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L’ironia caustica della Sprint di Motegi? Pecco Bagnaia risorge ma viene oscurato da Marc Marquez, mentre l’Aprilia si fa (molto) male da sola

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

27 settembre 2025

L’ironia caustica della Sprint di Motegi? Pecco Bagnaia risorge ma viene oscurato da Marc Marquez, mentre l’Aprilia si fa (molto) male da sola
Il Sol Levante è il Sol dell’Avvenire di Pecco Bagnaia, che per usare proprio tutte le metafore più retoriche in Giappone è risorto, ma la sua luce rischia di essere oscurata dalla nona stella che Marc Marquez, secondo, tra poco (quasi sicuramente domani) potrà appuntarsi sul petto. Sul podio Pedro Acosta davanti ad un Joan Mir da stropicciarsi gli occhi con la Honda. Bene anche Morbidelli e Marini, male Di Giannantonio e Bastianini. Le Aprilia di Bezzecchi e Martín? Un doloroso disastro combinato in casa

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

È per certi versi paradossale che il weekend della resurrezione di Pecco Bagnaia coinciderà quasi sicuramente con quello della celebrazione del nono titolo mondiale di Marc Marquez, ma forse il destino aveva in mente un disegno simile da tempo: il 2025 del 63 è nato storto, poi è degenerato malamente e adesso sta vedendo la fatidica “luce in fondo al tunnel”, oscurata però dalla nona stella (o settima?) che il compagno di squadra, tra poco, si appunterà sul petto. Se Alex Marquez domenica, nella gara lunga giapponese, dovesse arrivare nono o peggio (oggi ha chiuso addirittura decimo), assisteremo ai festeggiamenti del fratello che, a prescindere dai campanilismi, segneranno un momento indelebile ed emblematico nel librone di storia del motociclismo. Domani sarà un altro giorno e si vedrà - oggi è sicuramente il giorno di Bagnaia e niente può ridimensionare la sua prestazione.

Nel cuore della notte italiana Pecco è rinato con una pole da record - 1’42”911 - traduzione numerica di un giro secco così illibato e pulito da risultare poetico: staccate in sovrasterzo come ai bei tempi, traiettorie pennellate, prima di alzare la capoccia dal dashboard e accorgersi che sì, le prime esultanze liberatorie della stagione potevano essere sganciate. Poi una Sprint perfetta, due parole “Sprint e perfetta” che associate a Pecco Bagnaia rendono l’idea di quanto le soluzioni in stile 2024 provate nei test di Misano gli abbiano cambiato la vita, tanto da ritrovarlo dall’altra parte del mondo - in Giappone - come se il mondo stesso fosse tornato sui suoi passi e avesse compiuto un giro in retromarcia attorno al sole. Nel sabato pomeriggio gonfio di luce di Motegi, Bagnaia è partito e nessuno l’ha visto più: partenza grintosa, giri da qualifica sotto al muro dell’uno e quarantaquattro, fuga perentoria, flow ritrovato, traguardo tagliato con due secondi di vantaggio (dovuti ad un sostanziale e prudente rallentamento negli ultimi giri) sul resto della compagnia cantante. Dietro di lui, Pedro Acosta dalla seconda fila si è inserito da subito nella traiettoria di un Joan Mir che al mattino aveva riportato la Honda in prima fila dopo due anni. Il campione del mondo 2020 nella Sprint ha guidato in maniera generosissima per difendere un podio che sarebbe stato eroico, ma col passare dei giri la tigna e le staccate forzate non sono state sufficienti per tenere dietro Marc Marquez. Il 93 nella prima metà di gara è stato la versione appannata di quella a cui ci ha abituati: tante sbavature in inserimento, sobbalzi in accelerazione, due tentativi falliti di attacco sull’ex compagno di squadra in Honda. Al terzo, un ingresso cattivo in curva 10 su Joan che si è tramutato in un block pass un po’ sporco, Marc è sopravanzato e da lì in poi ha sbrigliato i nodi della sua azione. Tornato a guidare con fluidità, due giri più tardi ha sorpassato Acosta, sempre alla dieci ma stavolta con una manovra chirurgica. Sulla bandiera a scacchi, in questo modo, Davide Tardozzi ha potuto gridare: “Uno-due rosso!”.

 

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Ai piedi del podio, dopo Mir, un buon Franco Morbidelli (passato tra le grinfie del Q1 al mattino) sempre al gancio del gruppo di testa. Quattro secondi più tardi troviamo Fabio Quartararo e Luca Marini, che sembrava essere più rapido del Diablo ma non ha mai trovato il varco per infilarlo. A punti anche le Aprilia Trackhouse di Raul Fernandez e Ai Ogura, che proprio sul finale ha approfittato di un errore di Alex Marquez, salvatosi con un guizzo da un rischio highside che poteva costargli caro. Tutt’altro che bene Fabio Di Giannantonio - tredicesimo e in difficoltà dopo un venerdì promettente - ed Enea Bastianini, vittima di un problema tecnico della sua KTM. Mancano clamorosamente all’appello le Aprilia ufficiali, con Jorge Martín che in partenza ha valutato male la prima staccata e, perdendo il controllo della RS-GP, ha centrato in pieno l’incolpevole Marco Bezzecchi. Tra i due sembra aver avuto la peggio lo spagnolo, a cui è già stata diagnosticata una frattura scomposta della clavicola destra che (si spera di no) potrebbe essere la pietra tombale di una stagione nera, sfortunata, dolorosissima.

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L'ordine d'arrivo della Sprint di Motegi

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