Non era mai successo in serie A che nella stessa giornata quattro allenatori venissero espulsi, peraltro tutti di domenica. Gasperini a pranzo, Mourinho e Spalletti nella gara delle 18 e Inzaghi nel posticipo. Ognuno per circostanze diverse. C’è chi come il portoghese è stato espulso per proteste troppo veementi mentre l’allenatore dell’Inter per una reazione eccessiva a un rigore dato al Var. Spalletti la più clamorosa visto che si era semplicemente complimentato con Massa per la sua direzione di gara. Quest’ultimo aveva interpretato l’applauso del toscano come ironico e ha mostrato il cartellino rosso. Su tutte le furie Gian Piero Gasperini che, invitato per l’ennesima volta in carriera ad abbandonare il campo, non le ha mandate a dire nel post-partita.
“C'è un problema di qualità enorme, non accetto che un ragazzino mi venga a sventolare il cartellino rosso sotto il naso senza un perché. È stata un’espulsione assurda, non ho fatto o detto niente, ho protestato per un fallo su Scalvini su cui è esploso tutto lo stadio. Voglio che qualcuno me lo spieghi e così non si può controbattere, così con questo sistema diventa troppo facile passare dalla parte del torto” ha detto l’allenatore dell’Atalanta. Allora, chiariamo subito una cosa. Gian Piero Gasperini non eccelle né per simpatia e nemmeno per la sua “correttezza” dalla panchina. Si lamenta spesso con arbitri, colleghi e calciatori e le vicende piombate in questi anni su di lui, in primis la questione Papu Gomez, possono confermare il tutto. Però ha ragione. Da sempre, purtroppo, la relazione tra arbitri e club (e tifosi) è sul piede di guerra. A ogni minimo dubbio l’operato del direttore di gara viene contestato e nonostante il var abbia comunque ridotto drasticamente le proteste in campo, ci sono molti aspetti che non accennano a calmarsi. Uno di questi è proprio quello delle espulsioni degli allenatori.
Ecco perché far intervenire, a turno e in base alle criticità della giornata, gli stessi direttori di gara potrebbe risolvere questo problema. Commenterebbero le loro decisioni, spiegherebbero il perché aver dato o revocato un rigore, come mai la decisione è stata rivista al Var oppure no e infine anche i motivi legati alle espulsioni. Perché a parlare è (poco e da poco) Andrea Rocchi, designatore arbitrale, che comunque non lascia risposte soddisfacenti. Il dubbio infatti rimarrà per sempre, o peggio, cadrà nell’oblio. Nessuna spiegazione, nessuno a parlare, niente di niente. Ci hanno abituato a “rassegnarci” e questo non è costruttivo. Al contrario, non fa altro che alimentare le polemiche.
Ecco perché “la conferenza stampa degli arbitri” potrebbe essere una bella novità da inserire al più presto. Non solo perché calmerebbe gli animi degli scontenti, ma aumenterebbe anche il ruolo degli stessi arbitri. Loro il regolamento lo conoscono meglio di chiunque altro e ogni sfaccettatura verrebbe chiarita proprio grazie alla spiegazione della semplice applicazione della regola. In caso di errore invece, un’eventuale scusa da parte loro a microfoni aperte farebbe capire a chiunque che anche loro sono umani. E come tutti gli essere viventi possono sbagliare o mal interpretare una decisione. In quel caso nessuno attaccherebbe nessuno e le partite verrebbe giocate (e viste) con molta più serenità. Quindi, cara AIA, pensateci davvero. Perché il primo passo verso rivoluzione verso un mondo calcistico senza odio-social potrebbe davvero essere in mano vostra.