Kate Fretti, ai tempi fidanzata del Sic, non è certa del fatto che gli ultimi 10 anni senza Marco siano passati in fretta o meno: “Non so dire se sono volati solo gli ultimi, so che quasi non ricordo più come la vivevo all’inizio, se il tempo passasse piano o meno. Ora passa veloce, dicono che accade con l’età, e io inizio ad essere grandina, a dicembre sono 33”. Che questi anni senza Marco siano stati duri invece - come racconta alla Gazzetta dello Sport - non c’è dubbio: “I primi tantissimo. Dirò una frase fatta, ma finchè non ti succede una cosa così, non capisci che il tempo aiuta un sacco. Non sistema le cose, però fa in modo che tu riesca a conviverci”.
Kate ad oggi lavora per la Fondazione realizzata in onore di Marco: “Ho girato pagina, ma non ho chiuso la storia. Da due anni e mezzo sto con Andrea, abitiamo vicino al circuito, potevo andare a vivere solo lì. Lavorare per la Fondazione non significa che non sia andata avanti con la mia vita. Ho chiuso quel capitolo, ne ho aperto un altro, che ha sempre il suo nome però adesso, anche se è brutto da dire, è diventato un lavoro. Se mi parli di Marco il 95% delle volte emotivamente non mi fa più niente. A meno che non sia coi nostri amici: lo scorso weekend sono andata a Lecco con Michele per il compleanno della Chia, una che Marco sfidava sempre sugli sci. Con loro, parlare di Marco è differente”.
In merito alla prima cosa che le viene in mente quando pensa a Marco, Kate l’ha raccontata poco tempo fa al fratello: “Per come si comportava, sembrava che tutto fosse sempre molto facile. Aveva un approccio alla vita dove i problemi non erano mai problemi. Accadeva qualcosa, lui diceva, “Vabbè la sistemiamo. Questa qualità non l’ho più ritrovata in nessuno se non in Rossella, sua mamma. Marco le assomigliava tanto.”
Al domandarle cosa resti di Marco risponde “Mi stupisce tantissimo che la gente non l’abbia dimenticato. Gli amici ci sta. Ma chi non l’ha conosciuto? Una volta è arrivato un signore, avrà avuto una cinquantina d’anni e mentre faceva una donazione si è messo a piangere. Andato via, mi sono chiesta come fosse possibile che Marco avesse trasmesso tutto questo a uno che non conosceva. Non ho trovato la risposta.”
Per quanto riguarda il suo lavoro invece Kate spiega come la pandemia abbia influito: “Nei due anni del Covid mi ero un po’ stufata. Senza eventi, senza la possibilità di girare e incontrare le persone, sempre qui sola al telefono tra telefono, mail, pacchi… E’ stato duro. Infatti per un po’ ho fatto un secondo lavoro. Il bello della Fondazione è che ogni evento è diverso dall’altro”.
In occasione del decennale dalla morte la Fondazione pianterà una quercia in ricordo di Marco: “La famiglia non vuole celebrare questo giorno. Noi come Fondazione facciamo solo raccolta fondi fuori dal circuito, a Coriano verrà accesa la fiamma e poi piantata la quercia. Sarebbe comunque stato impossibile far passare questo giorno come fosse niente, anche perché c’è la MotoGP, così la quercia va bene, è il massimo che si poteva fare”.
Se le dia fastidio quando le si chiede di Marco, Kate spiega “Dipende dalle domande, se mi chiedono se mi manca o come stavo quel giorno, neanche ti rispondo, che domanda assurda è? Vuol dire che mi vuoi far piangere o avere una mia reazione.”
In vista dell’uscita prevista al cinema per il 28 e 29 dicembre di SIC, il docufilm che celebra la vittoria del 2008 rivela “Io all’inizio non volevo che si facesse, spalleggiavo Rossella, poi una volta che Paolo ha accettato… Se lo fanno bene sarà bellissimo, quello che a me spaventa un po’ è la controfigura. È un attimo dare un taglio sbagliato a una storia”.
Mentre sul ricordo più divertente che ha di Marco invece non ha dubbi: “Quando con Valentino e Linda andammo sui kart. Vale le mostrava le traiettorie da fare, Marco, invece, appena partiti mi tamponò, buttandomi fuori. “Ma perché, che senso ha? Gli chiesi. E lui “Eh facevi da tappo, scusa Kate, mi si è chiusa la vena, volevo vincere. Questo era Marco”.
L’insegnamento più importante che Marco le ha lasciato invece è uno di quelli preziosi ma non semplici da applicare: “Una cosa difficile da applicare tutti i giorni, anche se ci provo: di prendere la vita non dico con più leggerezza, ma di svegliarsi e dirsi, cavolo la vita è bella. E vivere così. Solo che è difficile”.