Jorge Lorenzo in fondo ci piace per questo: dice sempre quello che pensa anche quando sa di avere un’opinione impopolare. In una lunga intervista con Ernest Riveras per DAZN Spagna, con cui commenterà 6 GP quest’anno, il maiorchino ha raccontato la sua carriera attraversandone i diversi momenti. Tanti contenuti che abbiamo diviso in due parti (la prima la trovate qui) in cui si parla soprattutto di Valentino Rossi e di quel 2015 che resterà indelebile nel mondo delle corse.
“Il momento peggiore con Rossi è stato dopo Sepang, sul calcio di Vale o sulla caduta di Marc, non so come sia successo - racconta Lorenzo - C’era quel tocco. Io quando sono arrivato al parco chiuso non ne sapevo niente, i miei meccanici mi hanno detto 'ehi, è successo questo, ma non fare casino', ma quando l'ho visto e ho scoperto che Rossi non era stato sanzionato, a torto o meno, mi sono scaldato e le immagini di quello scontro Márquez-Rossi mi hanno dato molto fastidio. Poi feci il gesto del podio (andandosene senza festeggiare, ndr.), e da lì il rapporto con Vale è cambiato in peggio, oltre al fatto che poi ho vinto il campionato. Il rapporto è stato difficilissimo finché non sono andato in Ducati, nel 2018. Ora va abbastanza bene tra noi".
Poi Lorenzo spiega cosa lo ha fatto allontanare dalla squadra di Iwata: ”È stato un’insieme di cose. Non è stato molto bello vincere il campionato senza che Lin Jarvis e gli altri dirigenti di Yamaha fossero felici, in un certo senso è stato normale perché con il mio ricorso al TAS e tutto il resto si è creata qualche polemica, ho rovinato un po' lo spirito di squadra. Ma la verità è che ognuno badava al proprio interesse e io dovevo badare al mio, è per questo che ho provato a giocare le mie carte”.
Ad oggi, se c’è un pilota che ricorda il maiorchino, è Fabio Quartararo: pulito, velocissimo in curva, simbolo della Yamaha del dopo Rossi. “Tante persone dicono che ci somigliamo molto e lo penso anche io - spiega Jorge, sempre preciso nelle sue analisi tecniche - è un po' più aggressivo di me in frenata, muove un po' di più la moto. Ci apriamo molto entrambi, cerchiamo sempre di prepararci all'inizio della curva frenando prima e aprendo il gas molto presto, lui si sporge molto come me dalla moto... siamo molto simili, ha anche vinto il mondiale a 23 anni proprio come me”.
Se nella prima parte dell’intervista Lorenzo aveva raccontato dei suoi problemi a svegliarsi la mattina, qui svela di un altro punto debole: “Il problema è che ero un perfezionista. Wayne Rayney un giorno mi ha detto 'non dimenticare mai di divertirti', perché è successo a me, ero così ossessionato dalla perfezione che non mi sono mai divertito e questo è rivoltato contro di me. Perdi la felicità e la gioia, e quindi anche la prestazione. Ne ho sofferto molto nel 2019, le cose non stavano andando bene per me, mi sono anche infortunato durante la pausa invernale. Per ribaltare la mia situazione con la Honda, mi sono allenato dalle 9 del mattino, non avevo tempo libero. Sono entrato in una specie di depressione, non ero felice o motivato. Anni prima che accadesse qualcosa di simile a me, e ogni volta che facevo un viaggio importante come l'Australia, prendevo un paio di giorni e andavo a visitare Sydney, in Europa andavo con Kike, il mio assistente, a giocare a golf. Così arrivavo al circuito più motivato e più felice”.
Infine svela un po’ di retroscena in merito alle sue relazioni sentimentali: “Non ho niente di cui lamentarmi! - ride Lorenzo - Ovviamente la fama e il successo ti aiutano molto. Senza essere un pilota, chissà come sarebbe andata(ride, ndr). È chiaro che aiuta molto”.