Per lui, il tennista più chiacchierato del momento, il numero quattro della classifica Atp mondiale e fresco vincitore di una storica Coppa Davis insieme alla squadra azzurra (vittoria che mancava dal 1976), è stata la prima volta. Jannik Sinner fa visita alla Ferrari, un piccolo attimo di relax che spezza dal ritorno da Valencia con la nazionale all’inizio dei nuovi allenamenti per la preparazione alle sfide imminenti. Un’occasione per vivere da vicino, e toccare con mano, una passione che il giovane ventiduenne definisce “grande”. “Sono stati mio padre e mio nonno a trasmetterla - ha detto Jannik -. Ho sempre guardato le gare con loro sin da bambino”, poi sono arrivati i tornei di tennis, e le finali (spesso con protagonista il giovane altoatesino) si giocano proprio la domenica, quando si corre il GP, e allora “oggi capita che me li guardi dopo”. Il “ragazzo coi capelli rossi”, così come lo descrive Daniele Bresciani (direzione comunicazione di Ferrari), trascorre mezza giornata in quel di Maranello, passeggiando tra il Museo dell'azienda automobilistica e le linee di assemblaggio, e ancora nel reparto di Ferrari Classiche e soprattutto in pista. Sempre con il sorriso in volto, come sottolinea Bresciani. Nel mezzo anche un passaggio su una Purosangue di colore blu, guidata tra le colline emiliane che circondano la casa del Cavallino. “Mi sono sentito avvolto dalla vettura, come se fosse un’estensione del mio corpo. Un po’ come la racchetta: solo decisamente più grande…” ha commentato a proposito Sinner.
Il campione italiano, da poco eletto partner della Formula 1, ha avuto così l'occasione di incontrare il ceo Benedetto Vigna, e il team principal di F1 Fred Vasseur, ma il culmine della visita del tennista è arrivato con il responsabile dei collaudatori Raffaele De Simone, che lo ha accompagnato fino ai box del circuito, dove ad aspettare il ventiduenne di San Candido era presente una SF90 Spider Assetto Fiorano.
“È stata la prima volta per me”, ha commentato Jannik, che poi ha anche azzardato un'analogia tra tennis e automobilismo: "Sono considerati sport individuali, perché in campo o sulla monoposto si è soli. Ma per ognuno di noi è fondamentale avere alle spalle una squadra che lavori in armonia per il raggiungimento di un obiettivo. E i sacrifici che fanno i componenti del team sono gli stessi di chi gioca o chi guida. In alto si arriva solo insieme, da soli non si va lontano”. Il momento più emozionante per Jannik è stato sicuramente il giro in pista sulla supercar del Cavallino, anche se è il tempo passato tra le linee di assemblaggio che sembrano averlo colpito di più: “Qui a Maranello mi ha colpito vedere l’attenzione che viene messa in ogni dettaglio che rende ogni Ferrari unica, si tratti di una livrea, di un sedile o persino di una cucitura. Così come è stato bello notare il senso di appartenenza che prova chi lavora qui: è come se si fosse onorati di far parte di un marchio che ha scritto la storia di uno sport. E non solo”.