“Se vuoi parlare con Fausto puoi venire qui”, ci dice Ilenia Valentini, una vita a gestore l’amministrazione della Gresini Racing. È entrata in azienda che aveva vent’anni ed ora si ritrova a girare il mondo dietro alle moto con una polo azzurra assieme a Nadia Padovani, perché in questa impresa è tutto veloce. Ilenia ha ragione, più che un museo quello allestito all’interno della sede di Faenza è un santuario. C’è tutta la roba del Gresini pilota, dalle moto - Garelli e Honda - alle coppe, bellissime e impensabili oggi per qualità e dimensioni. Forse però, ad impressionare di più è la parte imprenditoriale, che è stata riassunta con i pass paddock collezionati da Fausto in oltre vent’anni di carriera. Con un breve colpo d’occhio ti rendi conti di come sia passato il tempo e di quanto siano cambiati questi piccoli cartellini, sempre diversi tra loro per forma e dimensione mentre la foto di Fausto è sempre la stessa, la prima: Dorna non la cambia mai.
All’evento organizzato durante il mercoledì di Misano per raccontare il museo sono presenti un gran numero di ospiti, a partire dai sei piloti Gresini Racing che il GP di casa lo festeggiano con tute e livree speciali ispirate al Garelli del Team Italia con cui Fausto, ventenne, vinse due titoli mondiali in 125 negli anni Ottanta. Sul palco si parla della sua storia, viene mandato un video, la sala è piena e le sedie non bastano. In prima fila c’è la famiglia guidata assieme al team da Nadia Padovani, a ricordarci che questa è l’unica squadra in MotoGP a gestione famigliare: una follia bella e faticosa. A fianco Carlo Merlini, che formalmente ricopre il ruolo di direttore marketing ma di fatto ha un ruolo ancora più centrale. Sempre davanti a tutti ma dall’altro lato della sala ci sono i grandi rappresentanti di questo sport, da Carmelo Ezpeleta (CEO di Dorna) a Giovanni Copioli (Presidente FMI e Vice Presidente FIM), oltre a Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi (Ducati Corse) che invece stanno un po’ più indietro mescolati assieme al pubblico.
Tra gli amici e gli appassionati dei motoclub venuti a Faenza per ricordare Fausto, a qualche metro da uno scoppiettante Carlos Lavado, c’è anche Loris Capirossi con la moglie Ingrid. È abbastanza difficile vedere un pilota emozionarsi così lontano da un circuito, eppure Loris è sempre in bilico tra le risate e le lacrime.
“Fausto fa parte della mia vita”, ci racconta Loris dopo la presentazione con un certo entusiasmo. “Io ero un bambino di 10 anni e andavo ad osservarlo quando tornava a casa, mi mettevo dietro al muretto per non farmi vedere perché lui era un campione del mondo e io un bimbo, è sempre stato il mio mito. Poi la storia ha fatto sì che diventassimo compagni di squadra ed è nata un’amicizia fortissima tra noi. Ho corso nella sua squadra… è parte di me. Il rapporto che avevo con lui era… beh, eravamo amici. Amici per davvero, quindi dicevamo un sacco di boiate e quelle robe lì mi mancano. La vita a volte può essere anche triste, rimane questa grande struttura e io ogni volta che si parla di lui mi emoziono, lo sento qua”. Lo dice mettendosi una mano sul petto, con a fianco Carmelo Ezpeleta che lo ascolta anche lui commosso. “Sono felice che stia nascendo tutto questo, Fausto si meritava tutto”, continua poi Loris. “Mi dispiace che non possa vedere tutto quello che la sua famiglia ha fatto e ha continuato a costruire”.
La sala dedicata al museo per la verità non raccoglie tutto, l’enorme sede della Gresini Racing ha ricordi e storie sparse in ogni dove. Decine di caschi con dedica ben ordinati sugli scaffali, sculture ricavate da vecchi componenti - come lo scarico di una Honda RC211 - e foto di altre epoche, di grandi storie, di bei ricordi. C’è il segno di piloti che nel frattempo hanno vinto tanto e di altri, come Daijiro Kato e Marco Simoncelli, che non ci sono più. Nel museo invece, ben illuminate, sono esposte le cose di quando Fausto correva: le tute, i guanti e gli stivali, ma anche qualche casco che è stato riprodotto esattamente come l’originale perché il Gresini pilota li regalava agli amici. “Se vuoi parlare con Fausto puoi venire qui”, pensiamo ancora entrando in quella stanza protetta da vetrate trasparenti. È vero, lì dentro ti viene davvero voglia di parlare con Fausto. Le cose qui vanno bene, puoi dirgli. Enea l’anno scorso ha vinto quattro gare e chiuso il mondiale al terzo posto, un sogno. Nadia porta avanti le tue feste, i tuoi piloti, la tua gente. Carlo, Michele, Luca, Lorenzo, Manuel, Cristian, Beppe e tutta la Gresini Racing sono lì, a godersi questa vita e a renderti onore. Sono bravi a raccontarsi al mondo e a restare uniti tra di loro. A noi non lo dicono, caro Fausto, ma è da un po’ di tempo che si fanno delle grasse risata pensando a questa storia di Marc Marquez in casa tua. Poi magari ci arriverà Franco Morbidelli, chissà. La storia più bella però è un'altra: per qualcuno le corse sono un sogno, un punto d’arrivo. Per altri diventano un amore col tempo, un giorno dall’essere un mestiere come un altro si trasformano in una ragione di vita. Fausto Gresini faceva questo effetto alla gente, la portava ad innamorarsi del suo mondo, ad emozionarsi come capitava a lui, a sognare ad occhi spalancati. Ecco, esiste una definizione migliore del successo? Difficile crederlo.