Chissà quanto sarà preoccupata la nonna di Oscar Piastri, ad avere un nipote così giovane nella gabbia dei leoni della Formula 1. Chissà quante volte gli avrà detto, come tutte le nonne, di stare attento, di non esagerare, e chissà quante volte non avrà dormito sapendolo lontano, seduto dentro a una scatole di velocità e pistoni. Che le nonne sono tutte uguali, di qua o di là dall'Oceano. E anche quella del più giovane della griglia, il rookie d'oro Oscar Piastri, assomiglierà alle nostre, di nonne. Dolci, preziose, profumate. Che spiegano l'amore cucinando dolci a tutte le ore, imbastendo tavole e riempiendole di persone.
Poi Oscar la famiglia l'ha lasciata presto, come tutti quei ragazzini cresciuti in fretta, messi su kart, su monoposto, lasciati andare lontano per inseguire un sogno. Si è trasferito in Europa per avvicinarsi al vero mondo del motorsport a soli 14 anni, un'impresa oceanica per un ragazzo australiano, molto più lontano dal resto della sua famiglia rispetto agli amici e ai colleghi, distanti magari giusto un paio di ore di volo dalla casa dell'infanzia. Ha imparato a cavarsela, come hanno fatto tutti gli altri. Il Covid lo ha tenuto lontano a lungo dall'Australia e gli impegni sempre più pressanti per riuscire a trovare un posto in Formula 1 hanno segnato il tempo dei ritorni: undici, dodici mesi prima di riabbracciare tutti.
Sono le storie vere di questi ragazzi che si giocano tutto in pochi giri, in pochi anni preziosi, in poche scelte di carriera e nel tempo di una qualifica che non lascia spazio per errori, di nessuno. Piastri che per avere il suo posto in McLaren ha lottato, mettendosi contro il team che lo ha formato negli anni delle Academy, la Alpine, dovendo dimostrare più di tanti altri, alcuni dei quali decisamente meno dotati nel talento e nella volontà. E una volta arrivato nella massima serie ha trovato una squadra in grandissima difficoltà, uscendo dalle scene nella prima qualifica di casa senza tagliare l'ingresso in Q2, finendo relegato in una posizione dimenticabile.
Così - in un mondo che fa i conti con polemiche continue, cambi di format, cambi di proprietà, problemi alle gomme, alle monoposto, tra piloti e ingegneri, giornalisti e team principal - lo spazio per la normalità sembra essere completamente dimenticato. E a ristabilirlo in un sabato di qualifiche a Melbourne è un gesto da niente, piccolo come solo le nonne sanno essere. Un bigliettino, sul tavolo dell'hospitality McLaren, scritto a mano: "Fatti dalla nonna di Oscar". Sono dolci tipici australiani per il pupillo di casa a Melbourne, i famosi lamington, fatti a mano dalla nonna di Piastri per il team del nipote in un weekend di gara complicato, così come tutto l'inizio della stagione 2023.
Un gesto che è quello delle nonne di tutto il mondo, per un ragazzo che tra pochi giorni compierà 22 anni, cresciuto in fretta alla caccia di un sogno, oggi infilato dentro al suo primo anno nella massima serie, schiacciato - chissà - dalle domande sul futuro, le scelte fatte e ancora da fare, i dubbi e la voglia di emergere. È tutto grande, quando ci sei dentro, tutto troppo importante per metterlo in discussione. Tutto meno spaventoso, se visto da fuori. Niente che non possa essere ridimensionato con i dolci preparati da una nonna. In qualsiasi parte del mondo.