Mentre il mondo intero guarda con apprensione gli sviluppi della guerra in Ucraina, il mondo del motorsport prende la via della mediazione, decidendo di “salvare” i piloti con licenzia russa o bielorussa ma chiedendogli di sottoscrivere un documento ufficiale nel quale si dissociano completamente dalle azioni militari del proprio paese in Ucraina e correndo come “atleti neutrali” con una licenza neutra.
Documento che in molti piloti hanno già sottoscritto, scegliendo la propria carriera e prendendo così le distanze dalla Russia e dal governo di Putin. Anche Nikita Mazepin, licenziato dalla Haas in seguito alla conclusione della partnership tra la scuderia americana e lo sponsor Uralkali, ha scritto sui propri canali social che sarebbe stato disponibile a fare tutto ciò che è stato richiesto dalla Federazione Internazionale pur di continuare a correre in Formula 1.
Scelta diversa invece quella di Daniil Kvyat che, già negli scorsi giorni, si era espresso contro la proposta di bandire i piloti russi e bielorussi dalle competizioni internazionali, dicendo che i due paesi interessati nel conflitto - Russia e Ucraina - avrebbero dovuto trovare una soluzione "sedendosi intorno a un tavolo". Una dichiarazione che non era piaciuta a molti, e che aveva già fatto intendere la volontà di Kvyat di restare dalla parte del proprio paese.
Questo sentore è stato ora confermato dalla scelta di Kvyat di rinunciare a correre nel campionato WEC, perché non intenzionato a firmare il documento necessario per continuare a competere. La motivazione sarebbe legata alla forte matrice russa dello stesso team G-Drive, impegnato nella categoria LMP2 e sostenuto dal produttore di petrolio russo Gazprom Neft, che ha sede a San Pietroburgo.
Sia Kvyat che l'altro pilota del team, Roman Rusinov, avrebbero infatti deciso di non firmare il documento FIA - secondo quanto riportato da RacingNews365 - perché non ritengono che si tratti di una definizione di “neutralità e pace” come invece sostenuto dalla Federazione.