I tifosi si dividono su tutto, da sempre. Charles Leclerc predestinato, Charles Leclerc sopravvalutato. Lewis Hamilton dio della Formula 1, Lewis Hamilton che vince solo grazie alla macchina. E potremmo andare avanti per ore, trovando gli aggettivi migliori e quelli peggiori con cui - nel corso degli anni - sono stati etichettati i più grandi di questo sport.
È così da sempre, e fa parte del gioco, qualsiasi esso sia. Lo sport è divisivo e chi sceglie una bandiera la porta In alto, anche al costo di affossare quelle degli altri.
C’è un pilota però che non ha bisogno di bandiere. Ed è l’inarrivabile Kimi Raikkonen. Glaciale, nordico, divertentissimo pur non facendo assolutamente nulla per esserlo, unico e amato da tutti, tifosi e non.
Ultimo re di Maranello, nell’ormai lontano 2007, Raikkonen è il più anziano della griglia, ormai relegato alle lotte nelle retrovie con un’Alfa Romeo certo non da top team. A Imola partirà sedicesimo e non sono previste grandi sorprese ma i punti, quando si tratta di Raikkonen, non si contano.
Da giovedì sulla pista sventola uno striscione per lui, “Kimi for president” scritto a caratteri cubitali. Un altro, comparso nel weekend italiano, riempiva il vuoto degli spalti deserti e dell’autodromo privato, ancora una volta, del pubblico “Il Covid non ci fermerà - c’era scritto sullo striscione - dal tifare per Kimi Raikkonen”.
In italia, terra di ferraristi fiduciosi e pazzi per la nuova coppia Leclerc-Sainz, lo spazio per Raikkonen non manca mai. L a sua personalità sovrasta gli altri, di chiunque si parli. Che siano tifosi di Verstappen o di Hamilton, di Leclerc o di Russell, diranno comunque che, nel loro cuore, c’è un posto per Kimi.
Perché dedica il casco di Imola al 400esimo GP del suo fisioterapista, perché schiaccia un pisolino - in macchina - tra una sessione di prove libere e l'altra, perché si presenta ubriaco alle feste FIA, perché trolla Hamilton sui social e semplicemente perché lui è lui, eterno e inimitabile, "voi non siete un ca**o!"