Non c'è mai tempo. Tempo per imparare, migliorarsi, fare casini e riprendere fiato. Non c'è mai tempo per essere brutti, distrutti, sbagliati per un po'. Nel decennio - o forse nel secolo - del risultato, dell'obiettivo da raggiungere, dell'esperienza fatta solo per arrivare alla conclusione, non c'è tempo per niente che non sia il successo.
È così per i ragazzi che si buttano in uno studio matto e disperatissimo per poi cadere nella depressione di chi non ottiene voti abbasta alti, lauree abbastanza in fretta, soddisfazioni sufficienti per superare quelle degli altri. È così per chi fa un lavoro da "sogno", e che proprio per questo deve performare più degli altri, deve chiedere meno e fare di più, con l'occhio puntato su un "domani" che forse non arriverà mai, e su un obiettivo che si fa sempre più confuso, sbiadito.
Non c'è mai tempo per niente, in un mondo che vuole tutto. Che premia la velocità del contenuto, e poi con il gioco degli algoritmi lo fa dimenticare, lo rende sostituibile, non necessario, vecchio e inutile.
Non c'è tempo in nessun luogo, tantomeno in quello accelerato della Formula 1. Dove per definizione ogni secondo vale come ore, ogni attimo segna la differenza tra primo e secondo, tra vincente e sconfitto. E così nella terra dove il tempo non c'è mai stato, proprio oggi sembra servire di più. Così nel giorno della presentazione della Ferrari, che ha scelto San Valentino per dare alla luce la sua nuova creatura, l'unico augurio possibile è che ci sia il tempo.
Il tempo per Frédéric Vasseur, arrivato di corsa, a progetto già iniziato, investito dalle pressioni di un popolo che vuole vedere la Ferrari tornare a vincere, che non si nasconde e parla chiaro: è quello, l'obiettivo, è riportare il titolo a Maranello. Serve tempo anche a lui, però. Per imparare a comunicare con una squadra che da qualche parte ancora conserva la spaccatura di anni difficili, delusioni e rinunce.
E poi il tempo serve a Charles Leclerc e a Carlos Sainz, per adattarsi alla nuova monoposto, ai rispettivi ruoli, per correre con la testa sapendo che il tempo sì, è poco, e uno dei due avrà diritto alla prima guida del 2023, mentre l'altro dovrà accettare la posizione del gregario. A loro che hanno un obiettivo chiaro, come tutta la squadra, e che in pista dovranno dimostrare la coerenza di chi promette tutto. Sono passati 16 anni dall'ultimo titolo mondiale piloti conquistato dalla Ferrari e i tifosi guardano impazienti l'orologio: di tempo, dicono, ne hanno avuto più che abbastanza.
Solo che era il tempo di qualcun altro. Di una squadra diversa, di piloti, team principal, ingegneri e meccanici diversi. Un tempo fatto di incostanza, di delusioni colmate con sostituzioni, novità, altre aspettative da chiedere, da colmare.
Non c'è tempo, per questa squadra. Per un progetto in corsa, per due piloti che scalpitano insieme a migliaia di tifosi. Ma è quello che manca ciò di cui ha più bisogno oggi la Ferrari. Un dono di San Valentino, una speranza per il nuovo anno, una concessione per chi dovrà imparare, anche sbagliando, come iniziare da capo.