È il GP di Misano, il primo dei due. Marc Marquez si produce in una vittoria clamorosa e annunciata al tempo stesso: clamorosa perché partiva nono - e sia Bagnaia che Martín avevano il passo per vincere - e annunciata da quando il cielo, a mezz’ora dal via, ha cominciato a scurirsi e a lasciar cadere le prime gocce di pioggia. Così, questo GP si è trasformato nell’antologia di Marc Marquez, che dopo aver aspettato 1041 giorni per tornare a vincere un GP lo ha rifatto nel giro di una settimana.
In questa vittoria c’è la grinta di uno che ci ha creduto sempre, così bravo ad approfittare delle situazioni da farle sembrare fatte per lui: non è così, Marc è solo capacissimo ad adattarsi. In gara parte nono. All’inizio del settimo giro comincia a piovere, Franco Morbidelli cade. Alla fine del giro, quando Martín entra in pitlane, Marquez è quinto. Il giro dopo, nello stesso punto, è primo. Tiene circa mezzo secondo di margine da Pecco Bagnaia - bravissimo a rimanergli vicino nelle prime fasi della fuga - fino a sette giri dalla fine, poi comincia a spingere. A quel punto Bagnaia molla quasi subito, Marc vince con tre secondi di vantaggio.
Di lati di sé Marc ne mostra molti, a partire dalla griglia di partenza: durante la diretta Sky Sandro Donato Grosso si avvicina a Marc Marquez e gli chiede che gomma monterà al posteriore: “Abbiamo deciso di andare con la soft, è sicuramente la scelta egoista”. Giovanni Zamagni va a chiederlo agli uomini di Bastianini, che gli parte a fianco, dicendogli che Marc metterà la morbida: “Anche noi”, risponde il capotecnico Marco Rigamonti. Poi la gara parte e la gomma montata da Marc Marequez è la media, esattamente come hanno fatto Pecco Bagnaia e Jorge Martín. La furbizia di un pilota è anche in queste piccole bugie. È la prima volta che la livrea dedicata al Garelli di Fausto Gresini finisce sul gradino più alto del podio. Con quella pioggerella che lo spagnolo attribuisce, con un sorriso, a Fausto, offrendo un titolo in più a chi ne vorrà scrivere.
In conferenza stampa dice che “Martín non è stato così pazzo”, perché pioveva davvero. Poi però aggiunge di aver deciso di “seguire i ragazzi del posto”, ovvero Bagnaia, fidandosi delle sue sensazioni sul meteo. A questo punto racconta così la gara: “Questa pioggia mi ha dato l’unica possibilità di vincere, quando ho visto le prime gocce ho deciso di rischiare. Devi farlo se vuoi vincere, a me è successo tante volte di cadere con la slick con un asfalto così”. Infine, Marc attacca: “Qui ho realizzato cosa ho fatto ad Aragon, ma come vittoria vale molto di più: circuito normale, asfalto normale… Le mie chances per il mondiale sono già di quelle che avevo prima di venire, ma devo sbagliare meno. Ma in Asia può succedere di tutto”. In pochi minuti ha spiegato a Jorge Martín come si fa strategia e detto a tutti gli altri che per il mondiale quest’anno c’è anche lui. Ancora più esplicito poco dopo, in spagnolo: “L’ho detto e lo ripeto: il Team Gresini può vincere il mondiale, sono bravissimi, per essere una team satellite fanno un lavoro incredibile”.
Questo è il Marc Marquez veloce e spregiudicato, sempre veloce, che abbiamo imparatro a conoscere. E poi c’è dell’altro, perché in prima fila a Misano c’erano tre italiani: per chi nel nostro paese tifa per i propri conterranei è evidente che veder vincere uno spagnolo a Misano non sia il massimo della gioia, al netto della passione più o meno grande per Valentino Rossi. E così Marc, oltre a tutto il resto, riesce ancora una volta a sottolineare il rapporto complicatissimo con i tifosi italiani. Che da sotto il podio un po’ lo hanno fischiato, ma soprattutto applaudito.