esperienza. Anche quando la prende larga: “Il coach è un mestiere da monaco. Vivi con il giocatore, il suo team, magari pure il parrucchiere. Sinner ce l’ha il parrucchiere? Non lo so, può darsi”.

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Poi la simpatica stoccata verso Bertolucci e la frecciatina a Nicola Pietrangeli: “Ha detto che volevo salutare il Principe a Montecarlo e sono stato rimbalzato dalle sue guardie del corpo? La verità è che lui è geloso ed invidioso del fatto che io sono nel royal box, che sono amico del Principe, che gli posso dare del tu e che mi chiedono più selfie di lui. Al box del Principe, comunque, ci va solo Pietrangeli... Se è vero che la prima sera nel Principato sono andato a cena con Bertolucci? Sì, ma solo perché altrimenti il posto al ristorante non glielo davano. C'era bisogno del mio nome per farci entrare. Siamo andati da Cipriani a mangiare il carpaccio con una salsina rosa”. Intanto, mentre Sinner si prepara al ritorno agli Internazionali di Roma e la ricerca del nuovo supercoach prosegue (perché Cahill a fine stagione saluterà) la fantasia galoppa. E se davvero servisse uno shock creativo, un cambio di passo, chi meglio di Adriano e Paolo? Una panchina d’autore, un pensatoio ambulante capace di leggere il gioco in modo inimitabile. Panatta forse si annoierebbe a stare lì tutti i giorni, ma se bastassero poche parole ben piazzate per fare la differenza… chissà che non cambi idea. Jannik, pensaci: tra un dritto e una volée, potresti trovarti con due leggende al tuo angolo. E un mondo di tennis, quello vero, ancora tutto da raccontare.

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