La paura nel motorsport è il peggiore dei nemici possibili. I piloti dicono di non provarla mai, una volta abbassata la visiera del casco, e nei rari momenti in cui si presenta il conto da pagare è sempre altissimo. O si troppo lentamente, o si rischia di provocare problemi e pericoli per gli altri, o non si è semplicemente in grado di affrontare le follie che si sceglie di accettare. Il motorsport è pericoloso, lo è da sempre, a tutti i livelli, e prenderne atto è il primo passo per entrare nel mondo dei motori. Serve cervello, concentrazione, conoscere le regole e vederle rispettate, questo è sicuro. Ma serve anche la piena consapevolezza che unisce una parte di questo mondo, quella razionale fatta di regole precise, a quella che si basa sulla bellezza di uno sport imprevedibile.
Far rispettare queste regole, rendere la Formula 1 sempre più sicura per chi si trova in pista, per chi lavora nei box e chi si gode lo spettacolo in autodromo, è il grande - difficilissimo - compito della FIA. Un lavoro che non smette mai di evolversi, di cambiare e di migliorare insieme agli sviluppi del mondo dei motori: dalla lotta per inserire le cinture di sicurezza all'interno degli abitacoli, grande campagna portata avanti da Jackie Stewart, fino all'introduzione dell'halo, criticatissimo ma fortemente voluto dalla Federazione, che di questa battaglia si è fatta portatrice sana, regalando speranza in alcuni incidenti che negli ultimi anni avrebbero con ogni probabilità segnato in modo gravissimo questo sport.
Dalla fine del 2021 però, con l'indimenticabile risultato di Abu Dhabi 2021 e il licenziamento del direttore di gara Michael Masi, qualcosa nella FIA sembra essersi rotto. Sotto una lente di ingrandimento sempre più pressante, anche grazie alla presenza di un occhio social e video da parte del pubblico che prima non esisteva, la Federazione in questi ultimi anni continua a commettere errori, l'ultimo dei quali arrivato in una caotica e confusa gara a Melbourne. Non aiuteranno certamente gli screzi con Liberty Media, così come non aiuterà la pressione mediatica che pesa sulla testa di commissari, direttori di gara e delegati della Federazione, ma quella vista in Australia è una nuova pagina da dimenticare nella storia del motorsport.
E il problema più grande forse oggi per la FIA e per tutta la Formula 1 è proprio la paura. Paura di commettere errori simili a quelli già commessi, da Abu Dhabi 2021 a Suzuka 2022, paura di finire di nuovo al centro delle polemiche. Ma anche paura di danneggiare lo spettacolo, in un tempo in cui la Formula 1 rappresenta un caso di crescita di spettatori mai vista in passato, chiudendosi così dentro al mito dello show ad ogni costo, dello spettacolo venduto ad un pubblico inesperto felice di vedere ripartenze, incidenti, classifiche che cambiano. Perché se Max Verstappen si dimostrerà davvero così superiore per tutta la stagione, come in tantissimi a questo punto immaginano possibile, il pericolo di ricadere in un campionato senza spettacolo mette in crisi Liberty Media e FIA, che vorrebbero stagioni incredibili come quella del 2021 ogni anno. Un sogno utopico per chi conosce bene la storia di questo sport.
È la paura quindi, la base del disastro di Melbourne e di tanti errori prima dell'Australia. La paura del direttore di gara Wittich che preferisce esporre bandiera rossa al posto che far entrare in pista la safety car per recuperare monoposto e raccogliere detriti in totale sicurezza, non rischiando così polemiche come quella di Monza 2022, ma la paura che in questo modo si mischia con il desiderio di far spettacolo e partorisce idee folli come una ripartenza da griglia di partenza a due giri dalla fine della gara: completamente inutile e pericolosa in nome dell'intrattenimento.
Sembrano mondi troppo lontani per coesistere, quello del non voler rischiare troppo e del non voler rinunciare allo show, ma dentro la preoccupazione di critiche feroci si uniscono, dando il via ad un disastro annunciato. C'è da cancellare la paura, prima di poter pensare al resto. Da eliminare una pressiona che pesa - giustamente - sulla testa della FIA e che in questi due anni, da Abu Dhabi 2021 ad oggi, non ha fatto altro che portare a decisioni troppo affrettate, insensate, più sbagliate delle precedenti. C'è da rivedere i regolamenti, sempre troppo liberi e aperti a interpretazioni, e ricostruire insieme ai piloti qualcosa di duraturo. Vanno ascoltati loro, prima degli investitori, prima del pubblico e di chiunque altro. Perché sono loro che di questo vivono, loro che paura non devono avere mai. Soprattutto di chi dovrebbe aiutarli a non provarla quando si trovano in pista.