C'è una vecchia foto che gira da una vita sui vari canali social che parlano di MotoGP. Quella foto racconta di un inizio stagione: il classico scatto di gruppo con tutti i piloti che si preparavano a scendere in pista per il primo GP dell'anno. Era, verosimilmente, il 2010. C'era Marco Simoncelli, c'era Loris Capirossi, c'era Valentino Rossi, c'erano Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Casey Stoner e pure Marco Melandri. C'era ancora, insomma, tutta la vecchia guardia, tutta quella generazione di piloti che, vuoi per età, vuoi per capacità di essere personaggi oltre che grandissimi manici, hanno fatto innamorare la nostra di generazione. Che poi è sostanzialmente la stessa: quelli non ancora troppo vecchi per essere vecchi e non più abbastanza giovani per essere giovani. Quell'anno, probabilmente, è stato anche l'ultimo in cui ai sorrisi non era tornata a accostarsi la paura, perchè sappiamo tutti come finì la stagione successiva, il 2011, in un maledetto giorno d'ottobre in Malesia.
Oggi a Misano quella foto è tornata attuale. Non perchè qualcuno l'avesse riproposta, ma perchè lo scambio di caschi tra Aleix Espargarò e Andrea Dovizioso ce l'ha fatta ricordare. Già, in quella foto c'era pure Aleix Espargarò. Uno che per anni abbiamo considerato più un ciclista che per passione andava in moto piuttosto che il contrario: carriera lunga e soddisfazioni zero (o quasi). Però c'era e arrivare lassù in quegli anni lì non era uno scherzo, così come non è stato uno scherzo restarci così a lungo e oggi Andrea Dovizioso ce lo ha ricordato a tutti quanti. Come? Regalando a Espargarò un suo casco con una dedica che c'ha commosso: tieni alto l'onore della vecchia guardia.
E' stato come aprire gli occhi. E' stato come ricordarsi, di colpo, che ne è rimasto uno solo. Sì, ok, ci sarebbe ancora Marc Marquez, ma lui stesso ha detto che quando tornerà (quindi già da martedì ai test di Misano) proverà a essere un pilota diverso: più atleta e meno guerriero (ammesso che gli riuscirà mai). E' l'ultimo Aleix Espargarò e Andrea Dovizioso glielo ha ricordato oggi, quasi investendolo di un dovere che va oltre il semplice riscatto di uno sportivo che ha dato tanto e ha raccolto poco, di uno che magari è stato pure sempre sottovalutato fino a che non ha trovato in questa Aprilia RS-GP la sua moto perfetta.
E' come se Andrea Dovizioso gli avesse messo in sella, oggi, l'unica volta di Marco Simoncelli, il decimo titolo di Valentino Rossi, il primo di Andrea Dovizioso (in MotoGP) e in qualche modo pure il nono del vecchio Marc Marquez. Insomma: tutto quello che non è mai accaduto, ma che avremmo voluto vedere. E' questo, quasi certamente, il senso di quel "tieni alto l'onore della vecchia guardia" e un po' piacerebbe anche a tutti noi, al netto del tifo per Pecco o per chiunque altro, per Ducati o per chiunque altro, se Aleix riuscisse a giocarsela davvero fino alla fine. Quasi in una sfida che diventa passaggio, quasi a indicare che è vero che cambia tutto e non sempre in meglio, ma che il senso vero di ogni passato è accogliere il futuro, anche contrastandolo e facendogli fare le ossa. Pure oggi, pure in una Misano con meno gente di sempre e tanto giallo ancora ovunque...