Kevin Schwantz è la descrizione perfetta del motociclismo romantico di una volta, composto perlopiù da disperati che vivono in una roulotte per inseguire la velocità. La velocità veniva prima del casco colorato, degli sponsor, della popolarità e dei soldi, anzi: in certi casi, Schwantz ne è l’esempio, la velocità veniva prima anche del risultato. Lui un mondiale, nel 1993, l’ha vinto. Per il talento che aveva avrebbe potuto fare di più, anche se il terribile infortunio di Wayne Rainey in quello stesso anno gli è stato (suo malgrado) necessario all'impresa.
Kevin resta innamorato delle corse, anche quelle di oggi che sono cambiate come il mondo che abbiamo attorno. “Pensi che le gare siano super competitive quando vedi che il distacco tra il primo e l'ultimo dei piloti MotoGP è inferiore ai due secondi. Sono tutti così vicini”, ha raccontato alla Gazzetta dello Sport durante un evento a Torino per il quale si è presentato in veste di uomo Suzuki.
Così racconta anche il suo punto di vista sull’elettronica. E non dice la solita frase (o forse sì) ma di fatto ci restituisce un modo un po’ più ampio di vedere la faccenda: “Credo anche che l’elettronica abbia tolto un po’ di spazio alle corse. Voglio dire: i piloti sono bravi come non lo sono mai stati. Eppure, oggi, le moto sono un po’ più indulgenti da guidare. E penso che lo sviluppo si sia spinto così lontano da consentire all'elettronica di incidere sulle corse".
Tutto giusto. L’elettronica influisce sulle corse e lo fa esattamente come qualsiasi altro componente della moto, meglio lavora lei più forte va il mezzo. Ed è anche vero che i piloti sono più allenati, selezionati e professionisti di prima, oltre al fattyo che queste moto sono più indulgenti con chi le guida. A pensarci bene, la grossa differenza è che si cade di meno, perché gli highside capitano più raramente e le moto - a detta di chi le guida - hanno un erogazione morbida, quasi elettrica. La differenza è che si cade meno, ma la MotoGP di oggi non è esattamente meno pericolosa di quella che si correva un tempo: nel 2023, con le sprint del sabato, non c’è stato un GP a cui abbiano preso parte tutti i piloti titolari. Qualcuno, da Portimão a Valencia compresi, è sempre rimasto fuori, la differenza è che le cadute sono meno pirotecniche e i piloti più atleti, quindi meno improvvisati e meno artisti.
A questo proposito Schwantz parla di Marc Marquez e di come, con tutte le probabilità, tornerà a vincere nel 2024: "Credo di sì, che ce la farà”, dice subito. “All’inizio dell’anno scorso, Marquez ha cercato di forzare ancora la situazione e far accadere le cose invece di essere calmo e correre come sappiamo. Di sicuro tornerà a disporre di una buona moto. Riacquisterà un po' della sua fiducia. Quindi penso che Marquez possa ancora vincere". Perché sì, c'è l'elettronica, ma quella ce l'hanno tutti dal primo all'ultimo.