L'occasione per il riscatto della scherma azzurra, dopo i deludenti Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (svoltisi nel 2021 a causa della pandemia da COVID-19), si presenta proprio tre anni dopo, nell'anno olimpico. I Giochi di Parigi 2024 dovranno far risplendere di nuova lucentezza le lame non affilate delle armi azzurre, pronte a incrociarsi e a risuonare assalto dopo assalto. I tre CT sono pronti, gli atleti si stanno preparando e le pedane sono più belle che mai. L'Italia riparta da Parigi. Nel 2021, qualcosa è cambiato, qualcosa si è rotto: mancava la solidità in una scherma che, per tanti anni, è stata il fiore all'occhiello del CONI e dell'Italia sportiva. L'apice si è toccato quando, ancora una volta, le scelte dei CT (in primis quella di Giovanni Sirovich di relegare la talentuosa sciabolatrice Michela Battiston a riserva) sono state messe in discussione, culminando alla fine della deludente spedizione con la sfiducia delle fiorettiste azzurre verso Andrea Cipressa (accusato anche di aver preferito convocare sua figlia, Erica, lasciando a casa altri profili più interessanti).
Il problema di fondo era, in questo caso, l'essersi adagiati sugli allori: mancava la voglia di riscatto, la fame di successo, la grinta e soprattutto quella sana rabbia agonistica che non fa mai male, soprattutto in uno sport di combattimento come la scherma. A tutto questo va aggiunta la scarsa preparazione degli atleti, fermati per troppo tempo dalle gare e dagli allenamenti a causa della pandemia. Il presidente federale, Paolo Azzi, ha avuto non pochi grattacapi, ma per lui la scelta era obbligata: ribaltare tutto e ricominciare da zero. Fu così che, con Dario Chiadò alla guida nella spada, Nicola Zanotti (arrivato più tardi per sostituire il dimissionario Luigi Tarantino) nella sciabola e il ritorno di Stefano Cerioni nel fioretto, la scherma italiana iniziò il suo (non tanto) lento percorso di ripresa. Di Stefano Cerioni avremo modo di parlare meglio nei prossimi giorni, ma basti pensare che proprio con il tecnico nato a Madrid ai Giochi Olimpici di Londra 2012 si toccò uno dei punti più alti nella storia della scherma italiana, con ben tre fiorettiste azzurre sul podio (oro per Elisa Di Francisca, argento per Arianna Errigo e bronzo per Valentina Vezzali).
Le possibilità di riscatto, dunque, ci sono: i CT lavorano bene, gli atleti si sono già fatti notare nelle precedenti prove (basti pensare ai vari Di Veroli, Cuomo, Battiston, al ritorno in grande stile di Arianna Errigo dopo la maternità) e soprattutto la voglia di rifarsi c'è tutta. Non resta che continuare ad allenarsi duramente, preparare al meglio la stagione olimpica con una buona dose di esercizi tecnici (quelli che in gergo si chiamano gambe scherma) e tattici, visto che è mancata nei precedenti Giochi quella prontezza nel fare la preparazione d’attacco e nel parare e rispondere in affondo o in flèche. D’altronde la scherma richiede un impegno non indifferente, ed è il momento di dimostrare che le scuole di scherma in Italia continuano a essere tra le migliori al mondo.