Imane Khelif, pugile algerina medaglia d’oro olimpica (con carico di polemiche sul suo presunto vantaggio rispetto alle avversarie per questioni ormonali e di conformazione fisica), ha rivelato su Vogue Arabia i dettagli del suo percorso, intriso di sfide e successi. “Il mio Paese – ha detto, oltre a quello che abbiamo già riportato in un altro articolo – mi ha sostenuta con grande convinzione, guidato dal presidente Abdelmadjid Tebboune, che è stato il primo a darmi supporto. Tutte le autorità e l’intero popolo algerino erano al mio fianco, e ne sono molto orgogliosa”, racconta. Ma dietro i suoi trionfi c'è una verità più profonda: “Queste difficoltà fanno parte del percorso di ogni persona che arriva al top, ma nessuno è riuscito a intaccare la mia autostima, ed è questo il segreto del mio successo”.
Nata a Tiaret, nell’Algeria occidentale, Khelif è cresciuta da maggiore di sei fratelli: “I miei fratelli sono fieri di me e delle mie conquiste”, dichiara. Nonostante gli allenamenti in Francia, il legame con le sue radici resta forte e frequenti sono i suoi ritorni in patria.
Fin da piccola, Khelif si distingueva per l’energia inesauribile e lo spirito ribelle, oltre che per la voglia di giocare a calcio: “Amavo gli sport a scuola; ero sempre tra i migliori giocatori”, ricorda. A 12 anni, scoprì il pugilato, il mezzo perfetto per incanalare la sua vitalità: “Mi sono innamorata della boxe fin dal primo giorno di allenamento. Sentivo che era lo sport giusto per me e sapevo che avrei potuto raggiungere grandi risultati. Inoltre, la boxe è lo sport dei poveri”.
Per Khelif, la palestra è diventato un rifugio e un simbolo di dedizione: “La boxe richiede volontà, determinazione, forza e pazienza. Pretende sacrifici. Ma ciò che è difficile per una donna può diventare fonte d’ispirazione”, spiega. I primi anni sono stati segnati da allenamenti in condizioni spartane e pregiudizi sociali verso le donne pugili.
Il suo primo incontro ufficiale arrivò nel 2016, durante un campionato nazionale. Nonostante il timore iniziale, grazie al sostegno del suo allenatore Mohamed Chaoua Khelif conquistò una serie di vittorie, guadagnandosi un posto nella squadra nazionale algerina. Il palmarès si è arricchito poi con l'argento ai Mondiali Iba 2022 e l'oro ai Campionati Africani di Boxe Amatoriale, ai Giochi del Mediterraneo e ai Giochi Arabi 2023.
La ricerca del salto di qualità ha spinto Khelif a trasferirsi a Nizza nel 2023, dove è potuta accedere a strutture migliori e competizioni internazionali. Quell’anno, tuttavia, affrontò una nuova sfida: la sospensione dall’Iba a seguito di test di verifica del genere sessuale. La sua partecipazione olimpica, come sappiamo, non ne ha però risentito, poiché il Cio ha privato l'Iba del ruolo di organo di governo.
“Sono una donna paziente e ambiziosa”, afferma Khelif. Oggi vede il suo percorso con occhi nuovi: “Non è solo la medaglia ad avermi cambiata, ma le circostanze in cui l’ho conquistata hanno cambiato il sapore della vittoria”. E ancora. “Nella sofferenza nascono i campioni”, ripete. “Ogni volta che sono sul punto di arrendermi, questa frase mi spinge a continuare, a realizzare il mio sogno”.