Forse, per festeggiare la prima vittoria in Moto2, Pedro Acosta aveva bisogno del prosecco sul podio. Ha quindi aspettato i 18 anni (e 4 giorni) per vincere nella classe intermedia, diventando di fatto il più giovane di sempre a farlo. Un record che apparteneva a Marc Marquez, uscito a dargli un cinque in pit lane mentre Acosta andava al parco chiuso in una foto che (inevitabilmente) sa tanto di passaggio di consegne. Acosta ha vinto la Red Bull Rookies Cup, la Moto3 all’esordio, la prima di Moto2 da esordiente. I punti dalla testa del mondiale adesso sono 63, moltissimi, ma lo spagnolo non ha bisogno di vincere subito. Per la MotoGP c’è tempo e anche lui ha dichiarato in più occasioni che l’intenzione è quella di correre almeno due anni con la KTM del Team di Aki Ajo.
Il resto del mondo però lo aspetta al varco: in Spagna si fregano le mani per aver trovato il prossimo fenomeno della MotoGP, i piloti lo indicano come un predestinato. E anche Jorge Lorenzo, dopo la vittoria al Mugello, lo dipinge come una combinazione letale tra Marc Marquez e Casey Stoner. L’intelligenza e la fame del primo, il talento smisurato del secondo. Pedro Acosta ha la furbizia sportiva dei fuoriclasse, una manetta clamorosa e nessun timore reverenziale. Primo nei test di quest’inverno, primo al Mugello: “Ci ho messo più di quanto avrei voluto, ma i momenti difficili ti insegnano molto e poi riesci a goderti di più quelli belli - ha raccontato Acosta dopo la vittoria - È la prima gara che ho guidato dall’inizio alla fine e ho dovuto mantenere alta la concentrazione per tutto il GP. Gli errori che abbiamo fatto nelle gare precedenti ci hanno insegnato molto, permettendoci di progredire e di arrivare a questo risultato”.
Un altro, al posto suo, starebbe camminando a tre metri da terra. Pedro Acosta no, lui vuole lanciarsi in orbita e sa che la prima vittoria è solo uno scalino come tanti altri. Ora si torna a correre subito, a Barcellona. E la sensazione è che sarà lì davanti anche in Spagna.