Valentino Rossi e Lucio Corsi hanno quella roba lì. Quell’autenticità che nella propria carriera è sempre valsa più di ogni altra cosa. E quando parlano di sé e della propria storia si nota all’istante: sono due che sulle proprie idee hanno costruito il proprio fare, il proprio modo di essere e di esprimersi. Ogni altra cosa viene dopo. Due figure che, con le dovute proporzioni, hanno trionfato prima di tutto essendo se stessi: uno in sella o alla guida di qualsiasi mezzo a motore, l’altro con la propria voce e la propria chitarra.
Bastano due battute per capirlo: “Io e te siamo fratelli di Blues Brothers”, commenta il cantante riferendosi a Valentino in una lunga intervista concessa a Rolling Stones che li ha visti conversare a tutto tondo, dagli inizi al successo, dal proprio percorso alla necessità di non abbandonare mai le proprie idee. “Dentro - il film - ci sono la musica e le fughe. Io ho preso la musica, tu le fughe”. Un riferimento non casuale: il film è il preferito del Doc, quello che papà Graziano gli ha fatto vedere da bambino e che, nel 2016, ha ispirato uno dei suoi caschi speciali indossato a Misano, con lui e Uccio sulla parte superiore della calotta.
Questione di fantasia, di ispirazione e di idee dell’ultimo minuto: “Quelle vengono quando sei con le spalle al muro, tipo: o stasera o mai più”. E poco importa se dall’altro lato c’è uno sponsor che spinge per dare l’ok: “Non ti dico i litigi perché volevano avere il casco in anticipo. Io dicevo sì, come no, certo, va bene, però poi arrivavamo talmente in ritardo che non avevano più scelta, ma non lo facevamo apposta. Cominciavamo a vederci il martedì prima del gran premio, solo che nei primi due, tre incontri non veniva fuori nessuna idea brillante”.
È una fantasia che nasce da lontano e che affonda le proprie radici a Tavullia per Valentino, nella Maremma toscana per Corsi: “Un ragazzino che cresce in un posto del genere comincia ad andare altrove con la fantasia. Ed è una cosa che anche nello sport può fare la differenza, può dare un guizzo diverso”, afferma il cantante. “A Tavullia siamo campagnoli - risponde invece Rossi -, ma se ti sposti di una decina di chilometri sei a Riccione e quindi discoteche, ragazze, feste. È la fortuna d’esser nato in questo posto. E poi come dici te, siamo provinciali e in un paesino piccolo ti devi inventare qualcosa”.
Territori da guizzi di immaginazione e amicizie autentiche, le stesse che ti tengono con i piedi per terra quando, in moto o su un palco, ad accompagnarti c’è la fama: “Anch’io ho conosciuto gente interessante dopo che sono diventato famoso, dopo aver vinto i mondiali. Posso dire che sono amici veri, sì, ma con loro non avrò mai il rapporto che ho con le dieci o forse meno persone con cui sono cresciuto”, afferma Valentino. “Quando diventi famoso ti danno tutti ragione. Nessuno ti dice più ‘ma che cazzo fai’. Diventa difficile capire di chi ti puoi fidare”.
E lo stesso vale per Corsi: “Con Tommaso - Ottomano, il suo co-autore e collaboratore principale - abbiamo passato anni a cercare di crescere, di arrivare a più gente facendo le cose che ritenevamo giuste, senza scendere a compromessi, credendoci sempre. Dopo Sanremo la gente ci chiede cos’è cambiato. La risposta è: assolutamente niente”.
Non è cambiato niente neanche per Rossi che, a 46 anni e nove mondiali in tasca, passa ancora i suoi sabato sera al ranch, con gli amici di una vita e i ragazzi a cui, giorno dopo giorno, cerca di passare proprio quella roba lì: “Mi siedo qua, questo è il mio posto”, spiega, con l’intervistatore che precisa come non sia a capotavola nonostante il capo di quella banda lo sia per davvero. “Il sabato sera mangiamo tutti assieme, studiamo le immagini girate in pista, ci sono il biliardino, il simulatore e lì c’è il divano per rilassarsi un po’”. Spirito d’altri tempi, quelli in cui nel paddock, dopo le nove e mezza di sera, “Uno che beveva una birra lo trovavi”, racconta. Due figure e una vita passata a inseguire qualcosa di grande, ma senza mai fare a meno di essere se stessi. Dopotutto, per due come loro, non esistono compromessi.