Esistono due prospettive differenti da cui partire per provare a valutare la gara di Jorge Martín in Qatar. La prima riconduce al più classico dei "ci si aspettava di meglio". Perché dal madrileno, dopo la pole e la vittoria in Sprint Race, ci si poteva effettivamente attendere qualcosa in più di un terzo posto, risultato finale di una domenica in cui Jorge non è mai stato realmente in lotta per il gradino più alto del podio. In diverse occasioni Martín ha tentato di incollarsi agli scarichi di Pecco Bagnaia per provare a copiarne ritmo e traiettorie, ma le staccate in fondo al dritto di Brad Binder l'hanno puntualmente ricondotto ad ambizioni più clementi. Alla fine Martinator, sul traguardo, ha chiuso a due secondi scarsi dal campione del mondo in carica: niente male considerando il ritmo indiavolato e per certi versi inaspettato che Pecco ha mantenuto dal primo all'ultimo giro. Incoraggiante, per il numero 89, è stata soprattutto l'ultimissima fase di gara, in cui Jorge ha siglato il suo miglior giro personale (1'52"742 al penultimo passaggio) per tentare l'assalto alla seconda posizione. Se la moto di Raul Fernandez non si fosse spenta in griglia di partenza, la distanza di gara sarebbe rimasta di ventidue giri al posto dei ventuno poi effettuati, e forse lo spagnolo sarebbe arrivato davanti a Brad Binder. Ma così non si fa la storia.
La storia, tutto sommato, ci dice che Jorge Martín torna dal Qatar con una pole position, una medaglia d'oro in Sprint Race, un podio in Gara e ventotto punti messi in saccoccia. Un bilancio positivo per un pilota che a Lusail non ha mai smesso di soffrire di un chattering anomalo e di un feeling ondivago con la Desmosedici GP24. È il presupposto da cui anche il diretto interessato preferisce cominciare quando gli viene chiesto di valutare il suo esordio stagionale. Martín, ai microfoni di Sky, non nasconde una punta di nervosismo per una domenica che, per questione di dettagli, poteva essere ben più dolce. In particolare, sembra che le vibrazioni patite dalla Ducati ufficiale stiano limitando parecchio le potenzialità di Martín, il quale - senza tormentarsi - fa notare in maniera piuttosto netta ed interessante come il margine di miglioramento, per lui e per Bagnaia, sia ancora ampio: "Alla fine l'anno scorso ho fatto dodicesimo in Gara, oggi ho finito terzo...c'è un miglioramento (sorride). Sicuramente non sto riuscendo a guidare la moto come mi piace. Col problema delle vibrazioni che abbiamo avuto non posso usare il freno dietro come vorrei. Oggi in realtà il chattering è migliorato, anche perché siamo andati più piano di eri. Sono contento del finale di gara, perché sono riuscito a fare 1'52"7 alla fine, che penso sia stato il mio giro veloce, ma non sono del tutto soddisfatto perché penso ci sia ancora margine con il pacchetto della GP24. Comunque con questi problemi fare terzo alla domenica e vincere la Sprint non è male. Il primo giro? Ho sbagliato un po', sono stato troppo all'interno in curva uno e poi alla tre ho pensato alla gomma e subito Pecco mi ha passato. Penso di aver perso la gara lì, perché nei miei piani bisognava stare sempre davanti per vincere, perché altrimenti inseguendo altre moto la pressione sale e i problemi che già abbiamo aumentano. Poi ho provato a stare con lui, però con quel discorso delle pressioni devi essere molto tattico e prudente, sennò tutto si incasina. Comunque Pecco ha fatto un lavorone, io devo trovare qualcosa in più perché lui è davvero incredibile".
Successivamente viene domandato a Jorge quanto il primo giro abbia inciso sulla sua gara: "In realtà penso di essere stato troppo prudente, probabilmente se avessi spinto al massimo al primo giro avrei fatto completamente un'altra gara. Però dai, è andata così, dobbiamo imparare. Tutto dipende sempre molto dalla temperature e dalle pressioni. Non è facile gestire tutto. Quali sono state le mie modifiche per il chattering rispetto a quelle di Pecco? Oggi in realtà con le vibrazioni è andata molto meglio perché ho guidato in modo diverso. Nel warm up abbiamo fatto una modifica simile, però comunque in gara siamo stati costretti a guidare molto dolcemente, senza spingere troppo in inserimento, perché appena la gomma si consuma nel modo sbagliato le vibrazioni si moltiplicano. Penso che sia io che Pecco avremmo la possibilità di andare molto più forte, ma al momento le gomme non lo consentono".