Jannik Sinner si è dovuto ritirare dal Masters 1000 di Madrid a causa di un problema all’anca che non passava. Sembra che abbia deciso di fermarsi dopo aver ascoltato i consigli dello staff medico, ma quanto è serio l’infortunio? Un’eventuale operazione all’anca che cosa comporterebbe? “Potrebbe finire la carriera. Ma ecco qual è la sua strategia” ci dice l’ex giocatore oggi docente universitario Luca Bottazzi (oggi in libreria con Break Point), che analizza non solo il Master 1000 di Madrid, ma anche gli Internazionali di Roma. Poi si sofferma su Matteo Berrettini e sull’ultima partita di Rafa Nadal in casa sua, Madrid.
Luca, cosa pensa del fatto che Sinner si sia ritirato dal torneo di Madrid a causa dell’infortunio?
Lui ha quasi sempre ragione, per cui ha fatto bene così perché la stagione sarà molto impegnativa. Se lui fosse andato in fondo al torneo di Madrid non avrebbe giocato Roma. Siccome lui vuole diventare numero 1 del mondo, ci sono due tornei che per lui sono sabbia nell'ingranaggio e sono quello di Roma e le Olimpiadi. Sono due tornei che gli rompono le palle. Il problema è che se si rompe non lo diventa. Lui anche conciato così avrebbe vinto tranquillamente Madrid, ma questo avrebbe comportato l'assenza al torneo di Roma e di Parigi perché si sarebbe frantumato. Il tennis è uno sport molto particolare che ti dissangua a poco a poco con gli infortuni, fino ad arrivare a un punto in cui ti devi necessariamente fermare perché ti rompi.
È grave il problema all'anca?
Io non conosco l'entità dell'infortunio di Sinner, ma spero che sia un problema all'anca collaterale, perché se si dovesse trattare di una coxartrosi Sinner avrebbe chiuso la carriera. Vuol dire che avrebbe una carriera cortissima, diventerebbe il numero 1 ma poi scenderebbe immediatamente. Ci sono varie patologie che riguardano l'anca e alcune sono molto invalidanti per un atleta di quel livello. Considerate un giocatore come Murray che è più operato di Frankenstein. Bisogna anche considerare che un numero 1 al mondo deve giocare una media di 80 match e ne vince tra i 70 e i 75: Sinner è già oltre le 30 partite. E se dovesse vincere Roma e Parigi saremmo già oltre la media. Come fa poi a farne altre 40? Si rompe. In questo momento Pietrangeli sarà contento perché Jannik segue i suoi consigli, visto che si augurava che perdesse, perché secondo lui il campione si forma nel laboratorio della sconfitta.
Quanto può avere impattato dal punto di vista mentale l'infortunio?
Poco, perché è troppo lanciato verso il raggiungimento della posizione numero 1 al mondo. In questo momento lui si sta amministrando magistralmente e ha fatto benissimo a ritirarsi a Madrid per potersi dare una chance a Roma. Un risultato che certamente conseguirà, unica incognita pare essere preservare forma e salute. E il ragazzo è attentissimo, non lascia nulla al caso. Pensa questo ragazzo che testa che ha: siccome lui vuole preservare tenta un recupero miracoloso per farsi una chance a Roma. È una questione di grande strategia mentale quella di Sinner, ragiona come se fosse quasi predestinato alla leggenda. Insomma se la professionalità ha un volto, ha quello di Jannik Sinner. Poi ci sono le Olimpiadi che sono tutte da vedere, tant'è che lui ha già rifiutato di fare il portabandiera, dicendo che è più giusto che lo porti il vincitore di un oro olimpico.
Ma è giusto che sia lui a non fare il portabandiera?
Lui secondo me ha dato un'argomentazione perfetta. Il problema è che Sinner è bombardato dai giornalisti che gli chiedono quotidianamente qualcosa, per cui poi diventa un disco rotto. È una roba che non si vedeva dai tempi di Stanlio e Ollio, è una roba imbarazzante. Lui in questa stagione ha l'occasione di diventare il numero 1 del mondo e in questo momento è messo benissimo come punti, mentre gli altri sono messi malissimo perché Medvedev e Alcazar devono difendere molti più punti di lui, e Djokovic ha una marea di punti da difendere dopo Parigi. Sinner no, per cui la prima cosa che deve fare è non frantumarsi, perché altrimenti non può scendere in campo e perderebbe questo vantaggio.
Federico Ferrero su berrettini ha detto: “Cosa aspettarci da berrettini? Credo che la risposta giri attorno a un solo dilemma che vale per tutti, ovvero quanto a lungo riuscirà a stare bene?”
Ferrero scopre l'acqua calda. Berrettini oggi mi sembra la controfigura di berrettini che ha giocato a Wimbledon. Questo dipende dagli infortuni e non so se dipenda anche da uno stile di vita adeguato a riconquistare la top ten. Già lui ora è un passo avanti rispetto agli ultimi due anni perché almeno entra in campo. Non sono un mago ma mi sento di dire tranquillamente che lui tra i primi dieci non ci torna più.
Re Carlo ha perso il trono: Alcaraz a Madrid è stato eliminato ai quarti da Rublev ai quarti.
Non è che si può vincere sempre, può capitare. Ma Alcazar e sotto pressione in un modo devastante: adesso viene attaccato da Medvedev, ma credo che dopo Madrid rischi di perdere anche la posizione di numero 3 al mondo.
È stato struggente l'addio di Rafa Nadal a Madrid. Lei come si è sentito?
È stata una grande emozione perché è un giocatore che ha segnato un'epoca. Poi chiaramente giocava in Spagna, a casa sua, e c'era una grande emozione. Lui è stato bravissimo nel mantenere un certo contegno e non si sono messi a frignare come quando ha salutato Federer alla Laver Cup che sembrava un misto tra una processione e un funerale. Oramai Nadal è un giocatore vecchio con cicatrici su tutto il corpo, ha tentato di rientrare per la grande passione che ha per il tennis ma non è neanche l'ombra del campione che era.
Quindi ora chi è il favorito di Madrid?
Medvedev, anche se non c'è un vero favorito, ma per lui è una buona occasione.