“A vedere come si festeggia il podio nel box del Team Pertamina Enduro VR46 non vedo l’ora di fare podio pure io”. Se c’è un pilota che ha la faccia dell’entusiasmo, quel pilota è Fabio DiGiannantonio. Fresco, spigliato, sempre sorridente e distante anni luce dal politichese. Non fa polemiche, anche perché sembra non averne mai motivo, ma quello che c’è da dire lo dice e non si nasconde mai dietro a risposte diplomatiche.
La regola aurea della VR46: i piloti fanno "solo" i piloti
Lo ha fatto anche nella sala stampa di Jerez, quando, dopo il GP di Spagna chiuso in settima posizione e con un gran sorriso stampato in viso, gli è stato chiesto se il team VR46 resterà con Ducati. “Io non lo so, questa è una squadra in cui i piloti devono fare i piloti e vengono tenuti fuori da tutte le altre dinamiche, come è giusto che sia per permetterci di concentrarci su quello che dobbiamo fare noi – ha spiegato il Diggia – Insomma, non lo so, non sono cose che devo sapere io e, anche se andassi a chiedere, mi risponderebbero ‘fatti i caz*i tuoi’. Qui funziona così, la risposta è quella e mi piace. Ora l’ho detto un po’ così, ma davvero non lo so se si resterà con Ducati, ma se fosse sarebbe una cosa bella anche per me”.
Una moto che gli piace e un box che festeggia da paura
Che la Ducati è una moto che sente sua l’ha detto anche ieri, dopo aver chiuso davanti a tutti i test di Jerez, lavorando su quegli aspetti della Desmosedici 2023 con cui fino a ora ha fatto fatica a fare i conti. “E’ una moto che spinge tantissimo – ha commentato il pilota romano ai microfoni di Sky – Se porti velocità in curva la senti che spinge proprio e quindi non riesci a fermarla bene. Abbiamo lavorato tanto su questo. E sono contentissimo perché, al di là del primo posto, non avevo mai provato così tante cose in un test. Lavoro che paga, quindi, e entusiasmo che non cala mai per un Diggia che racconta di aver trovato una extra motivazione anche nel podio fatto dal suo compagno di squadra, Marco Bezzecchi. “Sono strafelice per lui – ha detto – anche perché aveva fatto fatica all’inizio. Ci rispettiamo e ci vogliamo bene davvero. C’è un ambiente molto bello nel box: si lavora tanto, ma quando c’è da festeggiare si festeggia da paura. Voglio farne tante anche io. Sono convinto che siamo partiti alla grande e adesso, lavorando su quello che c’è da sistemare, potremo fare cose grandissime. C’è davvero tanto del positivo anche da questo fine settimana, siamo sempre stati in top ten in queste prime quattro gare. Mi sento di essere un pilota forte e veloce e da quando ho trovato continuità ho sempre fatto belle gare: dobbiamo solo mettere a posto due o tre piccole cose”
Un aiuto arriva dal “metodo Ducati”, anche se Marc Marquez non è l’esempio
Oltre le nuove parti e i nuovi settaggi provati a Jerez, Fabio DiGiannantonio spiega che il grande lavoro che si fa in Ducati è anche quello del confronto dei dati dei vari piloti. Tutti vedono tutto e praticamente non c’è distinzione tra piloti ufficiali e piloti di squadre satellite. Con Fabio DiGiannantonio che, sempre in vena di confidenze, svela: “In verità Marc Marquez è da copiare solo a metà: perché è uno dei peggiori piloti Ducati nelle curve a destra e uno dei migliori in quelle a sinistra. Però c’è da dire che siamo molto simili sull’uso del gas”. L’otto volte campione del mondo, soprattutto ora che è in sella a una Desmosedici da pochissimi mesi, non è “l’uomo da copiare” per DiGiannantonio che ammette di avere, almeno per adesso, altri riferimenti. “Sinceramente – ha proseguito – preferisco andare a studiarmi i dati del mio compagno di squadra Marco Bezzecchi. Poi, se devo guardare fuori dal box, allora i riferimenti sono Pecco Bagnaia e Jorge Martin, perché a mio avviso sono ancora loro quelli che fanno performare al meglio la Ducati”
L’unico rammarico di Jerez: il tempo perso all’inizio
“Peccato non tanto per la partenza, ma per i primi due o tre giri” – Fabio DiGiannantonio ha un solo rammarico dopo il GP di Spagna. C’entra il feeling avuto all’inizio e c’entra, soprattutto, la risposta delle gomme quando erano ancora nel torpore delle termocoperte. “Il feeling con la gomma dietro all’inizio non è stato fantastico, perché non riuscito a avere una buona trazione in uscita di curva e ho subito tre sorpassi da parte di Miguel Oliveira, Jack Miller e Enea Bastianini. Questo ha un po’ compromesso la mia gara, perché, come è noto, quando si resta dietro poi non è facile. Però poi ho iniziato a avere un buon passo e i tempi dicono che forse avrei potuto giocarmi una posizione proprio a ridosso del podio, ma ho perso molto tempo lì. Ci ho messo tantissimo tempo sia a passare Jack Miller che Miguel Oliveira e poi, quando sono rimasto da solo, era troppo tardi per riuscire a agganciare quelli davanti. Però sono contento, alla fine in queste prime gare abbiamo fatto sempre sesti posti, settimi posti, sono punti che portiamo a casa e esperienza che mettiamo nel sacco. Non ci manca nulla per stare con quelli davanti”