Johann Zarco è riuscito a tornare in alto contro ogni pronostico. Con KTM le cose non funzionavano e l’anno con la Ducati del Team Avintia sembrava il preludio alla fine della sua carriera in MotoGP. Invece è stato esattamente il contrario. Il francese, in questo 2021, è sempre stato veloce e costante, al punto da trovarsi a metà stagione al secondo posto in campionato a 34 lunghezze dal leader Fabio Quartararo. In una lunga intervista ai colleghi di Motosprint, Zarco analizza questa prima parte dell’anno, di cui è il primo ad essere soddisfatto: “All’inizio dicevo di voler lottare prima per la Top 5 e poi avere il livello per giocarmi il podio: sono contentissimo di essere in questa posizione - spiega il francese - Il mio obiettivo finale è giocarmi il Mondiale e se ne avrò la possibilità già quest’anno, non la lascerò sfuggire. Vorrei davvero alzare il mio livello per avere la stessa fiducia che ha Fabio con la sua moto: dalla prima sessione di prove libere fino alla domenica è sempre davanti. Anch’io ho un bel potenziale a livello di velocità, ma non ho ancora la costanza per essere davanti in ogni turno”.
In Ducati, a partire Gigi Dall’Igna, c’è molta fiducia in lui: “La sentivo molto già dallo scorso anno. Ero nel Team Avintia che, possiamo dirlo, con tutto il rispetto era un po’ inferiore, ma grazie ai risultati sia io che il team abbiamo guadagnato maggiore stima da tutto il paddock. La fiducia della Ducati è aumentata ancora di più quest’anno e questo mi rende felice. Sono nella posizione migliore per lottare contro Fabio ed essendo francese come lui forse avrò una motivazione extra per batterlo, ma non mi vedo come l’uomo di punta Ducati. Con Jack e Pecco siamo allo stesso livello e vedo che si sta facendo un bel lavoro nell’ambiente Ducati, anche tra di noi".
La bella atmosfera del Team Pramac gestito da Francesco Guidotti ha certamente influito, a partire dalla presentazione dello scorso febbraio, quando aveva dedicato ‘Via con Me’ di Paolo Conte alla sua Desmosedici: “In Pramac sanno godersi i momenti di stacco, le serate e le pause tra i viaggi, per poi lavorare molto bene e concentrati quando ce n’è bisogno. Questo mi piace tanto. Dopo la giornata di lavoro abbiamo il piacere di stare insieme, non c’è il bisogno di andare ognuno nella propria stanza di hotel”.
Durante la lunga pausa estiva, Johann si è dedicato al paracadutismo, alle due ruote (su strada) e alla musica: “Ne sto approfittando per fare le cose che normalmente a stagione in corso rimando: vedere gli amici e godermi un periodo a casa. Oggi per esempio sono da un amico che abita in mezzo alle montagne e ha uno studio di registrazione musicale. Con mio fratello ci divertiamo qui a suonare”.
L’addio tra Maverick Vinales e Yamaha potrebbe ricordare la rottura tra Zarco e KTM, ma il francese non è del tutto d’accordo: “Io non ero nella sua stessa posizione. Non potevo ottenere pole position, non andavo sul podio e la moto non era allo stesso livello di oggi, e non era nemmeno al livello della Yamaha che, lo sappiamo tutti, è una moto che può andare veloce quasi dappertutto. Però poi non entro nel dettaglio, è una questione che riguarda Viñales. Il suo addio è stato una sorpresa. Se si guardano le sue due ultime gare c’è un punto interrogativo sulla sua situazione”.
Ora, ad ogni modo, arriveranno piste favorevoli per la Ducati, a cominciare dal doppio appuntamento sul Red Bull Ring: “La pista è buonissima per la moto, sarebbe bello prendere un bel vantaggio. Punto a mettere in pratica tutto quello che ho imparato in questa prima metà di stagione per compiere uno step alla guida, ed essere veramente un avversario diretto di Fabio. Così potrò davvero giocarmi il campionato: sono secondo, ma lui per il momento è più veloce di noi”.
Zarco infine racconta che, con il suo casco, ha voluto esprimere un nuovo modo di affrontare le corse, lo stesso che ha permesso a Joan Mir di vincere il titolo lo scorso anno: “Tanta gente mi conosce con la grafica del tramonto, ma quella appartiene al passato. Dallo scorso anno ho fatto un grande cambiamento mettendo i chakra per mandare questo messaggio: un kamikaze non è più sufficiente per lottare per il titolo della MotoGP, ci vuole piuttosto una conoscenza più profonda di se stessi. Quest’anno l’idea è rimasta la stessa e c’è anche il terzo occhio, che è il sesto chakra, l’ho aggiunto anche dietro. È un casco più aggressivo dello scorso anno, ma mantiene il mio spirito di meditazione: so dove sono, da dove provengo e dove voglio arrivare”.