Ha rotto un contratto di ferro, lasciato la Honda, accettato una stagione in un team satellite, prima di puntare tutto sul rosso. Todo al rojo è stata la scritta con cui si è presentato alla prima occasione (test di Montmelò con la Desmosedici factory) in cui ha finalmente potuto indossare quella tuta che ha lo stesso colore del fuoco. Il 2025 di Marc Marquez in Ducati ufficiale sarà a tutti gli effetti un all in, l'ultima spiaggia, l'ora o mai più. Non potrà più appellarsi alla Honda che non funziona, alla GP23 di Gresini che non è come la Ducati di Pecco Bagnaia, al fisico consumato da tante battaglie ma ancora in grado di sostenere la fatica che serve per vincere (i tre successi del 2024 sono la dimostrazione di come il 93 sia in grado di gestire un braccio destro che per forza di cose non è più quello magico visto sino a Jerez 2020).
Solo la vittoria del titolo mondiale può salvare Marc Marquez da una narrazione che altrimenti rischia di tornargli addosso come un boomerang: con la moto migliore sotto le terga, otto mondiali in bacheca e 32 anni sulle spalle che ancora non sono troppi, uno come lui deve essere votato esclusivamente al successo assoluto, senza alternative di sorta. Altrimenti la sua reputazione rischierebbe di diventare quella di un grande del passato (ne abbiamo parlato qui), quella di una leggenda che non è riuscita a sfruttare l'occasione perfetta per eguagliare i titoli mondiali di Valentino Rossi e magari superarli. È una condizione per certi versi scomoda in cui Marc ha scelto di vivere, dopo le scelte intraprese negli ultimi anni: non si è mai accontentato del podio, del sentirsi ancora competitivo nonostante il travaglio vissuto, ma ha spostato mari, monti, Di Giannantonio dalla Gresini e Jorge Martín dalla Ducati rossa solo per puntare - ancora una volta - al bottino pieno. Da gennaio in poi sarà atteso al varco, senza mezze misure: o vince un Mondiale che proietterebbe la sua leggenda in orbita fino all'eternità, o fallisce.
È una visione che condividono anche in Spagna, dove Ricard Jové - storico manager iberico del Motomondiale - ha parlato così del futuro di Marc Marquez al podcast Duralavita: "Ha solo due anni a disposizione, non solo per eguagliare quello che tutti conosciamo nel numero di titoli mondiali (Valentino Rossi, ndr), ma anche per superarli. Per me, i grandi obiettivi di Marc Marquez sono il 2025 e il 2026. Se riuscisse a vincere, poi secondo me si ritirerebbe. Potrebbe essere una considerazione affrettata, ma la vedo così. Abbiamo passato la stagione con tante persone che lo hanno giustificato, coi discorsi sul divario tra la GP23 e la GP24 ed è sicuramente vero che c'erano delle differenze sostanziali. Marc è stato il più intelligente di tutti, più di tanti suoi tifosi che hanno voluto cercare giustificazioni in questo. Lui sa che lo ritroveremo davanti l’anno prossimo, lo avrà lì a portata di mano il titolo. E poi, siamo onesti, senza le rimonte di Marc quest'anno in pista non sarebbe stato lo stesso".
No, il 2024 senza i sorpassi di Marc Marquez - nonostante la lotta di altissimo livello sportivo, tecnico ed umano tra Pecco Bagnaia e Jorge Martín - non sarebbe di certo stato lo stesso. E senza Marquez non ci sarebbe la stessa attesa spasmodica per l'inizio della stagione 2025. Al centro del villaggio c'è ancora lui, a sei anni di distanza dall'ultimo titolo mondiale. Un digiuno che lui vuole azzerrare, mentre il mondo attende solo di scoprire se ci riuscirà.