“In moto finirei per farmi molto male. Su quattro ruote non sopporterei l’idea di avere un coopilota” – Marc Marquez risponde così, con una battuta (che tanto battuta non sembra) alla domanda sulla possibilità di correre un giorno una Dakar. L’otto volte campione del mondo di motociclismo, che pure non è uno da porte sbarrate senza se e senza ma, questa volta sembra avere le idee chiarissime: “la Dakar mi appassiona da matti, la sto seguendo con grande interesse in tv, ma di correrla non se ne parla”.
Marc Marquez, per farla breve, non è Danilo Petrucci, che invece, dopo una lunga carriera in MotoGP, non ha perso occasione di provarci pure nel deserto, arrivando a vincere anche una tappa. Il fenomeno di Cervera, proprio come Danilo Petrucci, è un grandissimo appassionato di off-road, ma, spiega, “un conto è allenarsi con le moto da cross e fare qualche scorribanda sullo sterrato, un altro conto è fare la Dakar”. Eppure c’è chi sostiene che se la caverebbe più che bene e tra questi c’è Joan Barreda, uno che del rally più importante del mondo se ne intende e che con Marc Marquez ha condiviso anche qualche allenamento. Quest’anno per Barreda le cose non sono andate affatto bene, visto l’infortunio rimediato, e marquez ha commentato così la sfortuna avuta dal connazionale: “Ha una velocità innata, ma chiaro, purtroppo, che alla Dakar non vince il più veloce, ma quello che riesce a prepararsi meglio e è pure più fortunato degli altri”.
Una affermazione, quella di Marquez, che fa da preludio a una certezza: “Io alla Dakar non andrei mai – ha ribadito – Lì mi farei male davvero. Quella gara richiede un atteggiamento di massimo rispetto, oltre che una impressionante preparazione. Potrei pensarci se fosse su quattro ruote, ma poi dovrei fare i conti con un coopilota e per me sarebbe una sofferenza dover guidare e, contestualmente, dare ascolto a qualcuno”. Meglio concentrarsi, piuttosto, su una nuova vita in MotoGP, con l’otto volte campione del mondo che è tornato a parlare dei propositi per la nuova stagione alle porte: “È una nuova sfida, perché fino al 2020 la mia carriera è stata idilliaca. Ora ho conosciuto l'altra faccia della medaglia, gli incidenti e tutto il resto. Non è facile, perché l'infortunio è stato duro. Devo prepararmi al meglio, per fare del mio meglio prima di andare in battaglia. Abbiamo molto lavoro da fare, i test a Valencia non sono andati come previsto, ma io ho una certezza: Honda è l'unico marchio in grado di reagire a una situazione del genere”.