Le aspettative sul rientro a Wimbledon di Lorenzo Musetti erano alte, soprattutto dopo averlo visto mettere in difficoltà Carlos Alcaraz al Roland Garros. Esattamente nella partita dell’infortunio, la partita che ha sancito, non definitivamente, la spaccatura tra il toscano che volava e puntava alla top 5 e quello che, oggi, deve ritrovare la forma. Una forma che già al primo turno non abbiamo visto: Lorenzo non è riuscito mai ad entrare in partita perdendo in quattro set contro Basilashvili, complice il rientro dall'infortunio e la superficie su cui non aveva disputato nemmeno una gara. Il suo, però, è stato uno stop “isolato”, non paragonabile al momento nero che sta vivendo Matteo Berrettini, anche lui fuori al primo turno. Le incognite su di loro erano molte e, purtroppo, i timori si sono rivelati fondati. “Fondamentalmente sono stanco, stanco di rincorrere sempre qualcosa. Per questo ho bisogno di prendermi giorni per pensare, per decidere cosa fare del futuro, perché stare in campo così non è quello che voglio”.

Sono parole pesanti, quelle che Matteo Berrettini ha affidato ai microfoni subito dopo l’eliminazione. Ha perso al quinto set contro il polacco Majchrzak, ma più della sconfitta, a preoccupare è lo sguardo: vuoto, spento, come se il campo fosse distante. “Il tennis è stato molto duro per me nell’ultimo mese. Credo che si sia visto in campo oggi. Mi dispiace davvero per le persone che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui. Tutti quelli che lo hanno reso possibile, dal punto di vista fisico, tecnico, tutto”, ha aggiunto. Ma non è solo l’ultimo mese. È da oltre due anni che Matteo vive in una spirale difficile: infortuni continui, rientri a metà, condizione fisica sempre precaria e una fatica mentale che ora esplode, evidente. Nessun proclama, ma una riflessione aperta: è il momento di capire se valga ancora la pena continuare. Se per Berrettini, quindi, il problema sembra più difficile da superare, per Musetti potrebbe capire che si tratta solo di uno stop da cui poi ripartire.