La finale con lo scarto più ampio della storia. L’ultima partita della Champions League 2024/25 tra Inter e Paris Saint-Germain è finita nel peggiore dei modi per i nerazzurri e Simone Inzaghi. Ora, come sempre, ci si chiede: di chi è la colpa? Una domanda facile, mentre la risposta non lo è. La più probabile, comunque, è: di tutti, dai giocatori al mister. Ma questa partita l’Inter l’ha persa anche prima di scendere in campo. L’ha persa sugli spalti. Nino Ciccarelli, leader dei Viking, ha pubblicato una serie di storie Instagram. In una di queste si mettono le due coreografie a confronto: non c’è stata storia. Nemmeno in quello. Del resto gli ultras all’Allianz Arena erano assenti. La società ha scelto di non dare i biglietti ai membri della curva Nord. L’effetto di quanto scoperto con l’inchiesta Doppia Curva. Ci sono state proteste, richieste di incontri tra vertici ultrà e dirigenti. Mettendo in chiaro sempre una cosa: noi con quell’indagine non c’entriamo nulla. E non vogliamo trattamenti di favore o biglietti gratis. “Guardate la curva che avete voluto”, dice ancora Ciccarelli: “Vergogna”. Al settantesimo la gente se ne andava dagli spalti. Anche a San Siro, dopo il 4 a 0 di Kvaratskhelia, molti già stavano tornando a casa. Un tracollo. Ma mancavano venti minuti. E gli ultras, piaccia o no, avrebbero cantato fino alla fine.


Simone Inzaghi probabilmente se ne andrà dall’Inter. I nerazzurri sono arrivati in fondo a questa Champions grazie al gruppo. È stato così contro il Bayern e contro il Barcellona. E questa finale è stata persa nello stesso modo: tutti insieme. Nessuno, infatti, può dire di essersi salvato nella prestazione. Nessuno si è guadagnato nemmeno lontanamente la sufficienza. Tantomeno l’allenatore. In questi giorni si è parlato più del futuro, degli scenari che si sarebbero aperti con una vittoria o una sconfitta. Un peccato. Ora forse c’è l’Arabia per lui. Così ha detto lo stesso Inzaghi. Lo scenario dopo un 5 a 0, infatti, era inimmaginabile. È più di una sconfitta. Campionato buttato, anche oltre il gomito di Yann Bisseck. Coppa Italia lasciata andare, in un derby. Inter smantellata in finale di Champions League. Una sconfitta lascia rimpianti, una partita così ha conseguenze più profonde. Alcuni italiani come Alessandro Bastoni, Nicolò Barella e Federico Dimarco (forse il peggiore in campo) dovranno giocarsi l’accesso al mondiale contro la Norvegia. Si deve ripartire. Ma ci sono tanti giocatori che, di fatto, non ripartiranno: Francesco Acerbi, Henrikh Mkhitaryan, Matteo Darmian e Yann Sommer. Tutti a fine ciclo. Forse lo è anche Inzaghi, che chiuderebbe con un solo scudetto, quattro titoli tra Coppa Italia e Supercoppa, una finale persa e un’altra non giocata. Battuto su tutti i fronti da Luis Enrique, che dopo 10 minuti gli aveva segnato in faccia un gol a porta vuota. Gol dell’ex di Achraf Hakimi, peraltro. L’ennesima beffa, dato che si spendevano paragoni tra lui e Denzel Dumfries, altro nerazzurro sparito sul campo dell’Allianz. Ed è sparito anche il tifo sugli spalti, oltre ai giocatori in campo. Al settantesimo, con venti minuti da giocare. Il momento più difficile in cui essere tifosi, ma anche il più necessario. Mancava la curva Nord, mancavano gli ultras. Il 31 maggio a Monaco di Baviera è mancato tutto.
