Piove. Da giorni, senza smettere, senza lasciar intravedere a chi sta sotto l'ombra di un cielo diverso. Che non è grigio, non è nero, non è blu. Con il passare del tempo ha preso il colore del fango dei fiumi esondati tra le strade, in un letto di acqua sporca che in poche ore ha trasformato tutto quello che ha trovato sulla sua strada. Si è mangiato vie, case, macchine, ricordi e persone. I morti si iniziano a contare, otto in questo momento, i dispersi sono numeri che restano appesi a un filo di speranza, quello del non sapere, non vedere, non conoscere ancora. Assomiglia al disastro di un terremoto, dice qualcuno. Chi un disastro così lo ha già vissuto, chi da lì si è già rialzato.
I video che circolano online si accavallano, si assomigliano nella stessa disperazione: acqua, fango, vento e pioggia. In autostrada, in piccole realtà come Faenza, in grandi città come Bologna, dentro le case di persone qualsiasi, sopra i loro divani, dentro gli armadi delle loro storie. Quaderni, libri, vestiti. Via tutto, con la foga disperata che solo la natura porta con sé.
E mentre la regione lotta, a Imola ci si chiede che cosa fare. Da una parte l'importanza di un evento sportivo enorme come la Formula 1, l'esigenza di tenerlo in piedi, anche in previsione di un futuro incerto nel calendario ufficiale di una categoria richiesta come la F1, dall'altra le priorità di un paese che deve pensare a salvare sé stesso prima dello sport. Ore di discussioni, meeting, domande e risposte: ministero, autorità, comune, addetti ai lavori. Cosa fare, con il Gran Premio di Imola? Quale responsabilità è giusto prendersi? Rischiare, accogliere centinaia di migliaia di tifosi in arrivo da tutto il mondo, e correre nonostante tutto? O non correre, rischiando però di perdere tanto altro: gli introiti, il turismo, la solidità nel calendario, la festa attesissima nei 70 anni dell'Autodromo?
Rischiare da un lato, rischiare dall'altro. Sempre, come nel motorsport. E alla fine Imola ha preso la decisione giusta: ha messo le persone, i suoi cittadini e le loro esigenze, davanti a tutto il resto. All'unanimità, ha confermato il sindaco della città, hanno deciso di annullare il Gran Premio del Made in Italy e dell'Emilia Romagna con una stretta nel cuore che solo chi ha lavorato tanto per realizzare tutto può conoscere.
È normale, ed è umana, la tristezza di tutti. Davanti alla disperazione di chi oggi si trova ad affrontare un disastro climatico, spunta qua e là l'umanità smagliante di chi si intristisce pensando allo spettacolo sportivo che non vivrà. Non è da demonizzare, è solo da contestualizzare. Perché dentro a un mondo che spesso si isola, pensando solo ai propri micro-organismi, ricordarsi degli altri è tutto. Prima dei Gran Premi, dei punti in classifica, del calendario aggiornato, dei pass e dei biglietti, bisogna ricordarsi delle persone. Della forza lavoro che grazie alla decisione di Imola sarà mandata ad aiutare nelle case, nei centri di accoglienza e lungo le strade allagate di tutta la regione. E anche della stessa sicurezza di chi per arrivare in Emilia Romagna, magari dall'estero, avrebbe preso rischi inutili pur di vivere l'esperienza di un Gran Premio promesso.
Imola è stata brava, ha avuto coraggio. E dopo la tristezza, e il dolore, si rialzerà ancora. Sembra fatta di lotta e gloria questa terra, così come l'asfalto di queste strade. Si è rialzata dal weekend più nero della storia della Formula 1, dall'addio del circus, da ogni critica, colpo, maledizione. Lo farà ancora, questo è sicuro. Ora mente e corpo vanno a chi più ne ha bisogno, mentre un velo di tristezza copre il paddock vuoto, bagnato. Ci saranno critiche, da ogni fronte. Si dirà che si poteva fare, si dirà che hanno aspettato troppo, troppo poco, che hanno fatto le cose comunque nel modo sbagliato. Che non si deve e non si può pensare allo sport in questo momento, o al contrario che non ci si rende conto di quanto fosse importante correre. Ma la verità è che Imola, e i suoi uomini, hanno preso la decisione giusta.
In un mondo in cui "cash is king", come disse Lewis Hamilton al via del weekend in Australia nel 2020 durante l'emergenza Covid, ha vinto il buonsenso, il rispetto, la sicurezza. A Imola hanno vinto le persone, non i soldi o lo spettacolo. E oggi la tristezza di tutti, da chi avrebbe vissuto l'esperienza del suo primo Gran Premio a chi ha lavorato per mesi alla sua realizzazione, è un sentimento umano, normale e comprensibile.
Ma la capacità di rialzarsi di queste persone, tra le curve della storia di un luogo che nei suoi 70 anni ha vissuto tutto quello che si poteva vivere, è una carezza contro la malinconia. Forza Imola, quindi. Forza Emilia Romagna. Dalla pioggia tornerà la gloria, ancora una volta.