A Jerez si è posto la domanda e, ora, dopo il Mugello potrebbe farsela di nuovo, questa volta con una risposta diversa. Quale domanda? Quella sull’opportunità di fermarsi, per dare tregua ad una spalla che gli crea ancora noie e che, dopo un anno di stop, chiaramente ci sta mettendo molto tempo a ritrovare la piena mobilità e tutta la forza che serve per domare una MotoGP. Marc Marquez lo ha anche ammesso, raccontando in una intervista prima del Mugello, che dopo il GP di Spagna a Jerez lui e i suoi medici hanno valutato di fermarsi. Alla fine la scelta è stata quella di rinunciare ai test del giovedì, dopo aver visto che non avrebbero potuto rivelarsi produttivi, e di andare comunque avanti. Ma nelle dichiarazioni di ieri, dopo la prima giornata di libere del GP d’Italia, il fenomeno di Cervera ha ammesso chiaramente di non sentirsi in lotta per il mondiale. Aggiungendo che il suo obiettivo non è cercare una vittoria, ma la migliore condizione e ammettendo che è ancora lontana. Se a questo si aggiunge un dato di fatto, e cioè che la Honda RC213V di questa stagione è una moto che i problemi li aggiunge piuttosto che aiutare a superarli, diventa umanamente più che comprensibile lo stato d’animo di Marc Marquez.
“Io non sto pilotando al 100% - ha dichiarato l’otto volte campione del mondo - la moto si muove molto meno, perché non la porto al limite come sempre. E’ una moto critica, devi essere al 100% fisicamente e io in questo momento non sono preparato. E’ vero che soffriamo un po’ con la trazione, ma era già così nel 2019. Correre per prendere 5 o 10 punti, a essere super ottimista, non modifica il risultato finale. Questo è un anno di transizione, devo essere cosciente da dove vengo e dove sono. Bisogna prenderlo come un test pubblico invece di privato: un giocatore di calcio può allenarsi, noi non lo possiamo fare, devi allenarti in gara”. Il Mugello, quindi, per valutare non solo come andare avanti, ma anche se andare avanti o prendersi una pausa. Anche perché, dopo Barcellona, Marc Marquez potrebbe avere l’ok a smettere la terapia antibiotica che sta facendo ormai da mesi. E’ un atleta e tiene botta, ma una cosa del genere stenderebbe qualsiasi essere umano normale e, come se non bastasse, anche la placca che ha sul braccio rappresenta una incognita: “La placca inserita a suo tempo nella spalla è una di quelle fisse, non va rimossa. E’ chiaro che se dovesse creare dei problemi andrebbe comunque asportata – ha spiegato - ma al momento non è un'opzione sul tavolo. Dopo il GP della Catalunya farò un altro controllo medico: se sarà positivo, smetterò di prendere gli antibiotici. Sarebbe un altro passo in avanti verso il recupero fisico. Per quanto riguarda la spalla, dobbiamo capire bene la situazione, lo faremo sempre in quel controllo medico. E’ vero che la spalla è più instabile e oggi ho capito subito che qui avrei avuto una grande limitazione fisica. Dopo le FP1 ho confrontato i dati del 2019, in tre cambi di direzione, perdo due decimi per ciascun cambio. In curva non mi sento così male. Spero di avere migliore sensazioni in futuro”.
Parole che, sintetizzate in termini spiccioli, significano una cosa sola: “non sto vedendo miglioramenti nelle performance”. Ed è chiaramente questa la preoccupazione che assilla Marc Marquez. E’ giovane, non ha fretta di forzare i tempi correndo il rischio di buttare all’aria una carriera che potrebbe diventare doppiamente pazzesca e, umanamente, l’idea di far prendere fiato al suo fisico potrebbe rivelarsi sì una rinuncia sul momento, ma anche un investimento concreto sul futuro. Ci sono di mezzo, però, interessi significativi e una decisione del genere, inevitabilmente, non potrà riguardare solo l’aspetto meramente fisico. Di questo Marc Marquez è ben consapevole, ma sembra anche altrettanto determinato a non regalare più niente dopo aver rischiato di dire basta. Anche perché quale sia la sua mentalità l’ha ribadito con grande chiarezza nell’intervista esclusiva rilasciata nei giorni scorsi per SKY: “Io voglio correre per potermi giocare la vittoria, le quindicesime posizioni non mi interessando”. E’ ancora in grado di centrare il lampo, di esprimere il suo talento nel giro secco, nella manovra al limite, nell’astuzia di mettersi sulla scia di quelli che vanno veramente forte e persino di giocare psicologicamente con gli avversari. Magari oggi gli ci scappa pure una pole dopo un giro a vita persa, ma è perfettamente cosciente che la continuità che serve per vincere non c’è e anche che potrà tornare solo se saprà aspettare senza correre rischi e senza cedere ad alcuna pressione esterna: “So che non posso guidare al mio livello, ma è positivo il modo in cui non perdo la mia competitività: sto perdendo un po’ di prestazioni, ma in futuro sarà meglio”.