Era la partita più attesa dal giorno in cui è stato sorteggiato il tabellone di Roland Garros e domani - finalmente - la avremo davvero. Il neo numero 1 del mondo, Jannik Sinner, contro il suo rivale per eccellenza di questa generazione, Carlos Alcaraz. Inutile nasconderlo, tutti volevano questa partita, dai tifosi, passando per gli addetti ai lavori e arrivando fino agli organizzatori del torneo, questo perché i due sono il meglio che il tennis ha da offrire in questo periodo storico. C’erano dubbi, alla vigilia del torneo, sulla forma dei due giocatori, Sinner arrivava da un problema all’anca, che lo aveva costretto al ritiro a Madrid e a saltare Roma, Alcaraz invece aveva saltato tutto lo swing sulla terra rossa (a eccezione di Madrid), per un infortunio al braccio accusato dopo il torneo di Miami.
I due però, hanno spazzato via tutto, avversari, incertezze perplessità, giocando un tennis brillante, che nessuno, se non per brevi tratti di partita, è riuscito a sostenere. Sinner ha lasciato solo un set per strada, contro Moutet agli ottavi, in una partita ostica, giocata contro un giocatore unico e irritante, che ha cercato in tutti i modi di entrargli sottopelle, riuscendoci solo per i primi 50 minuti. Una volta ritrovata la via, per Jannik è stato un gioco da ragazzi sbarazzarsi delle variazioni estreme del suo avversario, mettendo in chiaro ancora una volta come nel tennis di oggi, almeno a certi livelli, non ci possa essere spazio per uno stile di gioco scostante ed estemporaneo come quello di Moutet. Ai quarti ha dato 3 set a 0 a Grigor Dimitrov, uno dei giocatori più in forma dell’anno, ma che sulla terra è molto meno efficace rispetto alle altre superfici per stile di gioco (il back funziona meno, il dritto non gli dà punti facili), e davanti a un Sinner perfetto, non è riuscito a rimanere attaccato alla partita, se non per una reazione d’orgoglio alla fine del terzo set, comunque perso al tie-break. In generale Sinner ha mostrato un livello di gioco ottimo, senza ancora i picchi visti in Australia o a Miami, ma accompagnato da una gestione delle partite da giocatore maturo, quale ormai è diventato.
Anche Alcaraz ha lasciato un set per strada, contro de Jong al secondo turno, prima di mettere in fila Korda, Auger-Aliassime e Tsitsipas, vincendo tranquillamente pur con una gestione diversa rispetto a Sinner. Se l’italiano gestisce le partite in modo lineare dall’inizio alla fine, impostando una velocità di crociera media (per lui) insostenibile per quasi tutti e alzando il ritmo solo quando serve, lo spagnolo non ha mezze misure, ci sono dei momenti della partita in cui è ingiocabile e altri in cui commette tanti errori non forzati. Se i momenti di brillantezza durano per tutta la partita, Alcaraz diventa quasi imbattibile, perché, soprattutto sulla terra rossa, può sprigionare tutte le armi e le variazioni che ha, e sono pressoché infinite. Quando queste possibilità si trasformano in confusione però, fare partita pari con lui è più che possibile e, anche se solo per un set e mezzo, sia Tsitsipas, che Korda (comunque due giocatori molto limitati tecnicamente, il primo dalla parte del rovescio, il secondo da quella del dritto), hanno dimostrato di poterlo fare.
Modi diversi per arrivare allo stesso obiettivo, i due, ormai è chiaro, giocano per incontrarsi nei grandi tornei, Alcaraz-Sinner sarà per gli anni ’20, quello che Djokovic-Nadal è stato per gli anni ’10 e Federer-Nadal per gli anni 00’, ovvero una rivalità generazionale, che trascinerà il movimento e alzerà il livello del circuito maschile. Come spesso sottolineato nelle interviste da entrambi, sapere della presenza dell’altro li spinge a migliorare, ad aggiungere dettagli minimi, ma che possono fare la differenza. Nell’ultimo incontro, a Indian Wells, vinto dallo spagnolo, Sinner aveva detto di essere stato troppo prevedibile dopo aver vinto il primo set; state certi che domani lo vedrete molto più propositivo rispetto al solito, alla ricerca di variare il più possibile, per non dare punti di riferimento al suo avversario. Dopo le ultime sconfitte, Alcaraz aveva mostrato un lato di sé nuovo a Indian Wells, giocando in modo molto più paziente, senza cercare di “spaccare la pallina”, ma cercando di costruire il punto usando più la logica, che la potenza, mandando in completa confusione Sinner, sorpreso dalla nuova versione del rivale.
Quando affronti lo stesso giocatore tante volte, la differenza la fanno i piccoli aggiustamenti tattici che trovi, basandoti sull’esperienza delle vecchie partite; per continuare il paragone, le ultime sfide tra Djokovic e Nadal erano molto più ricche tatticamente rispetto a quelle iniziali, perché ormai, dopo più di 50 sfide, si conoscevano a memoria e trovare nuove soluzioni era diventato l’unico modo per riuscire a prevalere. Sinner e Alcaraz non sono ancora a quel punto, quella di domani sarà la loro nona sfida (4-4 i precedenti), ma è chiaro come entrambi si aspettino determinate cose l’uno dall’altro e, a parità di condizione fisica, chi riuscirà a liberarsi di più dai propri pattern di gioco (senza snaturarsi), sarà colui che riuscirà ad alzare le braccia al cielo a fine partita.
Sulla terra c’è un solo precedente, a Umago due anni fa, con vittoria al terzo di Sinner; da quel giorno è cambiato il mondo, entrambi sono diventati numero 1 del mondo (uno lo è attualmente) e adesso non sono più il futuro del tennis, ma il presente. Nonostante il precedente, forse Alcaraz parte leggermente favorito nella sfida di domani, la terra è comunque una superficie a lui più congeniale e la condizione di underdog (se vogliamo esagerare e definirlo così), visto che giocherà contro il numero uno del mondo, potrebbe tranquillizzarlo e fargli esprimere tutta la brillantezza del suo tennis. Sinner dovrà inventarsi qualcosa di nuovo, visto che l’arma con cui di solito fa più male ad Alcaraz, ovvero quella capacità di togliergli il tempo e farlo giocare di fretta, sulla terra sarà molto depotenziata; sarà necessario rispolverare tutti i miglioramenti fatti in questi mesi a livello di soluzioni di gioco e fare male nei bassi della partita del suo avversario, che sicuramente, per caratteristiche, arriveranno. Dopo la vittoria contro Tsitsipas, nell’intervista in campo, Alcaraz ha detto di essere consapevole, che in semifinale avrebbe affrontato il giocatore più forte del mondo. Chissà se l’ha detto per fare pretattica e quindi togliersi un po’ di pressioni di dosso, o perché lo pensa davvero. Di sicuro, e ormai lo certifica anche la classifica, è la verità. Domani, nella partita più attesa dell’anno, su uno dei palcoscenici più importanti del mondo, da numero 1 del mondo, ci sarà un italiano. E il resto è una storia ancora da scrivere.