La prima giornata di Marc Marquez da pilota ufficiale Ducati è stata iconica, soprattutto per quella livrea rosso chiara integrale, a rivestire ogni centimetro dell'otto volte campione del mondo in sella alla Desmosedici: stivali rossi, tuta rossa, casco rosso, moto rossa, nessuno sponsor per restituire l'immagine di un tutt'uno futuristico - per altri infernale - che già mette i brividi. Ha chiuso col quarto tempo Marc nel suo primo giorno vissuto nello stesso box di Pecco Bagnaia, seduto ad una ventina di metri di distanza e vicino anche in pista (solo 56 millesimi hanno separato l'italiano e lo spagnolo). Marquez ha abbattuto quel lieve distacco a metà pomeriggio, quando ha abbandonato la poltroncina posizionata nell'angolo del suo garage per avvicinarsi a quella di Pecco: un conciliabolo fitto che gli ingegneri di Borgo Panigale hanno ascoltato ad orecchie tese, mettendosi a capannello intorno alla nuova coppia ed impedendo alle telecamere di catturare il labiale dei due. Poco male, perché nell'ultimo incontro con la stampa del suo 2024 - dopo aver salutato i giornalisti spagnoli con un "gracias, feliz invierno a todos" - il 93 ha detto ciò che conta davvero: "Abbiamo fatto commenti simili io e Pecco, stessi problemi e stessi vantaggi. Siamo concordi sull'avere una moto equilibrata, che possa andare forte su tutte le piste piuttosto che averne una che eccelle sono in alcune caratterstiche".
È racchiuso in queste parole il senso del debutto in rosso in Marquez, già di casa in quel box, tra quelle pareti rosse, come se le abitasse da vent'anni, come se quel tragitto dalla sua postazione a quella di Pecco assomigliasse ai passi che separano il divano dalla cucina. Non sembra aver compiuto chissà quale traferimento Marc, che con gli uomini della squadra ufficiale (il nuovo capotecnico dello spagnolo è Marco Rigamonti, ndr) sembra già essere entrato in sintonia, tanto da stravogere i loro programmi dopo la prima uscita - come ha ammesso Davide Tardozzi a Sky: "I tecnici stilano il programma, i piloti sono fatti apposta per capovolgerlo". Lo spagnolo aveva tre moto a disposizione : una GP23 di back up, una GP24 che ha potuto osservare per tutto l'anno da posizione privilegiata e una GP25 tutta da scoprire. La prima non l'ha mai usata, la seconda ha completato appena due stint, la terza ha ingranato quasi tutti i giri, la maggior parte dei quali a gomme consumate, perché in quella configurazione si vincono le gare e - spesso - anche i Mondiali.
L'obiettivo è quello, tornare a vincere il titolo, che nel caso di Marquez sarebbe il nono in carriera. L'ambiente attorno a lui pare essere quello giusto per riuscirci: "È stato un piacere essere in rosso oggi, quando sei nel team che ha performato meglio nell'ultimo anno hai la responsabilità di essere veloce. È vero che essere nello stesso box di Tardozzi mi ha fatto venire in mente le battaglie con Dovizioso, ma ci conosciamo da tempo, abbiamo sempre avuto una bella relazione e questo aiuta molto". Astutamente, Marc non si è sbilanciato sui dettagli tecnici che potrebbero rendere la nuova Desmosedici una versione migliorata della già notevole GP24: "Beh il motore, se paragonato alla GP24, mi sembra un po' meglio e poi il comportamento della moto in ingresso è un po' diverso, ma lì ho ancora bisogno di capire il vero limite. La nuova moto ha delle cose positive che funzionano un po' meglio, ma alla fine come tutte le moto la devi spingere al limite per essere veloce. Il feeling è stato molto buono, specialmente con il team, e questa è la cosa più importante".
Uno dei momenti più divertenti del martedì di Barcellona, però, si è verificato quando a Marc è stato chiesto di raccontare come mai abbia rivolto il dito medio al Team Gresini, transitando a fine giornata - in sella alla rossa - davanti al loro box. Un momento che, proprio per la natura scherzosa del gesto, ha evidenziato quanto Marc sia affettivamente legato alla squadra di Nadia Padovani: "Il Team Gresini scherza sempre, è stato divertente. È successo perché loro domenica mi hanno detto 'finiremo davanti a te in ogni gara d'ora in poi' e già oggi mi sono arrivati davanti con Alex (il fratello si è portato a casa la miglior prestazione dei test, ndr)! Anche mio papà era nel loro box, lui va sempre da chi è più veloce (ride). Per questo ci siamo mandati a fan*ulo (ride ancora)".
La chiusa merita, perché prima di andare in vacanza Marc Marquez ha sciorinato una piccola lezione di ingegneria gestionale. La domanda, posta da un collega francese, è la seguente: "Marc, ora che hai cominciato a lavorare nel team ufficiale, hai capito come mai Ducati sia così solida in MotoGP?". La risposta non è stata da meno: "Ho capito molto bene come lavora Ducati nell'ultimo anno, cura molto i dettagli anche nei team satellite, e questo è necessario se vuoi vincere. Puoi avere molto budget, tante infrastrutture, ma alla fine sono le persone che fanno la differenza nelle scelte, che hanno il controllo delle informazioni e dello sviluppo. Persone che devono essere comandate da un leader, che in questo caso è Gigi, che lavora benissimo, perché se lui dice "destra" tutti vanno a destra". Giù la saracinesca. Ci si rivede l'anno prossimo. Anzi, tra novantanove giorni, tempo che ci separa dal vero esordio di Marc Marquez sulla rossa.