Francesca Nocera vive di terra e sassi ma ha finito per assomigliare al mare. È calma, spesso divertente e a volte scorbutica ma, soprattutto, ha una forza trascinante. D’altronde le storie di chi è sopravvissuto a un brutto male, quello che qualcuno chiama così per circoscrivere l’area e che tra i sinonimi ha parole come neoplasia, cancro o tumore, sono storie che si assomigliano tutte in un dettaglio: la voglia di reagire prima e, per chi ha la fortuna di farcela, la libertà del poi, quella di vivere con un’altra prospettiva. Per Francesca, bergamasca di classe 1993, il viaggio è stato lunghissimo: “Ho avuto i primi problemi nel 2012 e ho scoperto il carcinoma nel 2018”, racconta a MOW. Ad oggi ha vinto quattro campionati italiani, tre volte il Motocross delle Nazioni Europee e raccolto due podi al mondiale, passando dal cross all’enduro per non rinunciare alle corse.
Questo perché se fai lo sportivo professionista il tuo tempo è come un fuoco d’artificio: bello e luminoso per un attimo, prima che arrivino gli altri. Così devi dare il meglio sempre e lei, Francesca, ha imparato a farlo anche fuori dalla pista. È tutta cuore, gran coraggio e leggerezza. La prima cosa che capiamo di lei è che si allena in continuazione, anzi: “Full di allenamenti e via”, spiega in prima battuta. E subito aggiunge: “Tre volte a settimana vado ad allenarmi in moto (möto, dice) e anche in quei giorni la mattina faccio il riscaldamento in palestra, poi alla sera quando torno a casa ricomincio ad allenarmi”.
Hai raccontato che è stato tuo padre a metterti sulla moto da bambina: come è andata?
“All’inizio mi aveva preso un cinquantino ma io non la guardavo molto, non mi piaceva. Quindi ci andava mia sorella, poi da un giorno all’altro ho cambiato idea: sono andata a vedere una gara ed è nato tutto. Avevo quasi dieci anni, poi sai… era più un gioco”.
Quando è diventata una cosa seria?
“Verso i sedici, diciassette anni. Quando ho capito che ero disposta a fare sacrifici. Mi ricordo ancora la prima volta che ho sentito una moto: ho provato a salire e mi sono bruciata, non la volevo più vedere!”.
La prima vittoria te la ricordi?
“La prima era… una dell’italiano, ma prima ancora no, non ho memoria (ride)”.
È stato lì che hai capito che potevi farlo di mestiere?
“Se devo dire la verità io non l’ho mai capito, sono una molto coi piedi per terra”.
Dopo gli anni di motocross sei passata all’enduro: è diventato tutto un po’ meno faticoso?
“No, l’enduro è anche più faticoso. Però ho voluto un po’ cambiare dopo tutto quello che ho passato. Purtroppo nel cross ho perso degli anni, anche se non per causa mia. Io non credo nella fortuna, ma in questo caso credo di essere stata un po’ sfortunata”.
Però questa è stata la tua prima stagione, giusto?
“Praticamente sì, l’anno scorso dovevo iniziare il mondiale e senza cadere - pensa te - ho lussato la spalla, a una settimana prima della gara! Ho provato ad andare lo stesso eh, ma mi è uscita dodici volte in un giorno e quando ho finito la gara ho preso il primo aereo per tornare a casa. Alla fine ho fatto qualche gara degli assoluti, che ho vinto, e ho vinto anche l’ultima gara di europeo. E anche l’ultima del mondiale, in cui ho avuto un problema tecnico nella prima giornata e nella seconda ho finito quinta”.
Dov’è la differenza più grande tra le due specialità?
“È Mentale. In enduro, quando sei in gara, starai una media di otto ore sulla moto. Rimanere concentrato per tutto quel tempo è veramente difficile, poi cambi situazione da un momento all’altro. Ma anche fisicamente lo senti tanto e sei da solo, sei tu con la moto. Tu e il cronometro, e a me quella cosa piace. Non che non mi piaccia correre con gli altri, però con l’enduro ti godi i tuoi momenti e metti alla prova te stesso”.
Corri in squadra con Thomas Oldrati, uno che nell’enduro ha vinto tutto: com’è?
“Tosto! ha una bella testa e a volte mi rivedo tanto in lui, perché nonostante il fatto che abbia corso per diversi anni ha sempre quella fame, quella grinta che gli fa dire ‘voglio farcela’. In questo mi rispecchio molto in lui, mi piace parecchio quando ci alleniamo assieme. È uno che sa e ti può dare le giuste dritte”.
Senti, una ragazza che corre in fuoristrada può vivere con le corse?
“Io sono fortunata, perché sono riuscita ad entrare nel Gruppo Sportivo Fiamme Oro che ringrazio tantissimo, è davvero un grande privilegio. E poi ho le aziende che mi sostengono e mi danno una mano, anche se ovviamente all’inizio mi hanno aiutato tanto i miei genitori, che ringrazio sempre. Se non fosse per loro… chissà”.
Andiamo al crudo. Quando hai scoperto di avere un cancro?
“Ho iniziato ad avere problemi di salute nel 2012, fino ad arrivare al 2018 quando finalmente l’ho scoperto. Dico finalmente perché non ne potevo più di avere tutti quei problemi, avevo problemi assurdi. Mille paure, pensavo di essere andata fuori di testa. Ce l’avevo vicino alla tiroide, mi ha intaccato quella, i linfonodi… ma chissà da quanti anni andava avanti, non saprei dirtelo nemmeno io. Mi dicevano che ero io, che ero fatta così e alla fine ho finito per crederci. Ad un certo punto mi sono decisa e sono andata dal medico di mia iniziativa: mi ha rimandata a casa dicendo che ero sana come un pesce. Ho perso peso, ma tanto. Alla fine sono andata a farmi gli esami - di nuovo per conto mio - ed erano tutti sballati. Calcola che nel frattempo ho sempre continuato ad andare in moto, quindi loro mi dicevano che se riuscivo ad allenarmi era perché stavo bene. La realtà è che io ho una testa che… che alla fine fa tutto. Non mi lamentavo. Mi ero convinta di essere così, mentalmente instabile”.
Ecco perché dici ‘finalmente’.
“Esatto. Avevo paura, ma allo stesso tempo ero contenta di averlo scoperto. Mentre succede in realtà non realizzi granché, io ho cercato sempre di fare finta di nulla e pensare soltanto allo sport che è la cosa che mi ha fatto reagire”.
Quanto tempo è durato?
“In realtà mi devo ancora tenere controllata, perché un carcinoma così non sparisce e basta. Ho fatto la prima operazione nel 2018, poi a fine anno la prima terapia, a metà 2019 ho fatto la seconda operazione e poi la seconda terapia”.
Tostissima.
“Più che altro non è facile con le persone intorno, che magari ti compatiscono quando secondo me bisognerebbe soltanto dare amore. Ora so che vale più un abbraccio di mille parole. È vero sai… è proprio vero. Devo anche dire che la famiglia c’è sempre stata e ci sarà sempre, sono riuscita a reagire anche per loro perché non è assolutamente facile affrontare una situazione del genere. Molte volte spero che le difficoltà capitino a me perché so di avere il carattere per reagire. Oggi vivo alla giornata, con i miei obiettivi ma alla giornata”.
Ti chiedi mai chi te lo fa fare?
“Ogni tanto ci penso ma ho subito la risposta pronta. Alla fine lo faccio perché lo voglio io, è la mia passione. Devo dire che mi ha proprio cambiata, io mi vergognavo anche di andare a prendere il pane sotto casa. Calcola che quando ho fatto il podio al mondiale mi hanno chiamato per andare in un programma televisivo io non riuscivo a fare altro che piangere perché non volevo andarci, mio padre provava a farmi ragionare e io rispondevo che non correvo mica per quello! Adesso mi godo tutto, anche ogni allenamento in palestra. Forse perché ho perso tanti anni, avere sempre quella fame dentro e doverla tenere a bada non è facile. Specialmente se hai la passione che ho io”.