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Il testamento di Andrea Dovizioso: “Mai stato uno showman, ma…”

4 settembre 2022

Il testamento di Andrea Dovizioso: “Mai stato uno showman, ma…”
I giornali li avrebbe voluti senza titoli, le corse le avrebbe volute più strong e, come ha detto oggi in una conferenza stampa quasi assurda, “sono uno che vorrebbe sempre un po’ meglio”. Però oggi il Dovi era contento e per la prima volta c’ha fatto vedere pure gli occhi pieni. “Non me l’aspettavo, io non sono mai stato uno showman”.

La MotoGP è un regalo continuo. Però un regalo che ti arriva all’improvviso e dritto sullo stomaco. Quelle robe che all’inizio nemmeno lo capisci se t’hanno fatto male o bene, ma che poi metti in archivio, appunto, alla voce “regali da paura”. E’ successo pure oggi, nella sala stampa del Marco Simoncelli World Circuit di Misano Adriatico. E’ lì che, cappellino in testa e solita aria romagnola, Andrea Dovizioso s’è presentato poco dopo le 16,30. Quasi una sorpresa, o comunque un passaggio anche per dire ciao agli unici della MotoGP con cui s’è arrabbiato veramente. “I titoli. A volte ho letto dei titoli allucinanti, ma lo so che è il vostro mestiere. Poi gli articoli aggiustavano sempre il tiro, ma in questi anni non nascondo d’aver sognato giornali senza titoli”. Una conferenza stampa mezza improvvisata che è sembrata più un capannello intorno a quello che aveva qualcosa da raccontare.

Quel qualcosa sono ventinove anni di corse. Senza saltare mai una gara, mettendosi in tasca un mondiale e sfiorandone almeno altri tre. “Ventinove anni? Mio babbo è sempre esagerato, è lui che dice questa cosa – ha raccontato – Lui ci mette dentro pure gli inizi con le minimoto”. E probabilmente Antonio Dovizioso fa bene. Perché l’inizio segna sempre i percorsi. Poi, certo, a contare e a contare veramente tanto sono i finali. E l’ultima volta davanti al Dovi è diventata quasi un viaggio, un regalo sullo stomaco, appunto, e dentro gli occhi di quei colleghi che il Dovi lo raccontano da un paio di decenni e che ieri facevano fatica a nascondere la commozione. Come se quel ragazzo, quel pilota così longevo, avesse rappresentato la prova che il profilo basso può essere protagonista. “Non sono mai stato uno showman, per questo vedere così tanto calore intorno mi ha impressionato. In senso positivo, sia chiaro. Lo so che a volte, quasi sempre quando ci sono di mezzo le telecamere, si fanno cose di circostanza, si finge di volersi bene e robe così, ma io in questi giorni ho visto calore vero, dagli altri piloti, dai tifosi, dagli appassionati e pure da voi giornalisti. E’ pazzesco e allo stesso tempo bellissimo. Mi sono commosso e mai avrei pensato che mi sarebbe successo, ma va bene così”.

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Aveva cominciato a farlo, in verità, all’ultimo giro: “Ho provato a farlo a cannone, volevo farlo forte ma non ci sono riuscito perché, perfettamente in linea con il mio personaggio, in qualche curva volevo il giro veloce e in qualche altra volevo solo godermela”. Adesso, invece, il gusto sarà un altro. Quello della famiglia, prima di tutto, e poi quello della salsiccia e della terra. “Nei crossodromi la salsiccia alla fine non manca mai. Terra e salsiccia vanno quasi insieme. Voglio provare a fare il Campionato Italiano, non so con quali risultati, ma credo che quello sia il massimo teatro che posso permettermi. Dobbiamo essere realisti”. Niente mondiale, quindi, e nessuna particolare velleità sportiva. E pure nessun rimpianto: “Io sono uno che non si accontenta mai, uno che pensa che si potrebbe sempre fare meglio – ha concluso – ma se guardo l’insieme della mia carriera, non ho un rammarico particolare. Non c’è un momento che avrei voluto totalmente differente e per il quale mi dispero. Gli anni con Ducati sono stati pazzeschi, non solo quelli delle vittorie. Semmai quelli delle vittorie hanno contribuito a rendere più bello il ricordo di quelli prima: gli anni in cui la Desmosedici andava sviluppata e aveva qualche difetto di troppo”.

La Desmosedici che oggi vince è figlia sua. Lo sa il Dovi, lo sanno in Ducati e lo sa anche Pecco Bagnaia, che lo ripete ormai da settimane. Tanto che nel paddock c’è già chi pensa a una seconda parte di carriera da collaudatore: “Non chiudo la porta a niente – ha concluso – La mia filosofia è tenere sempre aperte le possibilità e anche se al momento questa prospettiva non c’è, vedremo cosa succederà in futuro”. Anche perché prima del futuro c’è il presente: quello di una festa questa sera con gli amici di sempre e gli altri piloti. Compreso Marc Marquez. “Marc è venuto a parlarmi più di una volta in questo fine settimana – ha chiuso il Dovi – Tra noi ci sono state belle battaglie, ma c’è sempre stato anche immenso rispetto. Un rispetto che è vero e autentico, non di circostanza, e questa è un’altra delle cose che mi ha fatto veramente piacere. E mi fa piacere anche sapere che Marc  tornerà”.

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