L’atteggiamento di Jorge Martin al RedBull Ring, nell’ultimo GP d’Austria, è ancora l’argomento più discusso. Perché il giovane spagnolo è entrato duro su Enea Bastianini quando forse non serviva provarci, nelle primissime fasi della gara, e poi, sul finire, ha attaccato anche Jack Miller. Lesa maestà? Assolutamente no. E’ chiaro che un pilota ha il dovere di provarci sempre. Il punto, però, riguarda il come. Perché di mezzo questa volta c’erano altre Ducati e perché il rischio di buttare all’aria un altro GP era più che alto. Talmente alto che alla fine si è concretizzato, con Martin che s’è steso a poche curve dal traguardo e ha rimediato il secondo zero consecutivo dopo la caduta (simile) di Silverstone.
Della scaramuccia con Enea Bastianini è stato già detto tutto e, anzi, viene pure da aggiungere che i due pupilli di Gigi Dall’Igna si stanno giocando un posto nel box ufficiale e che, quindi, un po’ di verve in più poteva anche far parte del gioco. Ma il sorpasso provato su Jack Miller ha fatto arrabbiare anche lo stesso australiano, che solitamente è uno che non se la prende mai per quello che succede in pista. “Ha attaccato come a Silverstone alla curva Uno – ha spiegato Miller - Non so se volesse rimanere in pista o meno, ma di certo in quel modo lì è più facile finire fuori che rimanere sull’asfalto. Io ho frenat molto tardi e ho visto che lui è andato anche oltre e mi è stato subito chiaro che difficilmente sarebbe rimasto in sella. Sono stato in grado di frenare ed evitare che la sua moto mi colpisse Almeno nell'ultimo giro sono riuscito a rilassarmi un po' di più, Jorge però dovrebbe pensare a stare in pista e non lo fa da due gare”.
Parole dure. Quasi da stentare a credere che possano essere uscite dalla bocca di uno come Jack Miller. Evidentemente Martin ha osato veramente troppo e l’australiano non gliele ha mandate a dire. Con il giovane spagnolo che, però, s’è subito difeso tirando in ballo il così detto orgoglio di pilota. “Se mi fossi accontentato del quarto posto, se non ci avessi provato, probabilmente non avrei chiuso occhio per diverse notti successive. Alla fine ho arrecato danno solo a me stesso perché nessun altro è rimasto coinvolto nella mia caduta”.