Non è un momento facile per gli organizzatori del torneo di Roma, che improvvisamente, nell’arco di pochi giorni, hanno visto rinunciare al torneo tre dei primi quattro giocatori del mondo, Medvedev, Alcaraz e, soprattutto, Jannik Sinner. L’italiano, dopo aver rinunciato al quarto di finale contro Auger Aliassime a Madrid, sembrava pronto a recuperare con calma dal problema all’anca, per potersi presentare a Roma nelle migliori condizioni possibili. In realtà, come ammesso da lui stesso in una conferenza stampa tenuta ieri al Foro Italico, il problema è più serio del previsto e anche la partecipazione al Roland Garros non è certa.
Niente panico però, la decisione sembra essere stata presa a scopo precauzionale, per evitare che in futuro il problema si riproponga in modo più serio; l’anca è una delle parti del corpo più sollecitate dai tennisti, soprattutto con le velocità richieste dal tennis di oggi, e con il modo di giocare di Sinner, fatto di cambi di direzione, scivolate su tutte le superfici (anche cemento e erba) e rotazioni con il busto.
Insomma, con l’anca non si scherza, non recuperare al 100% e giocare sul dolore, come ha detto lo stesso Sinner, equivarrebbe a “buttare via magari 3 anni di carriera”, qualcosa di ben più grave che saltare uno, o due tornei in una stagione, per quanto importanti siano. Gli esempi illustri di giocatori costretti a fermarsi o a ridimensionare le proprie aspirazioni a causa dell’anca, non mancano, quello più importante e recente però è il caso di Andy Murray. Il tennista scozzese, dopo una vita all’ombra dei big 3, Federer, Nadal e Djokovic, era riuscito, con uno sforzo fisico disumano, a colmare il gap verso la fine del 2016, riuscendo a prendersi quella prima posizione mondiale che voleva da anni. In un periodo in cui Federer e Nadal sembravano sul viale del tramonto e Djokovic ormai raggiunto, tutto era pronto per il dominio di Andy Murray, che, a 29 anni, stava giocando il miglior tennis della sua vita. Il lavoro fisico e gli sforzi a cui si era sottoposto per raggiungere quel livello però, avevano presentato il conto poco tempo più avanti, con precisione al Roland Garros del 2017, nella semifinale contro Stan Wawrinka, dove era venuto fuori per la prima volta il problema all’anca destra, che avrebbe ridimensionato i suoi obiettivi, costringendolo a diverse operazioni e a una carriera che non è stata neanche più lontanamente la stessa.
L’esempio è importante per inquadrare quanto è delicata la situazione, ma il paragone non avrebbe senso, Murray aveva già 29 anni quando ha accusato il problema per la prima volta, a quell’età e soprattutto in quella situazione (prima volta numero 1 del mondo, occasione di imporre il proprio dominio sul circuito), l’idea di fermarsi a scopo precauzionale non era stata esplorata, lo scozzese preferì giocare sul dolore nei mesi successivi, arrivando al punto di rottura a Wimbledon 2017, nel quarto di finale perso contro Sam Querrey, nell’ultima partita in cui abbiamo visto, anche se a sprazzi, il vero Murray, prima del declino.
Sinner non è nella stessa situazione, ha solo 22 anni, e per quanto l’idea di diventare numero 1 del mondo al Roland Garros sia allettante, c’è tutto il tempo per riuscirci con calma in futuro, in questa fase della carriera, preservare il proprio corpo è la priorità, anche per aumentare la propria longevità nel circuito. Per questo, visto che la situazione, come detto da lui stesso, sembra essere sotto controllo (anche se un pochino più preoccupante del previsto), la decisione di saltare Roma e di presentarsi al Roland Garros solamente se al 100%, è da vedere come una scelta intelligente di non forzare la mano e aspettare che la situazione migliori senza giocare sul dolore.
In un momento delicato come questo, Sinner ha fatto la cosa più saggia di tutte: dare la priorità al proprio corpo, ascoltarlo e concedergli una pausa dopo questi mesi così impegnativi, ci sarà tempo in futuro per vincere Roma, Parigi e diventare numero 1 del mondo.