Jack Miller non è solo un pilota: in Australia la sua famiglia ha anche una fattoria dove alleva capi di bestiame. E se come pilota ha detto di sentirsi dispiaciuto e solidale con Andrea Iannone, la sua esperienza di allevatore gli ha fatto assumere una posizione del tutto diversa da quella degli altri suoi colleghi in relazione alla sentenza che ha messo fine alla carriera del trentenne abruzzese. “Nella mia fattoria – ha detto il futuro pilota della Desmosedici del team ufficiale Ducati – abbiamo a che fare anche con i bovini. Non utilizziamo prodotti strani e, anzi, evitiamo rigorosamente il ricorso agli steroidi, ma anche se facessimo questo tipo di cose ho seri dubbi che la quantità di carne di una sola bistecca possa far risultare positivo al drostanolone chi l’ha mangiata”.
Una osservazione che la dice lunga sul pensiero di Jack Miller in relazione al caso Iannone, con l’australiano che ha scelto di non usare il filtro della diplomazia e del politicamente corretto e ha detto la sua senza mezzi termini e senza girarci troppo intorno. Distinguendosi dagli altri che, invece, si sono limitati, chi più e chi meno, ad esprimere solidarietà, a commentare la mano pesante del TAS di Losanna o, come Cal Crutchlow, a liquidare la domanda dei giornalisti con un semplice “no comment”.
“Andrea Iannone – ha invece detto Jack Miller - ha preso quattro anni e non c’è molto da dire. Per ricevere una pena così devono esserci state prove molto solide. Sono le regole, mi spiace per lui che si sia trovato dalla parte sbagliata. Se mi chiedete se credo che la sostanza possa arrivare dalla carne, io dico di no. Queste sono le regole e queste sono le nostre vite. È davvero un peccato per lui perché è un pilota di straordinario talento e gli auguro tutto il meglio, ma sappiamo tutti cosa possiamo e non possiamo fare”. Miller, poi, entra nel merito delle sue affermazioni e spiega quali sono i confini dentro cui i piloti devono muoversi per evitare non solo comportamenti sbagliati, ma anche incidenti di percorso non voluti.
“Noi piloti – ha concluso l’australiano - riceviamo un libro che ci dice cosa possiamo e non possiamo fare, sono stato nella lista di controllo WADA e da quando sono arrivato in MotoGP sono stato testato una o due volte all'anno. Quest'anno più di ogni altro, per ottenere le nostre licenze abbiamo dovuto sederci e fare un corso di tre ore e mezza con la WADA, e tutti abbiamo potuto leggere i diversi modi per evitare di finire in situazioni sconvenienti. Il materiale è lì, sappiamo cosa possiamo prendere. Per quanto mi riguarda, sono paranoico riguardo alle proteine e agli integratori perché la contaminazione è sempre dietro l’angolo e sono molto attento a tutto. Un piccolo errore può costare molto, ma esistono delle regole da rispettare per stare in questo mondo”.
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