Si, questo è veramente un episodio crossover. Marc Marquez e Max Verstappen sono stati intervistati assieme durante l’Honda Thanks Day in cui, tra le altre cose, hanno vinto una gara sui kart in cui correvano assieme. Un contenuto, questa intervista, che si va ad aggiungere allo spiegane di Marquez sul funzionamento di una MotoGP ai piloti di Formula 1, che di quell’oggetto lì sembravano saperne davvero poco. Per iniziare dunque, ad entrambi vengono chiesti tre aggettivi per descrivere l’altro: “Quello che mi piace di Marc Marquez è che è un combattente, non molla mai”, comincia Max. “Quindi è molto determinato, è un pilota duro… sto usando molte più parole però”, dice subito, mentre Marc risponde così: “Max è ambizioso e questa cosa mi piace. Poi chiaramente talentuoso. E killer. Nello sport devi essere un killer se vuoi essere il migliore. La qualità che ammiro di più in lui? Il modo di gestire la pressione. Voglio dire, molti piloti sono veloci, hanno talento e vanno veloce in prova. Ma poi in gara, nel momento, in quel giorno… Gestire tutta quella pressione è la cosa più difficile da fare e lui ci riesce molto bene”.
Discorso in cui l’olandese si ritrova perfettamente: “Beh, tutto sommato è più o meno la stessa cosa per me. Guidare la moto è così, ci sono tanti piloti in grado di fare un buon giro o guidare bene ad un certo livello. Il weekend di gara però è molto diverso da gestire e lì viene fuori davvero il più forte, quello che ha più talento. E Marc lo è stato, anche se questi ultimi anni sono stati tosti per lui a causa dell’infortunio. Prima che si facesse male, mi svegliavo la mattina aspettando la gara sapendo che al 99% l’avrebbe vinta lui. Adoro la MotoGP ed è incredibile, non vedo l’ora di vederlo di nuovo in piena forma”.
Oltre a talento e fame, i due condividono anche un record, quello di essere, ad oggi, i piloti più giovani ad aver vinto una gara nelle rispettive categorie: “È passato un po’”, dice Max. E Marc risponde: “Anche per me, anzi per me di più! Io avevo 20 anni, ora ne ho 29, È passato tanto tempo”. Max ribatte: “Io ne avevo 18 e ora ne ho 25, quindi sette anni fa. Ma non ho mai pensato che volessi essere il più giovane a vincere, è semplicemente qualcosa che è successo. Quella volta è stato bellissimo vincere la gara, la statistica è una cosa in più”. Anche in questo caso hanno la stessa idea: “Sono d’accordo con Max”, spiega Marquez. “Anche perché se ne parlerà di nuovo solo quando qualcuno arriverà a battere quel record. È la vita, succede. Sono molto più importanti i campionati”.
Quando gli chiedono cosa invidia di più ai piloti della MotoGP, Verstappen risponde così: “I piloti della MotoGP sono dei pazzi. La velocità a cui arrivano nei rettilinei, i cavalli della moto… ed è incredibile anche quanto siano forti fisicamente, perché devi letteralmente appenderti fuori dalla moto. Adoro guardare la MotoGP e poi è bello che tanti costruttori diversi possano vincere una gara, penso che questo sia il massimo. Mi piacerebbe provare la moto un giorno, non ho ancora il permesso di farlo, troppo pericoloso. Ora avrei tempo per rompermi una gamba - scherza - ma non potrei andare piano, mi conosco: un po’ vuoi provare e devi anche uscire bene in foto!”.
L’ultima parola, a questo punto, è di Marc: “Per me i piloti in Formula 1 hanno questa capacità incredibile di mantenere alta la concentrazione per tanti giri consecutivi, parlare col team, fidarsi di loro… da pilota di MotoGP fai fatica ad immaginarlo, perché sei concentrato solo sulla gara. Invece in Formula 1 devi essere completamente concentrato sulla pista e fidarti al 100% del muretto. A me possono mandare indicazioni nei momenti critici, magari se è cruciale per il campionato. Altrimenti dico che non ne hanno il permesso”.Questa breve intervista, se ce ne fosse stato il bisogno, racconta perfettamente di come i due condividano la stessa mentalità in pista. Marc senza il casco è solare, ha un buon rapporto col padre, corre col fratello e sorride in foto e Max è esattamente il contrario. In pista però, con la visiera abbassata, sono praticamente lo stesso pilota: sanguigno, crudele con gli altri e sempre vincente.