L’addio di Valentino Rossi segnerà una spaccatura nettissima tra il prima e il dopo, tra la MotoGP che è stata e quella che sarà e se c’è una certezza che mette d’accordo tutti, tifosi e detrattori, è che solo Marc Marquez, oggi, è in grado di fare da anello di congiunzione. Perché sarà pure il nemico giurato del 46, ma è l’ultimo dei piloti alla vecchia maniera: tanto pelo sullo stomaco, una accentuata nota di follia, una discreta capacità di essere personaggio ed una fame cieca di vittoria. Gli altri, per carità, promettono bene ma sono fatti di un’altra pasta, figli di un motociclismo che adesso è più didascalico, magari pure più difficile da interpretare, ma sicuramente meno affidato al genio.
Proviamo a immaginarlo un 2022 senza Valentino Rossi in pista e con un Marc Marquez che fa fatica o che, peggio ancora, diventa ragioniere e calcolatore per evitare di farsi nuovamente male. Roba da spegnere la tv per la stragrande maggioranza di quelli che oggi seguono la MotoGP. Che poi è il rischio che nessuno vuole correre. Ecco perché, dopo la momentanea preoccupazione, vederlo rialzarsi oggi come uno che è semplicemente inciampato mentre passeggiava sull’erba con il cane dopo essere caduto a Silverstone a 270 km/h, dovrebbe essere stata una goduria per tutti. Marc Marquez sta tornando (tanto che ha chiuso davanti a tutti le FP1 di Silverstone nonostante il botto) e, nel frattempo, è tornato pure di gomma. E questo, tradotto in termini spicci e magari pure un pochetto cinici, significa che ci farà divertire ancora, regalando spettacolo nell’attesa che la nuova generazione si faccia le ossa e comprenda fino in fondo che oltre al talento, oltre alla tecnica, oltre alle palestre e a chilometri sulle biciclette, servono il cuore e serve la follia. Altrimenti è tutto, troppo, senza sapore.