La prima volta, nel 2011, gli costò un titolo mondiale in Moto2. La seconda, a dieci anni di distanza, ha messo in forte dubbio il suo rientro nelle competizioni. Oggi Marc Marquez, con la violenta caduta in Indonesia, si trova per la terza volta a combattere con la diplopia, che potrebbe decretare definitivamente la parola fine alla sua carriera. I motivi sono principalmente due, il primo di carattere psicologico: rischiare di non poter più condurre una vita normale fa paura a tutti, anche se corri in MotoGP e hai vinto 8 titoli mondiali. Tornare ancora una volta a guidare con buone possibilità di compromettere la vista (e la vita) non è una scelta da fare a cuor leggero. Ammesso e non concesso - questo è il secondo punto - che questa scelta possa farla. Perché il nervo lesionato durante la caduta a Mandalika potrebbe guarire alla svelta o non recuperare mai del tutto. Ne abbiamo parlato con il Dott. Antonio Renna, medico chirurgo specializzato in oftalmologia. Ecco cosa ci ha raccontato.
Marc Marquez ha dichiarato, in seguito alla diagnosi avuta in Spagna, che questo infortunio è meno grave del precedente. Qualche settimana prima però, aveva detto che la vista o funziona o non funziona, non esistono vie di mezzo. Non è una contraddizione?
“Dire che è meno grave è piuttosto relativo. I nervi interessati sono tre: il terzo, il quarto e il sesto nervo cranico, ovvero l’oculomotore, l’abducente e il trocleare. Questi nervi sono responsabili dell’innervazione dei muscoli che muovono l’occhio. Probabilmente il nervo lesionato la prima volta adesso è più suscettibile e con il nuovo trauma ha mostrato di nuovo dei segni di infiammazione. Ci tengo a precisare che senza una cartella clinica è difficile dare un giudizio sul caso che, ad ogni modo, non è per nulla rassicurante. Per quanto lieve, o comunque meno grave della precedente, a quei livelli anche una minima diplopia rende impossibile una performance adeguata”.
Quali possono essere i tempi di recupero?
“I nervi in generale non sono famosi per recuperi rapidi, se recuperano - ed è un se - parliamo di mesi. Oltretutto il fatto che sia una recidiva non è per niente rassicurante, si tratta senza dubbio di una compromissione più o meno permanente. Molto dipende dalla misura oggettiva dell’ampiezza della diplopia e da quanto ci metterà a rientrare. È possibile che le persone con diplopia siano costrette a portare lenti particolari, oppure che vengano costrette ad un intervento chirurgico. Ma in questo caso un rientro in pista sarebbe decisamente più complicato”.
In caso di intervento chirurgico invece cosa c’è da aspettarsi?
“Parliamo sempre per ipotesi, perché senza la cartella clinica è difficile effettuare una valutazione chiara. Se la diplopia è dovuta alla paresi di un nervo e se si tratta di una paresi post traumatica, un eventuale intervento di prassi non si effettua prima dei sei mesi dall’insorgenza della problematica. Questo perché la possibilità che il nervo si riprenda da solo è piuttosto alta, dunque operare con la possibilità che tutto rientri naturalmente è fortemente sconsigliato specialmente su di un paziente giovane. Anche perché, ricordiamolo, questo non gli garantirebbe di rientrare in pista: spesso e volentieri gli interventi chirurgici per lo strabismo permettono di vedere nuovamente l’immagine singola in una determinata posizione dello sguardo, ma purtroppo non vale mai per tutte le direzioni”.
Se l’infortunio è stato dichiarato meno grave del precedente quindi, le conseguenze non lo sono affatto. Marc ha davanti settimane o più probabilmente mesi di recupero, oltre ai quali dovrà ripartire da zero e scegliere - nel caso in cui tutto andasse per il meglio - se tornare a guidare o preservare la sua salute.